8. VIGILIA DI NATALE

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La definisco paradossale
la convinzione di essere più forti dell'attrazione.


Dopo la serata al Mimetic ho avuto ben poche altre occasioni di uscire, visto che Leda è partita per Brooklyn e Clary sta festeggiando in anticipo il Natale con suo padre, in vista della partenza per Oakland. Il mio tempo ormai è diviso tra il lavoro in caffetteria e il Foreigners', dove insieme ai fratelli Burke stiamo finendo di decorare. Amie mi ha spiegato che è importante che, per il periodo in cui i genitori passeranno il tempo qua, tutto fili liscio. La gestione del B&B di San Francisco è nuova per loro, gliel'hanno affidata da poco più di un anno e devono dimostrare di essere dei buoni padroni di casa.

Persino Dan sembra fare di tutto per assicurarsi che le cose vadano per il verso giusto, anche se non riesco a capire se sia perché è interessato o solo perché gliel'hanno chiesto i suoi fratelli e non direbbe mai di no a loro. Quando li vedo tutti e tre insieme ho questa sensazione che anche Dan possa amare.

Forse con le persone giuste chiunque impara ad amare.

Passo l'ultimo strato di gel tra i capelli, che per la cena di Vigilia di stasera ho deciso di raccogliere in una coda alta che mi ricade morbida sulla schiena in una treccia degna di Rapunzel. Idea di Amie, non mia. Io li avrei lasciati sciolti... e soprattutto, puliti.

Mentre mi guardo allo specchio realizzo quanto il tempo stia passando velocemente, ormai sono due settimane che vivo a San Francisco e quindi che ho conosciuto i miei amici.

Mi trovo bene qui: questa grande città inizia ad entrarmi nel sangue, rimpiazzando le abitudini da paesana che mi porto dietro dall''Italia. Persino la CMU ora sembra più accogliente di quando ci ho messo piede la prima volta. In questi giorni, tra un turno e l'altro, sono riuscita a dare una sbirciatina al campus: la biblioteca è stata la prima meta. È immensa, molto più di quello che mi ero immaginata guardandola da fuori. La cosa migliore è che è stata divisa in due sezioni, quella vecchia, che risale forse alla costruzione del campus, si articola per tutto il primo piano, gli scaffali, che sembrano toccare il soffitto, sono in legno scuro e le pagine dei libri hanno quell'odore caratteristico di muffa, di tempo, di vissuto che raccontano la storia di tutte le mani che le hanno sfogliate. Per i meno romantici invece è stato aggiunto un secondo piano, più moderno, con i libri raccolti in modo ordinato sugli scaffali bianchi, il tutto coronato da un'illuminazione a led che mi fa venire il mal di testa solo a ripensarci.

Per quanto riguarda il resto del campus sono riuscita solo a dare un'occhiata ai giardini esterni dietro la palestra, quella zona che avevo intravisto il primo giorno al di là dell'arco. Con mia grande sorpresa ho scoperto dell'esistenza non solo di un campo da football circondato da piste per l'atletica, ma anche di una zona relax enorme costellata di tavolini in legno.

Vagare all'interno del campus non mi ha risparmiata però dall'incontrare Nik e gli altri Sharks, lui non mi ha più rivolto la parola e io me ne sono guardata bene dall'andare in cerca di guai.

Per questo, parlare e interagire con Luke è molto difficile, c'è sempre lui intorno. Gli unici momenti di tregua sono durante i miei cambi turno, quando Luke fa un salto in caffetteria, o quando si offre per accompagnarmi a casa, nonostante io gli abbia detto più volte di no, dato che il suo mezzo consiste in una moto che solo a vederla mi fa venire i brividi. Inoltre sapere che ci ha messo le mani Sam per farci chissà cosa mi spinge ancora di più a rinunciare ai suoi passaggi.

Luke, a differenza di Nik, è gentile, o per lo meno non mi squadra dalla testa ai piedi ogni volta che mi rivolge la parola. Nutro ancora dei dubbi su di lui, a tratti sembra volere la mia compagnia senza secondi fini, a volte mi guarda con quegli occhi da predatore che hanno tutti gli Sharks, altre volte ancora mi ignora, atteggiandosi in modo insolente con altre ragazze del campus, che lo assecondano, felici di avere le sue attenzioni.

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