31. CHIUSA PARENTESI

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È quando gli ingranaggi iniziano a incastrarsi  
che le cose tornano a funzionare. 


Mi sveglio al mattino seguente con una strana sensazione di pace che mi pervade. Mi volto di scatto, temendo che quello che è successo sia solo un sogno. Ma Nik è lì, addormentato accanto a me, con solo i boxer indosso. I suoi capelli scompigliati lo rendono ancora più bello. I muscoli sono rilassati ma, nonostante ciò, rimangono evidenti sotto il manto di tatuaggi. Dischiude leggermente le labbra e lascia andare qualcosa di simile ad un sospiro. Sorrido divertita. 

Nik apre un occhio e si volta a pancia in su, con un braccio sulla testa. 

«Che cosa ridi?» biascica con voce roca. 

«Niente» rispondo continuando a sorridere. 

Lui allarga un braccio e, senza cambiare posizione, mi attira a sé, e io mi accoccolo al suo fianco. 

«Che ore sono?» 

«Non ne ho idea» rispondo sperando che sia veramente presto, per rimanere ancora un po’ con lui. 

«Vuoi fare colazione?» chiedo guardandolo dal basso. 

«In effetti, potrebbe essere una buona idea» dice tenendo gli occhi chiusi. 

«Caffè?» 

«Mhm pensavo a qualcosa di più… dolce» 

«Caffè zuccherato?» 

«Camomilla» risponde voltandosi su un fianco. Così mi trovo schiacciata contro il suo petto che profuma di casa. 

Lo guardo stranita. «Da quando bevi la camomilla?» 

«Intendevo un altro genere di camomilla» sussurra premendo le narici nei miei capelli. 

«Oh» realizzo. 

«Ti metto ancora in imbarazzo?»

«No...cioè...» 

Nik ride. «Eppure sai, quando ieri sera ti strusciavi su Evans, non mi sembravi in imbarazzo» 

Mi allontano di scatto. Perché l’ha tirato in ballo? «Non c’è niente tra me e lui».

«Lo so bene» risponde calmo «ma volevo capire com’eri finita a fare quei giochetti»  

«Noia» 

«Una volta leggevi per noia». Mi fissa negli occhi severo.

«Perché vuoi parlarne?» chiedo stizzita. 

«Perché sai,» si rigira una mia ciocca di capelli tra le dita «mi crea un certo fastidio pensare che lui ti abbia toccata, in qualsiasi modo» 

Mi irrigidisco. Detto così mi fa sembrare una poco di buono. 

«Tu non c’eri»  

«Ieri sera ti avevo appena sc–» 

«Non dirlo» lo interrompo. Sentirlo parlare così di noi mi urta, lo fa sembrare qualcosa di freddo. 

PHOENIX - Edelweiss Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora