Appena fuori dal locale, mi diressi verso il corso..
Adoravo guardare la vetrina di quelle centinaia di negozi ogni mattina. Qualche volta entravo, e con i soldi che mia madre mi passava di nascosto di mio padre, mi compravo qualcosa.. Invece altre volte entravo e mi guardavo intorno semplicemente.. Proprio come una bambina in un parco giochi.
Quella mattina, il corso era abbastanza affollato, a tal punto che mi scontrai con un ragazzo. Lo scontro fece in modo che il frullato alla fragola che aveva in mano, si rovesciasse completamente sulla mia camicetta bianca, rendendola praticamente trasparente sul mio seno.
"Oh Dio mio.. scusami, non l'ho fatta apposta.. Eva?"
Appena mi sentii nominare alzai lo sguardo e fissai quel ragazzo in faccia.
Ci impiegai qualche istante a realizzare chi fosse..
Indossava una felpa con il cappuccio alzato e degli occhiali da sole, ma nonostante tutto riconobbi le sue labbra.
"Di bene in meglio.." dissi ironicamente, alzando lo sguardo al cielo.
Presi un fazzoletto dalla mia borsa i mi pulii i capelli, anch'essi sporchi di frullato, poi cercai in tutti i modi di ripulirmi.
Lui, iniziò a sghignazzare pensando che non me ne accorgessi.
"Dai Eva, entriamo in quel bar così ti cambi..Non puoi andare in giro così." Lo fissai.
"Senti Sherlook credi che dentro alla mia borsetta ci possa entrare un cambio d'abiti nel caso un perfetto deficiente mi rovesci addosso il suo frullato?"
Non rispose alla mia provocazione, e spingendomi dalle spalle, mi portò dentro un bar.
"Salve, potremmo usare il bagno..?" chiese poi gentilmente.
L'uomo che c'era al banco ci fissò e poi disse:
"Insieme? Ehi non vogliamo porcate qua dentro chiaro?"
"Oh non si preoccupi, è mio fratello.." Aggiunsi io senza capire il perché.
Entrammo in bagno.. Se bagno si può chiamare uno stanzino di un metro e mezzo con un Water e un Lavandino sudici.
Vidi Justin levarsi la felpa.
"Ehi non credi che io indossi quella felpa? Ci saranno 40 gradi fuori Justin."
Non mi rispose e si levò anche la maglietta a maniche corte che indossava sotto la felpa, per poi porgermela.
Restai immobile una manciata di secondi che mi servirono a degustare la bellezza del suo petto nudo.
Presi la sua maglietta sorridendo, e lui ricambiando il sorriso, si infilò la felpa.
Continuai a guardarlo.
"Forza Eva sbrigati non possiamo stare una vita qua dentro.."
"Lo dicevo che eri un pervertito." Dissi io..
Tuttavia non mi preoccupai di nulla. Mi levai la mia camicia di fretta e furia e mi infilai la sua maglietta, che mi stava enorme.
Poi mi voltai verso di lui che era come imbambolato e gli sorrisi.
"Ti aspettavi la scenata Naaa, per me è come se tu mi avessi vista in costume.." Dissi poi con non curanza.
Poi lui ridendo aggiunse:
"E poi sono tuo fratello quindi.." disse riferendosi a ciò che avevo detto prima all'uomo al bancone.
Uscimmo da quella bettola, ringraziammo l'uomo al banco e abbandonammo il locale.
"Eva cosa ti sei fatta sulla bocca?" ero abituata ad inventare scuse, con le mie amiche e con il resto dei parenti, anche se a dire la verità non mi sarei aspettata che uno come lui se ne accorgesse.
"Ah brutta storia, rissa clandestina." Scoppiammo a ridere entrambi.
"CLANDESTINA?..Vuoi forse farmi capire che neanche tu sei americana?"
"Tecnicamente sono italo-americana.. e poi per "neanche", significa che nemmeno tu lo sei.."
"Va bhe dai, non sai che il grande Justin Bieber è canadese?" disse con ironia.
"Non sono una tua fan Justin.. " dissi poi assumendo un'aria autoritaria.
"Lo sapevo che non potevi essere americana, sei troppo bella, dovevi per forza essere italiana.." disse poi.
"Farò finta che tu non abbia detto niente." Dissi poi ridendo.
Lo negai persino a me stessa, ma quel complimento mi aveva rallegrato la giornata.
Dopo dieci minuti ci salutammo e io mi incamminai verso casa.
Appena arrivata, trovai in casa solo mia sorella e mia madre, mio padre era sicuramente a lavoro.
"Dove sei stata?" mi chiese mia madre con quel tono dolce e tranquillo che diffondeva tranquillità.
"A prendere un caffè.." Andai e la baciai sulla guancia.
Mia madre era la donna più buona e gentile che ci possa essere al mondo.
Sapeva ciò che mio padre provava nei miei confronti, e le preferenze che faceva,così non mi faceva mai mancare il suo affetto e le sue premure.
Mia sorella mi guardò inclinando un sopracciglio.
"Dove hai preso quella maglia?.. Justin ce l'ha uguale, l'ho cercata in tutti i negozi ma niente.." disse poi avvicinandosi a me.
Dovevo fare quello per cui ero nata: Inventare una scusa.
"Questa? Ah si me l'ha prestata Francy sta mattina, sai mi ha rovesciato il suo caffè addosso per sbaglio.." dissi prima di svincolarmi da lei e salire nella mia stanza.
Mi sedetti sul letto, afferrai la maglia a me la portai al naso, poi respirai profondamente.
In essa c'era il profumo del corpo di Justin. Non era un'acqua di colonia, ne un dopo-barba, era il suo odore personale, ed era buonissimo, sapeva come di fragola.
Restai ad impregnarmi del suo odore giusto il tempo sufficiente ad essere chiamata da mia madre per andare a pranzo.
Mio padre era tornato e come ogni giorno, iniziò a raccontarci la sua giornata lavorativa.
Non seguii nemmeno una delle parole che uscivano dalla bocca di quell'uomo che sedeva stabilmente di fronte a me. I miei pensieri volarono a sta mattina, a quell'uomo al bar Eva, ma soprattutto a Justin.
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Perché tu sarai sempre il mio solo destino....
FanfictionNon esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perchè la persona giusta fa tutto giusto: arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le cose giuste ma noi non abbiamo se...