“Come quando avevo voglia di incontrarti anche per sbaglio
Nelle strade di un paese
Che neanche conoscevo”
[Marco Mengoni, Solo due satelliti]Marco's pov
Ho iniziato a sentire la testa sempre più pesante.
Non ero caduto nel vuoto, ma era come se lo avessi fatto.Io e Alessandro ci eravamo visti, ma avevamo solo peggiorato le cose.
L'unica cosa che io potessi ricordare erano le sue lacrime, le sue parole urlate con voce spezzata, piena di agonia. Mi aveva sputato in faccia tutta la verità, mi aveva detto chiaramente che io fossi un codardo e lo sono stato fino alla fine. Ho preso la mia roba e me ne sono scappato. Non ero lì per farmi urlare addosso.
Ho preso la moto e quando l'ho accesa non riuscivo a partire. Le lacrime erano incontrollabili.
«Marco, finiscila».
Iniziai ad urlare da solo.
Andai via in velocità quasi sicuramente non consentita, che se solo mi avessero visto dei poliziotti avrebbero potuto ritirarmi la patente a vita, ma non riuscivo più a tenermi tutto dentro. Non avevo parlato con Alessandro. Non avevo avuto quasi il tempo di salutarlo una volta entrato in casa sua e nonostante le urla continuava a sembrarmi un angelo. Alcuni dei suoi ricciolini – una novità ai miei occhi – ricoprivano un po' i suoi occhi, che nonostante ció erano sempre magnetici.Ho sempre avuto paura di amare, ma nonostante ciò ero stato capace di sognarmi un mese intero con lui e di risvegliarmi in una pozza di sudore con la febbre alta.
Mi ritrovai a girare in tondo con la moto, poi decisi di chiamare Marta. Lei, l'unica che poteva suggerirmi qualcosa.
«Marta, ho bisogno di te».
«Qualcosa mi dice che non é andata bene».Sospirai. Quando arrivai a casa sua non parlai tanto. Certe volte il silenzio mi dava più pace di parole di conforto che sarebbero andate al vento, perché io Alessandro lo amavo per davvero e nulla avrebbe potuto togliermelo dalla testa.
Era l'unica persona alla quale io riuscissi a dire quelle due parole. Non ci ero mai riuscito con nessuno.
Non ho mai saputo come affrontare quella situazione. Eppure ne avevo parlato con tutti: con la psicologa, con Marta, con le persone più fidate, ma mai ero riuscito a trovare una soluzione per dimenticarlo.
A volte temevo che l'amore che io provassi per Alessandro potesse sfociare nell'ossessione, nella voglia di sesso, nella voglia di sentirmi ancora vivo, nella voglia di sentire la sua pelle attaccata alla mia, nella voglia di passione, ma alla fine rinchiudevo quel timore in una scatolina non appena ricordavo che persona fosse Ale.
«Quante cose sarebbero cambiate se non avessi trovato quel foglio nel suo camerino con la croce sul no?» chiedevo spesso a Marta anche nei momenti piú casuali.
«Non lo so. Se é andata così quando vi siete visti per 10 minuti, non oso immaginare cosa sarebbe successo a Sanremo».Marta aveva ragione, avrei potuto complicare tutto il suo percorso lí.
Arrivato a casa, presi un respiro, accesi la sigaretta e iniziai a scrivere.
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Com'è profondo il mare | Marco Mengoni & Mahmood
FanfictionII LIBRO DEL DITTICO «Ti odio Marco. Perché non te ne torni a Milano? Per me puoi tornare anche oggi! Perché non vai? Eh?». «Perché t'amo Alessà». Libro scritto secondo la fantasia dell'autrice. Questi fatti sono solo in piccola parte veri. Non pren...