Prima che potessi alzarmi dal letto, la porta si spalancò e mio padre entrò nella mia stanza. In una frazione di secondi mi passarono per la testa tutte le possibili azioni che avevo potuto fare contro di lui.
"Buongiorno tesoro." Disse, poi sorrise e si sedette accanto a me. Io mi spostai e mi misi in un angolino distante da lui.
Cosa gli prendeva sta mattina? Iniziai a credere che fosse pazzo.
"Vieni qua, che succede?" Aveva la faccia di uno che aveva passato la notte a bere.
"Papà hai bevuto?" Chiesi avvicinandomi alla porta. Lui si mise a ridere e si coprì il volto.
"Ti tratto male e piangi, ti tratto bene e mi prendi per ubriaco. Che vuoi Eva?" Urlò.
Arrivarono subito sulla porta Sam e mia madre che si misero affianco a lui.
Lo afferrarono per le braccia, temendo che potesse toccarmi, ma lui si liberò facilmente e si diresse verso di me.
"Devi sempre darmi motivo di picchiarti? Come se già la tua nascita non fosse un motivo valido." Spalancai gli occhi, e assorbii il colpo. Forse iniziavo a capire perché mi aveva sempre odiata. Forse perché la mia nascita aveva causato qualche problema nella sua vita.
Mia madre si avvicinò a lui e lo trattene da un braccio.
"Smettila per favore."
"Deve saperlo." Disse mio padre a gran tono. Cosa dovevo sapere?
"Tu sei come un cane bastardo. Non sei mica mia figlia."
Nelle mente si accumularono tante immagini. Omar e cosa aveva detto per ricattare Justin. La violenza su me e mia madre. La preferenza per Sam. Dovevo esser triste? Non so perché invece, saperlo fu un sollievo.
Mia madre iniziò a piangere. "Non credergli Eva.."
Forse avevo trovato la verità sul mio conto. Mi alzai e mi vestii velocemente di fronte a tutti loro, sena vergogna, poi presi la busta da sotto il cuscino.
"Lo sapevo già, mamma." Risposi e li lasciai tutti e tre nella mia stanza, o meglio tutte e due.. Mio padre era privo di sensi.
Quando scesi al piano di sotto trovai sul tavolo, delle bottiglie di alcolici vuote, a cui collegai lo sfogo di mio padre.
Uscii di casa e iniziai a correre sul vialetto. Ero io, vestita di fretta, con i capelli raccolti in maniera disordinata, il trucco invisibile.. Ero io che correvo con in mano la busta che non ero riuscita ad aprire, ne la sera prima ne quella mattina.
Sfrecciai tra le persone del paese e raggiunsi il bar Eva in pochi miuti.
Entrai sfinita e ripresi fiato guardandomi intorno alla ricerca di Simone.
Poi lo vidi vicino alla pasticceria e gli andai incontro.
"Ciao Simone." Si voltò e mi guardò sorridendo con evidente stupore.
"Ciao Eva.. tutto a posto?" Mi chiese.
Respirai profondamente, la corsa mi aveva sfinita.
"Posso parlarti?" Lui annuì e mi fece cenno di seguirlo all'interno della pasticceria.
"Dimmi pure.." Si sedette su uno sgabbello poco più alto del tavolo e mi fece cenno di imitarlo. Così feci.Mi sedetti accanto a lui e mi guardai intorno.
Mi sono sempre immaginata il retro delle pasticcerie, pieno di farina e glasse con cuochi completamente ricorperti di zucchero a velo sotto il loro cappello enorme. Invece non era così, era tutto molto pulito ed ordinato.
"Ho scoperto che mio padre..Non è mio padre." Dissi tutto d'un fiato.
Lui spalancò gli occhi, deglutì e mi fissò. Per un attimo assunse un espressione terrorizzata, poi tornò calmo e tranquillo.
"Come.. lo hai scoperto?"
"Oggi è stato lui a dirmelo." Risposi.
Dovevo parlarne con qualcuno.. La mia prima scelta sarebbe stato Justin,ma dopo quanto era successo non sarei rientrata in casa sua. Così mi rivolsi a Simone.
"Tu, che ne pensi?" Mi chiese.
"Dentro me l'ho sempre saputo." Lui sorrise e cercò di cambiare argomento.
"L'hai presa la decisione giusta?" Non mi ero mica scordata di Justin. Presi la busta e gliela porsi, lui la afferrò e mi guardò interrogativo.
"Non ce la faccio ad aprirla!" Dissi cercando comprensione.
L'avrebbe presa e aperta e l'avremmo letta insieme? Sarebbe stato troppo prevedibile, e non era da Simone. Me la diede nuovamente in mano.
"Troverai tu stessa il momento giusto per aprirla."
"E se il momento giusto non arrivasse mai?"
"Arriverà. Ogni cosa ha un momento giusto. Ed io sento che il tuo è vicino."
"Un giorno.." Ripetei fra me e me..
L'indomani mattina Justin sarebbe partito.. ed io ancora non riuscivo ad aprire la busta.
Simone mi sorrise, ricambiai e lo salutai. Avevo ancora un pomeriggio intero per pensarci.
Tuttavia non andai a casa, non sapevo come comportarmi con.. qell'uomo.
Girovagai per il paese,e mi fermai solo dopo aver raggiunto la villa.
Mi guardai intorno e mi ricordai del giorno in cui mi ero tinta i capelli e poi avevo incontrato Sam e Justin qui. Il viso di Justin, il suo stupore. Mi mancava tutto.
Poi continuai a camminare fino ad arrivare al cinema.
Mi sedetti nella panchina frontale ad esso e mi raccolsi su me stessa. Poi guardai per terra e mi affiorò un ricordo.
Mio padre mi aveva picchiata ed ero scappata di casa.. Justin era venuto qua e aveva lasciato cadere il frullato per abbracciarmi.
Dovevo liberarmi da lui, ma qualunque posto, me lo ricordava.
Andai nel luogo in cui mi aveva salvata da quel ragazzo, andai di fronte allal prigione e infine mi ritrovai in spiaggia, dove mi aveva salvato la vita.
Ogni maledettissimo posto mi ricordava lui, come avrei fatto a dimenticarlo?!
Mi sedetti sulla sabbia e guardai ancora la busta.
Sapevo che se l'avrei aperta mi sarei ritrovata fra le sue braccia qualche istante dopo, e non era la cosa giusta. Non era la persona giusta.
Forse era la convinzione a fottermi?!
Il sole iniziò a calare quando arrivai a casa.
Trovai mia madre in lacrime,e mia sorella al suo fianco.
"Che succede?" Chiesi ad entrambe. Poi mi guardai intorno immaginando la violenza di mio padre.. invece ogni cosa era in ordine al suo posto.
"Se n'è andato." Mi rispose Sam, senza versare una lacrima.
"Cosa?"
"Papà è andato via. Ha fatto le valige ed è partito."
"Dov'è andato?"
"Alla stazione."
Afferrai una giacca ed uscii di casa lasciandomi alle spalle l'ultima frase di mia sorella.
"Non fare cazzate Eva."
Presi la macchinina questa volta, e arrivai in pochissimo tempo alla stazione.
Non so perché, il mio istinto mi spisnse a fare ciò.
Scesi e iniziai a cercare mio padre, ma non lo vidi, così feci per andarmene quando un uomo in lacrime seduto su una panchina attirò la mia attenzione.
Mi diressi verso di lui, quando gli fui davanti alzò lo sguardo e mi guardò con rabbia.
"Dovresti tornare a casa. Mamma è preoccupata." Si asciugò le lacrime e si rimise in sesto. In due giorni avevo visto due uomini piangere non era possibile.
"Sam era nata da qualche mese, quando scoprimmo che tua madre era di nuovo incinta.." Iniziò a dire.
"Non devi raccontarmelo per forza." Dissi sentendomi un magone allo stomaco.
"Io ero al settimo cielo. Non potresti nemmeno immaginare la mia felicità nel sapere che era di nuovo incinta.. Poi però, non ce la fece più a mentirmi, e mi disse la verità." Deglutii rumorosametne. Volevo sapere la verità? Ora avevo solo voglia di tapparmi le orecchie ed urlare per non dover ascoltare le sue parole.
"Non eri mia figlia. Era stata a letto con un uomo. Il suo grande amore, secondo lei.. Così ho iniziato ad odiarla e ad odiare te. Ho iniziato a trattarla male e a privilegiare Sam.. Ho sfogato per 17 anni la mi frustazione su di te.. E solo ora ho capito che tu non hai nessuna colpa."
Non avevo mai trovato una risposta alla domanda 'papà perché mi odi?' e ora che avevo la risposta, riuscivo solo a sentirmi stupida. E in colpa.
Non avevo mai tenuto in considerazione il fatto che forse sfogava su di me la sua rabbia a causa di qualcosa. Non avevo mai tenuto in considerazione il fatto che anche lui potesse avere dei sentimenti.
"Scusami Eva. Per tutto, ma sopratutto per quel ragazzo." Disse ad un certo punto fra un singhiozzo e l'altro.
Il treno arrivò prima che potessi rispondergli e lo vidi alzarsi e dirigersi verso un vagone.
Ora guardandolo non vedevo più l'uomo prepotente e malvagio che avevo visto per 17 anni, ma vedevo solo un uomo fragile e solo.
Caricò la valigia e mi guardò come per salutarmi..Io mi avvicinai a lui e prima che potesse dirmi qualcosa, lo abbracciai.
Stavo facendo quella cosa che predicano tanto la domenica i sacerdoti: perdonare.
Stavo perdonando l'uomo che non aveva mai avuto pietà di me, o forse che non aveva mai avuto pietà di se stesso.
Ora attorno al mio corpo non avevo più le braccia da ragazzo di Justin.. Avevo le braccia di un uomo che ha conosciuto la sofferenza e la fatica.
Ci distaccammo ed entrò nel treno.. Prima che le porte si chiudessero gli dissi:
"Ti voglio bene.. papà."
Mi sorrise, poi il treno partì. Lo inseguii per qualche istante, poi mi fermai.
Mio padre aveva avuto il coraggio di fare la sua scelta, ora io dovevo avere il coraggio di fare la mia.
Poche ore mi separavano dalla mia decisione.. e l'ansia iniziò ad assalirmi.
Mi asciugai una lacrima,e me ne andai a casa. Quella notte sarebbe stata la più brutta della mia vita.
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Perché tu sarai sempre il mio solo destino....
FanficNon esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perchè la persona giusta fa tutto giusto: arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le cose giuste ma noi non abbiamo se...