Capitolo 15

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Si dice che quando si litiga con una persona, la rabbia faccia dire cose che non si pensano.
Secondo me non è così.
Quando litighi con una persona, a volte, dici tutte le cose che in altre circostanze non avresti il coraggio di dire.
Quelle parole che, a volte, dette possono far male.
Quando litighi con una persona, a volte, e perché per te è troppo importante.
Mi svegliai alle 11:00 e mi buttai sotto la doccia.
L'acqua calda, quasi bollente, cadeva sul mio corpo come pioggia.. altre volte mi sarei scansata o l'avrei raffreddata.. tuttavia oggi, ero completamente persa nei miei pensieri, da non riuscire a percepire nemmeno se l'acqua bollente, provocasse fastidio al mio corpo.
Rimasi immobile con gli occhi aperti e colmi d'acqua.
Ieri sera, ero riuscita, con una frase sola, a dire a Justin cosa provavo in quel momento. Gli dissi che ero stufa di lui.. Ma la non era la verità. Non ero stufa di lui.. Ero stufa dei suoi comportamenti, che non capiva, ferissero il mio cuore.
So che ci starò male, ma so anche che passerà..Mi servirà come esperienza.
Dylan Dog disse che le decisioni giuste vengono dall'esperienza. Il problema è che, l'esperienza, viene dalle decisioni sbagliate.
Volevo stare con Justin, ma non potevo stargli dietro per sempre.
Alla fine tutto andrà bene. Se non andrà bene, non sarà la fine.. Giusto?
Mi misi l'accappatoio e scesi al piano di sotto, dove trovai solo un biglietto da Sam:
"Eva buongiorno. Mamma è a lavoro, io sono dovuta uscire perché una mia amica ha dei problemi.. preparati il pranzo. Ci vediamo sta sera sicuramente.
Sam."
Accartocciai il biglietto e iniziai a consumare la colazione che la mamma aveva lasciato sul tavolo come ogni mattina.
Mentre mangiavo, mi chiesi che fine avesse fatto quell'uomo che mi seguiva.
Poi finii tutto, salii al piano di sopra mi cambiai e uscii.
Non sapevo bene dove andare, ne che fare.. sapevo solo che stare a casa sarebbe stato peggio.
Durante la mia passeggiata, proprio di fronte al parco, trovai lo slogan di una bibita: L'alcol è un liquido prezioso: conserva tutto, tranne i segreti.
Mi ricordai subito di quando dissi a Sam di amare un ragazzo, ovvero Justin, quella sera in discoteca.
Di quella scena avevo solo dei ricordi vaghi e sfuocati.
Mi misi a ridere istintivamente e mi sedetti in una panchina proprio sotto lo slogan.
Mi guardai intorno, immaginando che Justin arrivasse da un momento all'altro, com'era suo solito fare.
E infatti arrivò. Con la sua auto. A 300 metri da me.
Lo vidi scendere dalla sua auto, e andare ad aprire lo sportello del lato passeggero, da dove scese una ragazza.
Lui le mise il braccio attorno alle spalle e la baciò sulla fronte.
Ed eccomi qui, con gli occhi spalancati,e il cuore in lacrime.
Ero stata io a voler chiudere qualunque cosa ci fosse tra di noi.. E allora perché mi sentii bruciare dentro?
Continuai a fissarli, e come se non potesse bastare, Justin si voltò e mi vide.
Di scatto cacciò il braccio dalle spalle di quella ragazza, e mi fissò.
Io mi alzai voltandogli le spalle e mi incamminai verso la spiaggia.
Sapevo che non mi amava, e sapevo di non piacergli, ma vederlo con un'altra era troppo per me.
Erano le 13:00, e il sole picchiava davvero molto.
La spiaggia era occupata da migliaia di persone, così mi sedetti in un angolo più isolato e tranquillo, dove a farmi compagnia c'era unicamente il rumore delle onde.
Mi sedetti, pensando ancora a Justin e a quella ragazza.
Dopo poco, vidi venire verso di me l'uomo che mi seguiva.
Mi spaventai, tuttavia decisi che iniziare a correre non sarebbe stata l'idea migliore, dovevo ignorarlo.
"Posso sedermi?" mi chiese a pochi centimetri da me.
Non dissi una parola, e lui si sedette accanto a me.
Avevo paura, sentivo il cuore sussultare.
"Piacere, sono Omar." Mi disse poi porgendomi la mano, che strinsi debolmente.
"Sai già come mi chiamo." Risposi acidamente.
"Certo che so chi sei.. Sei l'amore della mia vita. Sei la persona che alimenta le mie fantasie più proibite.." Disse poi facendomi capire che era completamente pazzo.
Mi allontanai da lui, terrorizzata dalle sue parole. Avrei fatto meglio a scappare quando potevo farlo.
"Scusa devo fare una telefonata potresti andare via?".. gli chiesi poi.
"Non posso starti lontano Eva. Non voglio farti del male, ma non posso starti lontano. Il tuo corpo, attrae il mio come se fosse una calamita."
"Mi stai spaventando. O te ne vai o chiamo la polizia."
Si mise a ridere e con un gesto secco e deciso mi prese il cellulare.
"Non chiamerai nessuno.. Ne la polizia ne il tuo amore.. Justin vero?"
Ero consapevole che lui sapeva di Justin..
Aveva il mio telefono in mano, ma non lo guardava nemmeno.
Si voltò verso di me e cercò di baciarmi. Lo respinsi malamente e mi alzai.
Lui si alzò in contemporanea, e mi lanciò a peso morto sulla spiaggia.
"Eva tu non sai cosa si prova ad essere rifiutati. Non sai cosa si prova a sapere che la persona che ami, ama un altro." Mi disse poi scuotendomi dalla maglia. Lo sapevo caro Omar, lo sapevo benissimo.
Avevo paura, ma nonostante tutto cercai di liberarmi, dandogli uno schiaffo.
Lui si mise a ridere e si sdraiò sopra di me.
Le altre persone che erano in spiaggia erano troppo lontane per il posto in cui eravamo noi. Le mie urla non sarebbero arrivate comunque ci provai ugualmente.
Feci in tempo a gettare due urli, poi Omar mi tappò la bocca.
Iniziò a baciarmi il collo, e mi sentii morire. Sentii la pressione del suo corpo sul mio e fu come morire.
Cercai di liberarmi ancora. Mi dimenavo urlavo. Ma niente. Poi lui si mise a cavalcioni su di me e si slacciò i pantaloni. Poi io chiusi gli occhi (e la bocca).
Li aprii immediatamente, quando sentii un urlo maschile.
Poi un forte strattone.. Omar non era più sul mio corpo, ma era sdraiato per terra con Justin addosso.
Mi alzai con il busto, e restai imbambolata qualche istante.
Justin indossava dei pantaloni blu larghi, fino al ginocchio, una t-shirt bianca, e il suo solito cappellino che ora era dall'altro lato della spiaggia.
Corsi subito verso di loro, per tirare Justin fuori da quella buffa ma come mi avvicinai mi resi conto che il suo volto e la sua t-shirt erano sporche di sangue.
"Basta Justin. Smettila andiamo via."
Non ascoltava ciò che gli urlavo, e continuava con gli occhi spalancati come se fosse posseduto, a picchiare Omar.
Poi andai dietro di lui e lo abbracciai da dietro.
"Fermati Justin, fallo per me."
Nonostante ricevetti qualche colpo, poi si calmò.
Si fermò e mi aiutò ad alzarmi. Sputò su Omar, che ormai era irriconoscibile per tutto il sangue che aveva addosso, e ce ne andammo.
Iniziammo a correre, per mano verso la sua auto.

Perché tu sarai sempre il mio solo destino....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora