cap 2

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"Driiiiin"
Cazzo. La sveglia. Le poche ore di sonno che riesco a dormire vengono interrotte ogni giorno dallo stesso suono che ormai mi fa venire i brividi.
Oggi di andare a scuola non avevo proprio voglia, ieri ero andata a dormire alle 2.
Dovevo stare attenta che mio padre non si facesse male, come al solito aveva bevuto troppo, che strano eh?  ormai è la seconda volta questa settimana.
Quando beve diventa pericoloso per me ma anche per se stesso.
Ieri aveva deciso che sarebbe stato divertente giocare con i coltelli affilati. Stupido pazzo.
Alla fine sono riuscita a farlo andare a letto, solo dopo lo schiaffo ricevuto in pieno volto, in quanto a parole sue "gli stavo dando fastidio".
Quasi quasi dovevo lasciarlo giocare..
Ed eccomi qui a nascondere la sua manata dal viso col correttore. Nonostante i miei tentativi riesco solo a nasconderlo parzialmente. Il segno è evidente ma io sono in ritardo e sto per perdere l'autobus, non posso permettermi l'ennesimo ritardo, sto già rischiando di essere bocciata.

Corro fuori di casa e solo fuori mi rendo conto di aver dimenticato l'ombrello a casa e oggi era prevista pioggia. Fantastico! Quando si dice il buongiorno si vede dal mattino.. 
Non ho tempo per tornare indietro, non importa, forse riesco ad arrivare a scuola senza fare troppi casini.
Vado verso la fermata a passi svelti e per la prima volta riesco a prenderlo senza troppi problemi.
Non è nemmeno troppo pieno, ma le poche persone che vedo le riconosco subito.
Appena salgo sento delle risatine da qualche posto in fondo, la sua risata la riconoscerei ovunque.
Alzo gli occhi e la vedo. C'è Alessia insieme alle sue amichette che la seguono come cani.
Quella ragazza mi perseguita dalle elementari. Non so cosa le ho fatto ma mi odia, non ci ho nemmeno mai rivolto la parola direttamente, che problemi ha con me?

Alessia: "ma avete visto com'è vestita?" ridacchia senza preoccuparsi che io potessi sentirla, anzi quasi facendolo apposta. Le due galline si scompongono con lei senza pensare minimamente del fatto che io sia a pochi metri di distanza. Che gioia.

Non la sopporto. Ogni giorno è sempre peggio. Mi vado a sedere in fondo all'autobus in modo da starle il più lontano possibile, almeno in questo modo l'avrei vista il meno possibile. Decido allora di mettermi le cuffie almeno per i 30 minuti di tragitto non l'avrei sentita e forse mi sarei addirittura calmata.
Faccio partire "toxic" la mia canzone preferita della mia amata band. Purtroppo mi sento descritta da quelle parole.

Sono talmente assorta nella canzone che non mi accorgo che Alessia è proprio li di fronte a me. e in men che non si dica mi ha preso il telefono dalle mani. Non faccio nemmeno in tempo a reagire che sta ispezionando il mio cellulare. Ma come si permette. 

A: "vediamo un po' cosa si ascolta la strana" dice ridacchiando. Rimango sconvolta dal suo atteggiamento, non aveva mai fatto una cosa del genere e non so nemmeno io come affrontarla.
Ma cazzo quando la odio, perché deve farmi questo?

A "oddio ragazze si sta ascoltando i tossici con i capelli colorati" dice con un ghigno in volto, mentre sventola il mio telefono come se volesse farsi vedere da tutto l'autobus che decide di stare in silenzio davanti a quel teatrino raccapricciante.

Come osa trattarmi in questo modo? Perché fa così solo con me? Accetto che possa insultarmi, ormai ci ho fatto l'abitudine, ma non che insulti pure loro. Non li conosce e soprattutto lei non sa che li vedo come una famiglia e che sono l'unica ragione per cui ero ancora li. Lei come molti altri si limitano semplicemente a guardare l'aspetto esteriore senza minimamente fare caso ai testi delle loro canzoni.

Con le lacrime agli occhi mi alzo e mi riprendo il telefono strappandolo dalle sue mani e corro giù dall'autobus in preda ad attacco di panico. In qualche modo devo calmarmi, non possono continuare a vivermi in questo modo la scuola.
Perché? perché? continuo a ripetermi nella testa. Perché mi merito tutto questo?

Dal finestrino riesco a intravedere gli starnazzi di quelle galline che mi salutano e mandano baci volanti. Quando l'autobus riparte, cerco di calmare il mio respiro irregolare.
Chissà perché tutto quello che mi può andare male, mi va sempre male.

Una goccia di acqua mi sfiora il viso e mentre alzo gli occhi mi accorgo che ha iniziato a piovere.
Come non detto..

Benissimo oggi si prospetta proprio una giornata di merda.
Con le scarpe zuppe mi incammino verso scuola mi aspetta una bella camminata, e l'ennesimo ritardo non me lo toglie nessuno.

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