«(Buona vita!) per te e per me”
[Marco Mengoni, Buona Vita]Marco tornò la domenica sera, sul tardi. Alessandro era stato da Fazio e si esibì verso le ventidue.
A mezzanotte Marco ancora non aveva notizie di lui, lo aveva visto solo dalla TV. Aveva sin da subito capito che era stato lì quando trovò la porta non chiusa e la cabina armadio spalancata.
Non erano stati i ladri, aveva un sistema di sicurezza che Alessandro aveva imparato a conoscere bene.
Marco sperava che ad Alessandro passasse per la testa di passare prima a casa sua. Lo studio del programma era a Milano, in via Mestre.
Alessandro d'altro canto non ebbe l'intenzione di passare, non si sentiva pronto, aveva paura.
Così il lunedì mattina, verso le nove, Marco si svegliò nuovamente al suono del citofono.
«Chi è?».
«Alessandro».E di nuovo un sussulto. Aprì immediatamente, stavolta la casa era in ordine, lui non tanto, ma si sistemò in due minuti con dei vestiti un po' a casaccio.
Una felpa oversize e dei pantaloni in tuta.Poi si ricordò che doveva fare l'arrabbiato, il deluso da quel comportamento del più piccolo.
«Permesso» disse Alessandro con voce tremante.
«Ciao, Alessandro. Accomodati» disse ridendo sotto ai baffi.
«Marco, io ti chiedo scusa per averti detto che non hai fiducia, per–» Marco lo zittì, baciandolo.
«Sai che la neve è stupenda? Pure sciare lo è. Sono contento di aver fatto questa esperienza per la prima volta» disse prendendolo per mano.
«Le montagne innevate sono così belle, immense. Come il mio amore per te. Non facevo a meno di pensarti».Alessandro alzò le sopracciglia.
«Ti ho visto da Fabio ieri. Eri bellissimo vestito in quel modo. Quel colore ti donava. Eri un tenerello. Hai fatto bella figura, sappilo».
Alessandro non si aspettava tutti quei complimenti, tanto che quasi si commosse.
«Marco» disse con un filo di voce.
«Che c'è?» disse Marco sorridendo.Anche sul viso di Alessandro si allargò un sorriso meraviglioso che illuminò tutta la casa, un sorriso che Mengoni amava da impazzire.
Lo baciò, gli morse un po' il labbro, lo stuzzicò solleticando il collo con le dita.
«Mi sei mancato. Hai detto una stronzata l'altra volta, mi ci hai fatto rimanere male, ma ti amo troppo per stare lontano da te per tanto tempo».
«Grazie per avermi perdonato. Sei meraviglioso» disse piagnucolando.Marco lo strinse a se, gli accarezzò il viso e lo baciò.
Si era passato un po' la mano per la coscienza, ricordandosi di quanto avesse fatto soffrire quel ragazzo.
Alla fine era normale che avesse quelle reazioni e non volette dargli nessuna colpa.
«Mi sposi un giorno, vero?» disse facendo rotolare quelle parole fuori dalla bocca senza usare troppa razionalità.
«Si» disse Alessandro guardandolo negli occhi.Erano innamorati, lo erano stati sin da giovani, sin da quando erano due sconosciuti al mondo.
Non sarebbero mai riusciti ad ammetterlo, sapevano dirsi quanto bene si volevano a vicenda, ma non sapevano spiegarsi quanto fossero innamorati.Ma la dimostrazione stava tutta lì, mentre si coccolavano al centro del corridoio.
Mentre Marco sentiva il battito del suo cuore.
Battito che però, continuava ad appiattirsi.
Marco si svegliò, tormentato. La testa era dolorante. Si sollevò ed una lacrima scivolò lentamente sulla guancia. Si trovava in camera sua, al suo fianco non c'era nessuno.
Guardò Whatsapp, il contatto di Alessandro lo ritrovò sotto ad altre chat.
L'ultimo messaggio? Il primo dell'anno. I suoi auguri.
Non c'era mai stato niente.
Alessandro era ancora disperato, ma non era mai riuscito a cancellare Noah. Si era immaginato una vita senza di lui, ma alla fine tornava sempre sugli stessi passi.
Scoprì che tutto quello che gli sembrava di aver vissuto, non era il vero.
Guardando al suo fianco, capì che aveva sempre provato a scancellare la figura di Noah per colpa dell'immenso amore che ancora provava per Marco e dal quale non riusciva a staccarsi.
Ma Noah era sempre stato lì.
Noah era presente a quella festa di Capodanno. Alessandro preferiva scancellare lui piuttosto che Marco.
E Riccardo non riusciva a sopportarlo più.
Al contrario Marco era lì nel suo letto, spaesato, con la convinzione di avere Alessandro al suo fianco.
Chissà perché, quella convinzione la avevano entrambi.Chissà se
chissà se un giorno, dopo quei sorrisi imbarazzati in camerino, dopo quel «no» sul foglio di Marco
i due avrebbero mai avuto il coraggio di rivedersi dopo quella fantomatica cena avuta l'anno prima, precedentemente all'uscita del disco di Marco.E Marco pianse.
Alessandro pure.
Ma alla fine, entrambi sapevano che i loro cuori erano legati da amore sconfinato.
Immenso come quelle montagne innevate.Marco guardò allora la chat vuota con Alessandro, colmata solo da quel messaggio di inizio anno. Allo stesso tempo, pensarono a tutto quello che erano riusciti ad immaginare.
Alessandro Mahmoud: Ci possiamo vedere?
03:05Tu: Ci possiamo vedere?
03:05Fine II/II
Capitolo inedito tra alcune O/S.
“XXI: Solo due satelliti - (Inedito)”
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Com'è profondo il mare | Marco Mengoni & Mahmood
FanfictionII LIBRO DEL DITTICO «Ti odio Marco. Perché non te ne torni a Milano? Per me puoi tornare anche oggi! Perché non vai? Eh?». «Perché t'amo Alessà». Libro scritto secondo la fantasia dell'autrice. Questi fatti sono solo in piccola parte veri. Non pren...