𝟏𝟓. 𝑰 𝒘𝒂𝒕𝒄𝒉 𝒚𝒐𝒖 𝒘𝒂𝒕𝒄𝒉 𝒉𝒆𝒓

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All alone, I watch you watch her
Like she's the only girl you've ever seen
You don't care, you never did
You don't give a damn about me
Yeah, all alone, I watch you watch her
She is the only thing you've ever seen
How is it you never notice
~Hate u, love u, Olivia O’Brien

All alone, I watch you watch herLike she's the only girl you've ever seenYou don't care, you never didYou don't give a damn about meYeah, all alone, I watch you watch herShe is the only thing you've ever seenHow is it you never notice~Hate u, love...

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Avevo circa 7 anni quando ho capito di amare la pioggia.

Era un giorno di novembre, Tilly me lo racconta spesso quando ci ritroviamo a fare delle chiacchierate sul passato. 

Avevo litigato con Aidan perché non voleva giocare alle bambole con me e allora ero scappata dalla saletta. Volevo uscire ma fuori c'era una pioggia fortissima.

Aidan mi aveva inseguito, così per non parlargli ero fuggita fuori sotto la pioggia. Lui mi gridava di rientrare ma io avevo iniziato a saltare nelle pozzanghere, ridendo a squarciagola. 

Tilly ovviamente ci aveva rincorso, girandomi di rientrare subito perché altrimenti mi sarei beccata una bella febbra visto che indossavo solo un maglioncino sopra un paio di pantaloni. 

Aidan era rimasto fermo sulla soglia della portafinestra gridandomi di rientrare e ripetendo che l'avessi fatto lui avrebbe giocato alle bambole con me, ma io ridevo, ridevo e basta ormai completamente fradicia. 

Poco dopo, lui mi raggiunse sotto la pioggia e iniziammo a danzare insieme ridendo a più non posso con Tilly che ci pregava di rientrare. 

Il giorno dopo avevamo entrambi una febbre altissima, ma eravamo abbracciati nello stesso letto a litigare su quale film Disney vedere e a noi andava bene lo stesso.

Da quel giorno non ho mai smesso di amare la pioggia. 

E adesso, quasi dieci anni dopo, sono ancora qui sotto la piaggia a sorridere come una bambina.

«Dovremmo rientrare» suggerisce Jackson con le mani nella tasche, osservandomi con occhi brillanti.

«Perché?» gli chiedo girando con le braccia aperte. Sento la felpa completamente bagnata, i capelli fradici appiccicati al volto e le gocce di pioggia scivolarmi sulla pelle. «Si sta bene qui sotto».

«Ti prenderai un malanno» riprova, ma non si muove. Se ne resta con le mani nelle tasche a guardami con un sorriso in volto. I capelli gli si sono appiccicati al volto e gocce di pioggia gli scivolano lungo la mandibola, poi per tutto il collo fino a finire nello scollo del maglione. 

Così bello, così perfetto e così mio.

«Dai vieni» mi esorta, allungando la mano verso di me. «Andiamo».

Mi sento tutte le ossa congelate, ma non mi importa perché mi piace da morire questa sensazione.

Intreccio le dita con le sue e poi iniziamo a correre per tutta la discesa, dove in fondo c'è la sua macchina, ma non ci dirigiamo verso il veicolo, ma verso una grande casa che prima non avevo notato. 

𝐂𝐇𝐀𝐍𝐆𝐄𝐎𝐕𝐄𝐑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora