XVI: Nel tuo Mare.

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“Portami giù nel tuo mare,
blu senza fine”
[Mahmood, Nel tuo Mare]

Marco's pov

«Quanto sei bello amore mio. Ti amo» dissi guardandolo con gli occhi illuminati dal tramonto.
«Mi sei mancato» disse abbracciandomi forte.
Lo baciai e gli dissi
«É un po' frettoloso, lo so. Ma mi chiedo se... vorresti sposarmi».

Schiusi gli occhi lentamente. Li sentivo infossati, doloranti. Sentivo la testa immersa nel cuscino ed il corpo avvolto dal calore delle lenzuola profumate.

«Ale?» dissi con incertezza. Nessuna risposta come immaginavo.

Guardai l'ora sul mio cellulare, erano le 10 del mattino. Lo lasciai cadere e massaggiai le tempie con poca grazia, sperando che quel malessere strano si levasse di dosso.

4 messaggi da leggere da Amore♡.

Amore♡: Buongiorno amore mio, lo sai che oggi sto in giro per l'album. Sto facendo gli ultimi acquisti per Miami
07:50
Amore♡: Amore, ci sei?
Qual è meglio tra i due che ti mando? A me piace più quello a sinistra
09:55
Amore♡: 📸 foto
09:55
Amore♡: Amore ho fatto, ho chiesto a Blanco perché non hai risposto, comunque sei sveglio???
10:06

Tu: Mi sono appena svegliato
10:11

Amore♡: Dovresti lavorare anche tu comunque
10:11

Lavorare, lavorare e ancora lavorare.
Le varie sfilate di moda alle quali ero stato invitato mi avevano mandato in tilt e non avevano permesso a me e ad Alessandro di vederci. Stava per volare a Miami, poi sarebbe andato a Parigi, poi avrebbe avuto degli showcase e l'album sarebbe uscito in via definitiva e fisica.

Questo ci divideva ancora di più, poiché avrebbe avuto gli instore. Il lavoro che ci ha fatto conoscere ci divideva sempre di più e mi faceva male. Lo avevo lasciato andare tempo prima, adesso mi ero ripromesso di non farlo andare più via ma...

avevo capito subito che non sarebbe stato possibile

Il citofono mi fece ritornare sulla terra. Mi alzai dal letto e prima di rispondere sistemai i ricciolini ribelli.

«Chi é?» dissi seccato.
«Alessandro».


Alessandro.

Senza nemmeno lasciargli il tempo di finire il suo nome aprii il portoncino e saltellando di qua e di la sistemai la casa.

Era un disastro, pennelli e tempere sparse ovunque, sembrava di essere a casa di un pittore.

«Amore mio, che fai?» disse guardandomi con le tempere in mano.

Risi e abbassai lo sguardo.

Ero un disastro. Avevo la faccia assonnata e la testa dolorante.

Narrator's pov

Marco aveva la testa abbassata, imbarazzato dal disordine, sia della sua casa, sia di se stesso. Non se l'aspettava una visita di Alessandro.

«Scusa. Sono un disastro» disse Marco, lasciando le tempere al loro posto e coprendo con le mani fredde le orecchie bollenti.

Alessandro sorrise e gli lasció un bacio sulla guancia.

Subito dopo si era diretto in camera del più grande, si sdraió sul letto bianco e disordinato e guardava il soffitto bianco.

Marco arrivó poco dopo.

«Che fai?».
«Mi mancava il profumo delle tue lenzuola» disse Alessandro levandosi le scarpe.
Marco si gettó sul letto e lo guardó per un po' in viso.
«Ale».
«Amore».

«Non te ne andare a Miami».
«Tornerò presto. Poi io sono una distrazione e tu devi lavorare, stai tranquillo».
«Non sei una distrazione!».

Alessandro guardò Marco e sbuffò.

«Sei un bambino se ti comporti così! Io lo dico per te. Per farti concentrare sul tuo lavoro».
«No! Sei l'unica cosa bella che potesse capitarmi in tutta la vita! La distrazione perfetta al lavoro. Non sono mai riuscito ad innamorarmi così tanto di una persona.
Sei il primo al quale riesco a dire “ti amo”».

Alessandro deglutì, leccandosi le labbra secche. Marco aveva lo sguardo altrove per cercare di non piangere.

«Ma sembra che a volte tu dimentichi anche di dove vivi. Guardati attorno! È tutto un casino. Non lo era mai stato».
«Non è colpa tua. Lo sai che io qui dentro c'ho mille pensieri?».

«Marco, forse è meglio che io vada a Miami.
Hai bisogno di ordine. Per un po' ti farà bene. Tornerò subito e non appena tornerò verrò da te. Voglio vedere una casa in perfetto ordine come sei sempre stato tu, perché hai sempre tenuto in ordine anche le tue tempere e le tue tele».

Marco piagnucolava come un bambino.

«Scusa se sono tremendo».
«Pure io sono tremendo stamattina», disse cercando di mettere in riga i ricciolini,
«tu sei sempre perfetto pure con i riccioli scompigliati e il pigiamino».

Marco sorrise e Alessandro divertito lo baciò.

«Okay. Divertiti a Miami.
Io nel frattempo lavorerò su tutto quello su cui c'è da lavorare. Te lo prometto».

Alessandro sorrise e annuì.


Com'è profondo il mare | Marco Mengoni & MahmoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora