Capitolo 28

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Mi alzai lentamente dal divano e mi guardai attorno.
Sam e mia madre erano accanto a me, e una di loro mi porse un bicchiere con acqua e zucchero che mandai giù velocemente.
"Tesoro.. stai bene?" Mi chiese mia madre accarezzandomi la testa.
"Si mamma. Sto bene..Che cosa è successo.. Pauly?" Chiesi attontita.
"Sta tranquilla hai avuto solo un calo di pressione. Pauly è di là con tuo padre."
Sgranai gli occhi. Ma non perché fossi spaventata per Pauly, ma perché non riuscii a credere alle mie orecchie.
"Come, perché?" Riuscii a balbettare.
"Quando tuo padre è stato fuori per lavoro, gli hanno affiancato uno stagista. Ritornando a casa, avrebbe dovuto portarlo con se.. Ecco come conosce Pauly.. è il suo stagista." Spiegò Sam frettolosamente.
Fu uno shoc per me.
Sperai solo che Pauly non decidesse di spifferare a mio padre, ciò che era accaduto in spiaggia. Sono sicura che non sarebbe stato contento di saperlo.. Avrebbe preferito porre lui fine alla mia vita.
Risi tra me e me.
Avevo ancora i vestiti bagnati, così decisi che sarei andata a farmi una doccia.
"Eva, non chiuderti a chiave.. non vorrei che ti sentissi male." Disse mia mamma preoccupata.
"Mamma gli abbassamenti di pressione sono una cosa normalissima. Stà tranquilla." Risposi.
Sorrisi e mi incamminai verso il mio bagno.
Non mi importava nulla di Pauly, ecco perché non sarei andata a controllare la situazione con mio padre.
La mia mente non voleva pensare a nessun'altro che a quel coglione che mi aveva spezzato il cuore.
Mi infilai sotto l'acqua bollente, e iniziai a ridere.
Risi perché, solo ora, riuscivo a realizzare di aver fatto una cazzata tuffandomi.
Però ammetto che a fare cazzate ci si sente bene.
Pensare di meno e agire di più. Ecco qual'era il mio obbiettivo ora..
O meglio, il mio secondo obbiettivo.. perché il primo era ricongiungere i pezzi del mio cuore.
Amavo ancora Justin, e probabilmente lo avrei amato per sempre.. Solo che dovevo riuscire ad andare avanti.
Il gesso, ormai bagnato dall'acqua di mare, emanva un odore nauseabondo, così appena uscita dalla doccia mi vestii e decisi che sarei andata in ospedale per farmelo cambiare. Non potevo coinvivere un mese con un tale cattivo odore.
Sam e mia madre mi lasciarono uscire tranquillamente, quindi non fù difficile dedurre che Pauly aveva tenuto la bocca chiusa sull 'Incidente'.
Presi la macchinina ed arrivai all'ospedale dopo qualche minuto.
Dovetti aspettare venti minuti in sala d'attesa prima che un infermiere mi facesse entrare.
Il dottore quando mi vide sgranò gli occhi e sorrise.
"Eva ciao.. come mai qui? Che hai combinato questa volta?" Sorrisi anch'io.
"Salve dottore.. Un incidente.. Il gesso si è baganto ed ora emana un odore nauseabondo." Risposi.
Mi fece sedere su un lettino ed annusò il gesso per poi fare una faccia disgustata.
Prese un piccolo flessbile e iniziò a tagliare il gesso.
Non ebbi paura che potesse ferirmi il braccio, anzi dentro me volevo sapere cosa si prova.
Quando smontò il gesso, mi mosse leggermente il braccio.. e fu li che iniziai ad urlare.
Il dolore era assurdo, inspiegabile. Era come se mille aghi mi perforassero il braccio da una parte all'altra.Mi venne in mente la mia reazione appena Justin lasciò casa mia. Come avevo potuto, sbattere il braccio contro il muro? Come avevo fatto a non sentire dolore?.. Ero incredula.
Mezz'ora dopo, avevo un gesso bello e nuovo da mostrare a tutta la città.
Ringraziai il dottore e mi diressi verso l'ascensore. Avrei dovuto scendere al piano terra, invece salii al quinto piano.
Uscii dall'ascensore e mi guardai intorno.. Dei bambini in pigiama camminavano per mano alle proprie mamme, tutto ciò mi mise tristezza.
Come potevo lamentarmi della mia vita, quando c'erano dei bambini che passavano notte e giorno in ospedale? Mi sentii patetica.
Improvvisamente, in fondo al corridoio, vidi le sedie in cui io e Justin ci sedemmo qualche notte prima, quando lo convinsi ad andare da Jazmine.
Mi avvicinai alla porta della sua stanza e la contemplai per qualche minuto.
Il mio cuore mi diceva di entrare, per mantenere la mia promessa e salutare Jazmine.. Ma sentii anche la paura di incontrare Justin assalirmi.
Scossi la testa,smisi di preoccuparmi e bussai. Pattie aprì la porta accompagnando i suoi gesti con un gran sorriso. Non ero sicura che Justin le avesse raccontato ciò che era successo.
Le sorrisi, e lei mi abbracciò.
"Eva, ciao.. Menomale che sei venuta.. Jazmine non fa che chiedere di te..!"
Deglutii.. Chissà se avevo chiesto di me a Justin... e chissà lui che aveva risposto.
"Le avevo promesso che sarei tornata.." Dissi guardando dentro la stanza per controllare se l'assenza di Justin fosse reale.
Pattie si spostò e mi accompagnò accanto al lettino di Jazmine..
"Eva, sei tornata. L'hai mantenuta la promessa!" Disse sorridendo e agitandosi.
Al suo corpo non c'erano più attaccati i tubicini dell'altra volta, segno che forse stava meglio.
"Certo che l'ho mantenuta!!" Risposi sedendomi accanto a lei..
Passai l'ora seguente ad insegnarle a fare le trecce. Jazmine era davvero una bambina speciale.
Poi la salutai e mi diressi verso la porta. Pattie mi raggiunse,mi accompagnò fino all'ascensore e prima che potessi salire mi chiese:
"Come stai Eva? Cos'è questo gesso?" Nel suo sguardo c'era un'aria da mamma preoccupata.
"Niente.. un incidente." Riposi sorridendo, poi deglutii.
"Tuo padre?" .. Annuii, e lei mi abbracciò.
"Ma come mai non sei venuta con Justin?" Fu il colpo di grazia.
Mio padre e Justin, erano i miei tasti deboli.
"Ecco.. mi ha lasciata dopo aver parlato con mio padre. Io.." Non ce la feci a continuare che un cumulo di emozioni mi sovrastò il cuore e mi impedì di parlare.
Pattie mi sorrise e mi disse:
"Tesoro..Voglio che tu sappia che la vita è difficile. Ogni giorno può essere una sfida. Può essere una sfida alzarti la mattina. Tirarti fuori dal letto.Indossare quel sorriso. Ma voglio che tu sappia che quel sorriso è la ragione per cui molte persone riescono ad andare avanti alcuni giorni. Tu devi ricordare che, anche nei momenti difficili,tu sei stupefacente. Lo sei davvero. Dovresti essere felice, sei splendida.
So che il tempo potrebbe non essere perfetto. Che dovresti dare le spalle al vento o senti il freddo pungente sul tuo naso. Ma sai cosa, almeno sei lì e lo senti. Almeno puoi sentire i raggi cadi del sole sul tuo viso. O quel vento freddo di febbraio sulle tue guance. Sai cosa significa?"
Mi afferrò il mento e mi guardò negli occhi. Poi continuò.
"Che sei viva."
Spalancai gli occhi e lasciai che quelle splendide parole cullassero la mia mente.
Poi abbracciai Pattie e la ringraziai in un sussurro.
"Grazie Pattie." Entrai in ascensore, e prima che le porte si chiudessero mi disse:
"Ricorda che non sempre ciò che si dice è la verità."
Poi l'ascensore si chiuse e iniziò a scendere. Io restai imbambolata.. Quelle erano le stesse parole che Justin mi aveva detto quando eravamo stati a letto insieme!
Mi sentii colpita nel profondo del cuore.
Premetti vari tasti e l'ascensore incominciò a viaggiare su e giù.
Sperai che non si fermasse mai.
Poi qualcuno lo chiamò dal piano terra, così decisi che sarei scesa li.
Nello stesso istante in cui mi asciugai l'ultima lacrime, le porte dell'ascensore si aprirono, lasciando ai miei occhi l'immaggine di un ragazzo che impaziente aveva chiamato l'ascensore. Lo riconobbi, e pregai che non fosse lo stesso per lui..
Ma era tecnicamente impossibile non vedermi. Eravamo soli, lui era a pochissimi centimetri da me. Mi mossi per uscire nello stesso istante in cui lui alzò lo sguardò e mi fissò.
Sentii una forte nostalgia straziarmi il cuore. Eravamo soli, forse avrei potuto dargli un solo bacio? Forse avrei potuto sfiorarlo?.. No.
Feci un passo ed uscii dall'ascensore, dove lui entrò.
I nostri sguardi si tenevano legati l'un l'altro come calamite.
Prima di andarmene mi voltai a guardarlo un' ultima volta, e prima che l'ascensore si chiudesse, sono sicura, che Justin sussurrò qualcosa che maledettamente non riuscii a percepire.
Poi l'ascensore partì, portando con se ciò che non avevo capito.
Sicuramente Pattie gli racconterà della mia visita, spero solo che non pensi che lo abbia fatto di proposito.
Salii in macchina e raggiunsi casa mia.
Mentre percorrevo il vialetto, una leggera brezza mi accarezzò il corpo facendomi rabbrividire. L'estate era agli sgoccioli e tra non molto sarebbe iniziata la scuola. Ce l'avrei fatta ad affrontare la situazione? Ce l'avrei fatta ad andare avanti senza lui?.. Decisi che ci avrei provato, dal giorno seguente..quando accadde un fatto al quale non avrei creduto se non l'avessi visto con i miei occhi.

Perché tu sarai sempre il mio solo destino....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora