XIII: Ti ho voluto bene veramente.

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“Perchè ti voglio bene veramente
e non esiste un luogo dove non mi torni in mente;
avrei voluto averti veramente
e non sentirmi dire che non posso farci niente”
[Marco Mengoni, Ti ho voluto bene veramente]

Alessandro si svegliò, tormentato.

Erano le 09:30 e appena sveglio chiamò Riccardo.

«Pronto? Ale?».

«Ti disturbo?».
Disse con voce rauca.

«Ale...mai. Dimmi».

«Ho litigato con Marco. Cioè, si è arrabbiato che non gli ho risposto tutta la giornata di ieri. Non mi ha scritto nemmeno messaggio. Io dalle 4 di stamattina gliene ho scritti almeno venti».

«Sei un coglione, ma capisco. Senti, chiamalo entro questa mattina. Sono sicuro che capirà. Che ne so, qualche parola dolce, "amore mio", "dolcezza mia" eccetera».

«Tu risolvi così con Martina?».

«Non proprio hahah. Però...»
disse prolungando la 'o' finale.

«Vabbè senti, ora lo chiamo.
Spero bene».

«Fratello mio ce la puoi fare. Daje».

Alessandro sorrise, lo ringraziò e chiuse la chiamata.

Chiamata inoltrata a Marcolino Mio.

«Pronto» disse con voce seria.

«Marco» disse singhiozzando Alessandro.

«Alessandro...».

«Marco ti amo, scusami per ieri...io ero in ansia, troppo in ansia, dovevo rappresentare la mia terra, la terra di mamma insieme ai Tenores che erano spaziali e–»

«Quanto vorrei baciarti, toccarti la pelle, sentire il tuo fiato sul collo».

«Marco?».
Alessandro arrossì.

«Scusa, sono stato duro. Avevo fatto la stessa cosa l'anno scorso perché sai come sono perfettino».

«Scusa me. Avrei dovuto risponderti almeno ad un messaggio. Sei il mio fidanzato e–»

«Fidanzato?».

«Non-non lo sei?».

«Non credevo che...», si interruppe improvvisamente, prese un respiro e continuò, «...si che lo sono. Non credevo che tu potessi arrivare a tanto».

«Perchè non credevi...io ti amo».

Marco iniziò a singhiozzare.

«Qual è il problema?».

"Non pensavo che tu riuscissi a fidarti così di me su due piedi, non pensavo che subito saresti arrivato a questo punto, io credevo che tu mi odiassi ancora e–».

«Sta zitto»
commentó Alessandro.

«Ti amo, ti aspetto»
disse Marco ridacchiando.

«Ti amo anche io Marcolino».

A telefonata chiusa Alessandro si focalizzó molto su quella che era la serata finale e fu un misto di felicità e tristezza quando scoprí che nella classifica provvisoria era sesto.

«Non so se dire “wow, sono potentissimo anche quest'anno” o “che merda”. Ma sono contento per gli altri» commentó con Marianna.
«Beh sono pezzi formidabili, tipo quello di Ghali».
«Esatto, avoja. Se vincesse lui...».
«Eh non sarebbe male, però lo sai che votano i ragazzini e voteranno per Geolier o Angelina, insomma questi ragazzi qua, nuovi nuovi, freschi».
«Pure tu sei nuova, fresca fresca.
E complimenti per la cover di ieri, hai spaccato!» disse con un sorrisone Mahmood.
«Tesoro grazie, non poteva andare meglio. Una di loro me l'aspetto l'anno prossimo a Sanremo».

Alessandro guardó in giro, lui sarebbe stato l'ottavo.

«Hanno messo tra il codice quattordici e il codice diciassette tutti quelli favoriti tipo e a me hanno messo all'ottavo, hahahahahah».
«Almeno ti togli subito subito il pensiero»
disse ridendo.

Così Alessandro si esibí, ringrazió tutti e tornó dentro.
Parlando parlando con Marianna e attendendola fino alla fine dell'esibizione notarono che ormai era finita e Amadeus stava già dicendo la classifica.

Marianna non arrivó nemmeno tra i primi quindici e la cosa la mortificava.

«Oh Marianna, hai eseguito un pezzo meraviglioso. Quella roba non vale niente, diventerai una stella».
Mahmood arrivó sesto.

«Eh vabbè! Andiamo a festeggiare lo stesso dai».
Cosí quella notte la passarono tutti insieme a festeggiare e alcuni rientrarono in hotel alle 07:30 per dormire solo mezz'ora o un'ora.


Alessandro si svegliò verso il primo pomeriggio, forse spinto dalla fame.

Chiamó velocemente Marco che gli fece i complimenti nonostante il sesto posto e si dichiaró felice per Angelina.

Dopo pranzo si preparó per tornare all'Ariston dove sarebbe stato ospitato da Mara Venier.

Molte furono le domande illogiche e insensate dei giornalisti sul suo curioso outfit ma fortunatamente venne liberato in poco tempo.

In hotel chiamó Marco che lo rimproveró:
«Come cazzo fai a dire di non avere nulla sotto quei pantaloni? Cioé sei senza mutande ti rendi conto!».

«Ma era una battuta hahahahah».

Alessandro prese la valigia e dopo averla chiusa per bene corse via dall'hotel, non vedeva l'ora di tornare a Milano.

Angolo duevitee #5.

Titolo un po' clickbait hahahahahah.

Bene bene bene, vi é piaciuto questo capitolo?
Nel prossimo Ale tornerà a Milano...chissà cosa succederà!

Com'è profondo il mare | Marco Mengoni & MahmoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora