𝕾𝖈𝖗𝖊𝖆𝖒 𝖔𝖋 𝕻𝖑𝖊𝖆𝖘𝖚𝖗𝖊 ~ 𝕯𝖆𝖗𝖐 𝕽𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊

𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔.𝟓𝟗

Mi risveglio dal mio sonno che sembra essere durato un eternità. Sento un bip in lontananza, forse proviene da me? Apro lentamente gli occhi, vorrei poteri alzare le braccia per coprire i miei occhi dalla luce ma non riesco, sono troppo stanca. Guardo alla mia sinistra, accanto a me c'è un enorme mazzo di rose rosse, un peluche a forma di orso che mi fissa, accanto c'è un enorme finestra che da la vista sul Tamigi e il big Bang in lontananza, alzo lo sguardo verso il soffitto, le luci a LED mi accecano, mi volto a destra e vedo Mor nel letto accanto al mio, i capelli biondi contornano il suo viso come un manto, ha una mascherina d'ossigeno e dei tubi collegati alle braccia. Che cosa è successo? Un movimento nella stanza cattura la mia attenzione, mi volto e vedo Step e Xavier seduti in due poltrone e mi stanno fissando. Step è il primo ad alzarsi, viene verso di me e mi prende per mano, Xavier ci raggiunge e si ferma, cerca di trattenere le lacrime.

《Esme.. come ti senti?》 Chiede Xavier.

《Eravamo così preoccupati, finalmente ti sei svegliata. Vuoi un pò d'acqua?》 Dice Step nel panico.

Guardo lui confusa, so che è Step ma allo stesso tempo e come se non lo riconoscessi. Guardo Xavier con un punto di domanda.

《Sei stata.. in coma per una settimana Esme.》 Dice con difficoltà. 《Tesoro, ricordi cosa è successo?》

A quella domanda nel mio cervello scatta una scintilla e all'improvviso mi torna tutto alla mente. La litigata con Eddie per via delle telecamere, la corsa in moto, la chiamata di Mor, lo zuccherificio, Jackson, Ghostface, uomini, un colpo di pistola, Steve, l'impatto con l'albero, il fuoco, Jackson. Io che uccido Jackson. Jackson che ha fatto del male a Mor, Jackson che ucciso Eddie. Eddie è morto. Eddie è morto. Eddie morto. I ricordi mi assalgono, i miei occhi si riempiono di lacrime, guardo Mor, sta in quelle condizioni per colpa mia. Eddie è morto per colpa mia, scuoto la testa portando una mano alla bocca per soffocare i miei singhiozzi, ma invano.

《Oh piccola.. andrà tutto bene.》 Dice Step con la voce spezzata.

Inizio a scuotere la testa. 《No. No. No.》 Urlo in preda al panico e dal dolore. Inizio a scalciare, mi agito.

Xavier mi afferra per i polsi, cercando di mantenermi ferma, fa un cenno a Step di chiamare l'infermiera, allora continuo a dimenarmi di più, meglio essere sedata e tornare a dormire che affrontare la realtà. Entra l'infermiera insieme ad una serie di dottori.

《Signorina James! Si calmi! È al sicuro adesso.》Dice il dottore.

Piango ancora di più, urlo ancora di più.

《Step? Che sta succedendo? Cosa fanno ad Esme?》 Chiede Mor spaventata.

Vorrei poterle rispondere, dille che è tutto ok, che è tutto finito? Ma come posso guardarla e dire che quella sera è morta una parte di me, che io sono morta nello stesso momento in cui lui è morto. Non le rispondo, continuo solo ad urlare finché non sento un pizzico nel braccio, mi distendono, il dottore controlla i miei occhi con quella lucina fastidiosa.

《Che cosa le sta succedendo?》 Chiede Xavier preoccupato.

《Quello che temevamo, la paziente è caduta in fase di shock post traumatico.》 Dice il dottore con voce seria e composta. 《I ricordi sono tornati alla mente e non è ancora pronta per elaborare quanto accaduto.》

《Allora faccia qualcosa! Cazzo, mia sorella non sta bene! 》 Urla Step furioso.

Non ho idea di che cosa abbia detto il medico, solo che ad un certo punto un ombra nera mi ha abbracciata e mi ha stretto forte a se, trascinandomi nell'oscurità.

Sono passati tre giorni dal mio risveglio. Il dottore ha controllato ogni singola parte del mio corpo, ma vogliono che resti in ospedale qualche altro giorno, le infermiere vengono a controllarmi e si scambiano sguardi silenziosi, ma so che sono sguardi di pietà, per quello che mi è successo, per quello che ho subito. Sono passati tre giorni ed io non ho aperto bocca, la polizia mi ha interrogata nella mia stanza da sola, ho risposto loro con una semplice frase "Non ricordo niente" quelle sono state le uniche parole che ho detto, ma so che torneranno ancora per far in modo che io racconti quello che è realmente accaduto, ma non oggi.