1. SAN FRANCISCO

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"Le sabbie mobili inghiottono il futuro e rubano i sogni.
Per questo non serve divincolarsi,
ma fermarsi e ripartire altrove."


Rinchiusa in una torre d'avorio e con il cuore corazzato, durante i miei vagabondaggi mentali, mi ero chiesta più volte come fosse la California. Un luogo in cui le anime sole trovano il loro posto tra mille altre variopinte, o dove si perdono per sempre?

'Benvenuta nel mondo ideale, anima sola'.

Avevo pensato questo mentre dal finestrino dell'aereo guardavo la città sotto di noi svegliarsi. Ho sempre preferito le albe ai tramonti, perché è quando la luce torna a splendere sui versanti dei monti, oppure sulle onde del mare. I tramonti, invece, portano l'oscurità, e non è vero che i colori compensano ciò. Io mi sento vuota dopo un tramonto, mentra all'alba, beh... mi sento vuota comunque perché questa sono io, però almeno qualcuno tra me e il sole torna a sorgere.

Appena fuori dall'aeroporto, dal quale ho impiegato ben quaranta minuti ad uscire, ho subito cambiato la mia affermazione precedente, correggendo 'ideale' con 'reale'. Perché quello che sto vivendo è un lancio di catapulta in una giungla. Non c'è assolutamente niente di romantico o poetico nel ritrovarsi in una città sconosciuta, sola, affamata, disorientata. Anche se quella città è San Francisco.

Dopo un piccolo crollo mentale perché non riuscivo a salire su un taxi, ho deciso che forse sarebbe stato saggio concedermi tempo e spazio per realizzare quello che era appena successo. Intendo io che atterro dall'altra parte del mondo. L'idea era fare una passeggiata, ma dopo che la signora dell'ufficio informazioni mi ha detto di trovarmi a circa cinque ore a piedi dal centro, ho accantonato l'idea e ho preso un taxi. Avrei potuto chiedergli di lasciarmi dove sono diretta, ma la mia brillante mente ha pensato che fosse una cosa intelligente esplorare la città. Una metropoli. E per di più sono senza internet e senza cartine della zona.

Raggiunta la Union Square, nessuno ha saputo spiegarmi come arrivare al mio Bed & Breakfast. Quel posto che avrei chiamato 'casa' per un bel po' di tempo a partire da oggi.

Sempre che riesca ad arrivarci.

Avevo trovato quel posto un po' per caso, e più che un B&B mi era sembrata una residenza per gente come me. Gente col terrore di abitare da sola. E così l'ho scelto subito: l'idea di non dover vivere come un'eremita in un appartamento squallido, magari in un quartiere dello spaccio, mi aveva davvero allettata. E poi, calcolando le spese mensili, mi verrà a costare all'incirca quanto un appartamento in affitto.

Continuo a fermare gente invano da un'ora a questa parte. Possibile che ci siano solo turisti che ti rispondono 'non sono di qui, mi dispiace'? Dispiace anche a me, perché non so dove andare.

Poi un ragazzo, forse per pietà, mi indica un camioncino-edicola. Mi lancio verso la ragazza dietro al banco. E forse le sembrerò una pazza, a giudicare da come mi sta guardando.

«Ciao, come posso aiutarti?»

Ho il fiato corto e mi sento le guance in fiamme.

La ragazza è giovane, forse ha la mia stessa età. I suoi lineamenti sono stupendi e risaltano ancora di più grazie alla felpa verde che indossa. I capelli castani le ricadono con morbide onde sulle spalle. Io devo sembrarle disperata invece.

«Ciao» sfoggio il mio sorriso più convinto «avrei bisogno di un biglietto per l'autobus e di una SIM»

La ragazza si allunga verso il ripiano sopra la sua testa e mi porge una bustina di plastica rigida.

«Ecco tieni. Per il biglietto invece potresti farlo dal cellulare, ma se preferisci ne ho alcuni qua. Quale ti serve?»

«Dovrei raggiungere un B&B, ma non ho idea di dove si trovi» rispondo in imbarazzo.

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