Capitolo 22

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Quando Justin fu definitivamente fuori dalla mia stanza, lo guardai sparire dietro l'angolo e sospirai.
Sospirai perché mi sentii sollevata dalla paura che mio padre potesse scoprirci.
Non potevo minimamente immaginare la sua rezione se avesse saputo che Justin aveva passato la notte con me.
Guardai nuovamente la finestra,e dicisi che l'avrei lasciata aperta sempre d'oggi in poi.. in modo che Justin potesse entrare in qualsiasi momento.
Sentii il mio stomaco brontolare, e contemporaneamente maledissi mio padre.
Poteva avercela con me a morte, ma lasciarmi morire di fame non avrebbe risolto nulla.
Mi guardai intorno e poi decisi come avrei trascorso la giornata.
Incominciai a pulire la stanza da cima a fondo, dopo di che cambiai le lenzuola e ordinai l'armadio.
Quando aprii l'anta, e mi trovai di fronte il poster di Cristiano Ronaldo, ripensai subito a Justin, come se già non lo pensassi abbastanza.
Divenne sera quando mi sdraiai sul letto cerncando di reprimere il dolore allo stomaco.
Poco dopo Sam entrò nella stanza, e dalla borsa cacciò fuori un menu completo del Mc Donald's ..
"Ehi Eva, è ora di cena. Muoversi."
Non me lo feci ripetere due volte e mi lanciai sul sacchetto che teneva in mano.
Una volta che ebbi finito, rimise il sacchetto in borsa e mi salutò con un bacio.
"Vado via.. tanto tra un po' non sarai sola." Disse poi prima di chiudersi la porta alle spalle.
Cosa aveva voluto dire? Sperai che fosse come diceva lei.
Tuttavia non ci pensai molto, e mi concentrai su come comportarmi in questa situazione.
Mio padre non poteva tenermi reclusa in una stanza per sempre, ne poteva lasciarmi morire di fame. Non lo avrei permesso, e se mia madre non ce l'avrebbe fatta ad opporsi a lui.. ce l'avrei fatta io.
Tormentata da questi pensieri mi diressi in bagno e aprii l'acqua in modo che riscaldasse.
Il vantaggio di avere un bagno in stanza? Se tuo padre non vuole vederti in giro per casa.. puoi comunque lavarti.
Mi spogliai e mi infilai sotto l'acqua.
Non so perché qualche istante prima di uscire dalla doccia, iniziai a piangere.
Sapevo benissimo che piangere non avrebbe risolto niente, tuttavia era l'unico modo che avevo per sfogarmi. Lasciai che poche lacrime rigassero il mio viso, dopo di che uscii e mi infilai l'accappatoio.
Uscii dal bagno, che era nella parete laterale della mia stanza, e mi diressi verso il mio armadio.
Prima che potessi attraversare la stanza, vidii Justin seduto sul mio letto, e sobbalzai.
La prima cosa che mi passò per la mente fu il fatto di aver capito a cosa, o meglio a chi si riferiva Sam.
La seconda cosa fu che Justin..era come sempre di una bellezza indescrivibile.
Mi guardò e mi sorridette, mostrandomi stupore.
Mi guardai, e mi ricordai di essere in accappatoio.. tutto sommato non mi importava.
Potevo indossare un abito da sposa o una tunica o dei stracci .. Con lui, ero sempre a mio agio.
"Justin.." Dissi avvicinandomi a lui.
Non disse nulla e mi baciò.
Continuava a sorridere, ma non parlava. Nel suo sguardò intuii che qualcosa non andava.
Ero seduta proprio di fronte a lui quando gli chiesi:
"Qualcosa non va?"
Lui non si mosse, non disse una parola per qualche minuto.
Poi mi prese per il braccio e mi attrasse a se, insieme ci infilammo dentro le lenzuola che profumavano di pulito.
Avevo i capelli bagnati ed ero ancora in accappatoio ma non mi importava nulla.
Avevo intuito che qualcosa in Justin non andava.
Non gli chiesi più niente mi limitai ad avvolgerlo fra le mie braccia e silenziosamente a baciargli la testa.
Dopo qualche minuto le sue braccia avvolsero il mio corpo, e fu li che mi sentii morire dentro... nello stesso istante in cui lo sentii piangere, mi sentii andare il cuore in frantumi.
Non sapevo qual'era il motivo, e non era la cosa più giusta da chiedere ora, così continuai ad accarezzarlo fin quando il suo pianto non si trasformò in un singhiozzare.
Ai miei occhi Justin era stato sempre forte e sicuro di me, mi aveva spesso cacciata dai guai e in lui riuscivo a trovare sicurezza.
Ora però era il momento di contraccambiare, era il momento di dimostrarli che anche io potevo dargli conforto e sicurezza.
Vederlo così fragile fra le mie braccia, mi diede un improvvisa forza di lottare. Dovevo lottare contro mio padre. Dovevo lottare per me. Dovevo lottare per il nostro amore.
Gli accarezzai la testa, come una mamma fa con un bambino, e dopo qualche istante si calmò.
Nonostante non piangesse più, continuai a stringerlo a me e gli sussurrai nell'orecchio:
"Justin stra tranquillo. Qualunque cosa sia si risolverà in ogni caso."
Lui mi strinse a se, poi alzò il volto e mi baciò.
Prima che mi baciasse, non ero riuscita a vedere il suo volto, ma quando ci distaccammo, notai subito gli occhi rossi e l'espressione affranta che aveva.
Nel preciso istante in cui i suoi occhi incontrarono i miei, mi sentii una bambina stupida ed infantile.
Stavo tutto il giorno a lamentarmi di mio padre, mentre vedere il mio ragazzo in questo stato, mi faceva ancora più male di ogni singolo schiaffo ricevuto.
"Eva.." Aveva deciso di parlarne.. Non risposi, per non mettergli fretta, ma lo guardai intensamente.
"Ecco.. mia sorella è in ospedale.. è caduta ed ha picchiato con la testa."
Dentro di me sentii subito suonare un campanello d'allarme.
"Dio mio.. e adesso come sta?" Chiesi realmente preoccupata.
"Non lo so. Sono scappato dall'ospedale come un codardo. Sono suo fratello.. ma non riuscivo a vedere il suo corpicino, attaccato a tutti quei tubi.."
Un'altra lacrima gli scese sul viso.. la feci scivolare sul mio dito e poi la baciai.
L'avevo visto fare un sacco di volte a mia madre, quando Sam piangeva.
"Sta tranquillo Justin. Tu non sei un codardo. Chiunque non avrebbe resistito.."
Mi alzai e presi dei pantaloni, una felpa e della biancheria.
"Dove vai?" Mi chiese.
"Mi cambio e andiamo." Dissi addentrandomi nel bagno.
Non rispose ma in cuor mio sapevo che aveva capito.
Mi vestii velocemente, e mi guardai allo specchio dopo di che spazzolai i capelli ancora bagnati,e li raccolsi in una coda.
Poi uscii dal bagno e lo trovai ancora dentro il mio letto.
Lo afferrai da un braccio e lo feci alzare.
"Devi insegnarmi ad uscire da qui.." Dissi poi.
"Non è cosa per te." Disse lui scherzosamente.
Lo guardai e sul suo volto, trovai un sorriso. Sorridetti anch'io e lo invitai a scendere per primo.
Prima di scendere mi disse:
"Eva potrebbero scoprirti.. Sei sicura di voler rischire?"
Lo guardai e sorridetti.
Sorridette anche lui dopo di che, mi mostrò cosa dovevo fare.
Un piede sul davanzale e uno sul ramo dell'albero.. poi mi sarei dovuta aggrappare al cornicione, fare qualche passo, e infine saltare.
Lui lo fece con molta facilità.. dopo di che toccò a me.
Misi un piede sul davanzale e uno sul ramo. Partenza corretta.
Justin da sotto si muoveva all'unisono con me, per prendermi in caso di caduta.
Mi aggrappai al cornicione, feci qualche passo, e infine con estrema facilità saltai.
Tuttavia non calcolai la distanza, e una volta arrivata per terra barcollai all'indietro.
Ma subito pronte a sostenermi c'erano le braccia di Justin.
"Ammazza, non pensavo che ce l'avresti fatta."
"Mai sottovalutare la forza di volontà di una donna." Dissi poi sorridendo.
Poi ci alzammo e mi afferrò la mano.
Iniziammo a camminare verso l'ospedale.

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