2. FOREIGNERS' B&B

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Ci perdiamo in questo mondo,
perché quello che abbiamo dentro è troppo profondo.


Grazie ai consigli di Leda sono riuscita a prendere l'autobus giusto e arrivare al mio B&B senza finire in uno strip club chissà dove a San Francisco.
Quando spalanco la porta a vetri, l'odore di traffico lascia spazio ad un profumo di caffè che mi invade le narici e stimola ancora di più la mia fame.

«Ciao, posso aiutarti?» dice la ragazza della reception vedendomi senza bagagli e disorientata.

Sorrido alla dolcezza della sua figura: ha un maglioncino celeste, di quelli che solo a vederli sembrano morbidissimi. I suoi capelli biondi sono raccolti in un ciuffo volutamente disordinato, che le dona un'aria pacata e casalinga.

«Ciao, sono Bianca. Ho prenotato una stanza qua»

La ragazza mi sorride e poi inizia a cercare sul computer.

«Rogatis Bianca. Piano Europa, stanza Spagna, scusaci ma l'Italia è già occupata, si libererà tra una settimana, allora potrai trasferirti lì se vorrai»

Sorrido per l'attenzione a quel dettaglio.

«Ti spiego meglio: i cinque piani del B&B hanno il nome dei continenti e le camere di qualche nazione che si trova lì» aggiunge, intuendo bene la mia sorpresa.

«Il piano terra è l'America, la sala dei pasti, la piccola biblioteca e la sala relax confluiscono invece nel California Space. Mentre le altre stanze che si trovano in quel corridoio» dice indicando una porta chiusa «sono camere».

Mi guardo intorno e mi ritrovo a sorridere, apprezzando il carattere cosmopolita del B&B, che mi fa sentire meno estranea, meno straniera.

«Ti dico qualche regola al volo, che imparerai comunque passando il tempo qua» continua cordialmente «La colazione si serve tra le sei e le dieci, abbiamo caffè, tè, succhi, qualcosa di salato e dolci vari. Il B&B è aperto ogni giorno a qualsiasi ora, ma dopo le dieci di sera chiediamo la quiete pressoché totale ai nostri ospiti, mentre per eventuali rientri oltre la mezzanotte, dovrai suonare il citofono fuori, così qualcuno della reception ti aprirà»

Annuisco memorizzando gli orari.

«Ah, dimenticavo, la quota va saldata ogni primo del mese» aggiunge.

«Ho capito, grazie» rispondo assimilando queste informazioni decisamente essenziali.

«Ecco le tue chiavi». Mi porge un mazzo con un portachiavi a forma di bandiera spagnola «due sono della tua stanza, la terza è la lavanderia. Domande?» chiede iniziando a inserire qualche dato nel computer.

«No» dico di getto, ma mi correggo «cioè sì, ho spedito le mie cose a questo indirizzo, dovrebbero arrivare tra qualche giorno, se non dovessi esserci, sarebbe possibile tenerle in custodia?»

«Certo! Per queste cose logistiche puoi chiedere a Michael, aspetta te lo chiamo subito»

Mi guardo intorno, mentre lei dice qualcosa ad una radiolina. Le pareti sono di legno chiaro, con alcuni quadri raffiguranti spiagge e alcuni skylines che riconosco: New York, Chicago, Washington e la stessa San Francisco. Questo posto è surreale.

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