18. FOOTBALL

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Quando le acque sono calme,
non pensare alla tempesta in arrivo.


Oggi è il gran giorno per Nik e la squadra di football della CMU. Tutto il campus è in trepidazione, persino i professori hanno spinto gli studenti a sostenere la squadra: 'i vostri colleghi portano alto il nome dell'università, dovete fare il tifo per loro!'

L'ultima volta che la CMU si era giocata la qualificazione al campionato nazionale universitario di football, correva l'anno 1974 e oggi, dopo quasi cinquant'anni, hanno la possibilità di replicare. Quell'anno lo vinsero, ma noi ci accontenteremmo di riuscire a parteciparvi intanto, visto che alle partite ci saranno alcuni osservatori per reclutare promesse da inserire nelle big del football vero, quello della National Football League.

«Che ansia!» strilla Leda in camera mia. Indossa un cappellino verde e la maglia di suo fratello.

Sorrido tesa. Anche io sono in ansia, nell'ultima settimana Nik e gli altri non hanno fatto altro che parlare di oggi, che è come una finale per loro, un piccolo Superbowl.

È incredibile quanto si possa avvertire la pressione di qualcosa che succede a chi vuoi bene, nonostante tu ne sia completamente estranea. Perché sì, non ho mai visto una partita di football americano prima d'oggi, cosa di cui Nik è profondamente contrariato. E nelle due settimane che sono passate dalla sera di San Valentino, nelle quali ci siamo frequentati con regolarità, non ha mancato di farmelo sapere.

«Siete pronte?» chiede Mike dall'altra parte della porta.

«Sì!» risponde Clary.

Tutto il campus sarà presente, vestiti di verde e bianco, con sciarpe, facce truccate, bandierine, ognuno tiferà i ragazzi a modo suo, persino Alex ha deciso di accompagnarci.

Nik non si è mostrato molto felice della presenza del mio 'amichetto italiano', come lo definisce lui. Ma dopo una piccola discussione siamo riusciti a giungere ad un compromesso: io non ucciderò tutte quelle che si metteranno ad urlare il suo nome e lui si farà andare bene la presenza di Alex.

Mentre siamo in auto Leda e Mike cercano di spiegarmi qualche regola ma, in tutta onestà, non ci sto capendo niente.

La mia mente è modellata per comprendere salti e passi di coreografia sui pattini, non è pronta ad accogliere le regole di un gruppo di maschi agguerriti che si danno spallate e sulla cui testa vola una palla affusolata.

«Ma tu le sai queste cose?» chiedo a Clary seduta nel posto davanti.

«No, ma non dirglielo» sussurra ridendo.

«Allora, interrogazione...» esordisce Mike fermo ad un semaforo rosso.

Faccio la finta tonta, guardando fuori dal finestrino.

«Dai sono facili le domande!» mi sprona Leda.

Sbuffo. «Ragazzi io vi voglio bene, ma non mi entrano in testa queste cose, non ce la faccio»

«Almeno qualche informazione?» si lamenta Mike.

«Quando saremo lì mi farete la telecronaca in diretta» dico con un sorriso, sperando che se la bevano, dato che probabilmente alla partita sarò troppo concentrata a seguire gli spostamenti dell'unico giocatore che mi interessa, quello con il 5 sulla schiena e il comportamento da pazzo omicida mentre si lancia a capofitto contro gli avversari.

Dopo varie discussioni tra Mike e Alex, che sembra sinceramente interessato a capirci qualcosa, arriviamo al campus. Fiumi di gente si riversano all'interno del cancello che, per la prima volta da quando sono arrivata, è spalancato. Ognuno ride, bicchieri di birra svolazzano a destra e a manca, ogni angolo del campus è tappezzato di striscioni e stelle filanti colorate.

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