La decisione

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"che significa che te ne devi andare?"
Chiese Bulma, confusa. Il Sayan si alzò in piedi e le diede le spalle.
"Non posso rimanere qui a farmi distrarre da te."
Lo disse a denti stretti e questo atteggiamento, oltre alle parole, ferí Bulma.
"Ah, quindi, mi stai dicendo che è colpa mia? Hai proprio una bella faccia tosta!"
Rispose Bulma, arrabbiata e triste al tempo stesso.
"Tu non capisci, io non voglio solo raggiungere il livello di Kaaroth, io desidero oltrepassarlo!" Disse, alzando lo sguardo verso il soffitto con i pugni chiusi.
"Ma è mai possibile che tu non pensi ad altro? Non pensi a me, a noi, a quello che abbiamo creato?"
Il Sayan non le rispose, aveva altro per la testa, il suo obiettivo non era ancora stato raggiunto, non del tutto e questa era l'unica cosa al quale pensava.
Bulma, vedendo che le sue parole non sortivano alcun effetto, si mise a piangere. Certo, lui la pensava in quel modo, ma al tempo stesso sapeva che stare lontani non avrebbe fatto del male solo a lei. Era il suo orgoglio a parlare e ancora una volta gli stava dando ascolto.
"Ascolta, se te ne vai le cose tra di noi si complicheranno!" Disse Bulma, con un filo di disperazione nella voce. Non voleva separarsi da lui.
"Starai benissimo anche senza di me." Rispose lui, guardando in basso. Non osava guardarla negli occhi e Bulma pensò che fosse anche un po' vigliacco da parte sua.
"Sei tu quello che non riesce a capire, io non voglio che te ne vai! Per favore, pensaci! Promettimi che ci penserai!"
Disse Bulma, appigliandosi ad una speranza che forse neanche esisteva. Il Sayan non le rispose, rimase immobile a fissare il pavimento.
"Perché sta succedendo tutto questo? Capisco il suo punto di vista, ma pensavo che tra noi tutto stesse funzionando, che non ci fossero problemi." Pensò Bulma, nel mentre le lacrime avevano iniziato a scenderle copiosamente sulle guance.
Vegeta, dopo un lungo attimo in cui i due non parlarono, si rimise la maglietta e i pantaloni, poi si avviò verso la porta e uscí, senza dire altro. Bulma restò immobile con lo sguardo perso nel vuoto. Non voleva crederci, non stava succedendo davvero. Dove sarebbe andato e per quanto tempo?
Decise che era il momento di parlarne con qualcuno. Non poteva tenersi quel grosso peso dentro, doveva condividerlo. Condividere le sue paure e le sue insicurezze, così prese la macchina e si diresse a casa di Chichi.
Arrivata a destinazione, la donna la accolse con gentilezza e Bulma si sentí come a casa.
"Ciao, Bulma! Quanto tempo che è passato, come stai?"
Chiese Chichi.
"Ciao, ecco io..devo raccontarti un po' di cose."
"Ti vedo turbata, qualcosa non va? Entra pure, accomodati."
Le due donne si sedettero al tavolo.
"Ti va una tazza di caffè? L'ho appena preparato." Disse Chichi.
"Oh, si! Ti ringrazio!"
Bulma bevve un sorso di caffè, mantenendo un' aria cupa e triste.
"Allora, raccontami. Cosa c'è che ti turba?"
Chiese Chichi e Bulma iniziò a raccontarle tutto dall'inizio, senza tralasciare nessun dettaglio. Quando ebbe finito, Chichi era sconvolta.
"Che cosa??? Tu e Vegeta avete una relazione???"
Chiese, con enorme stupore.
"Sì, esatto, ma ora sembra che a lui non vada più bene. Insomma, oggi se n'è uscito con il fatto che vorrebbe andarsene, ma io non voglio questo, non lo sopporterei, capisci?"
Disse Bulma.
"Andarsene? E dove?"
Chiese Chichi.
"Non lo so, non me lo ha detto."
Le due stettero in silenzio per un po', poi Chichi esordì:
"Beh, magari nel frattempo ha cambiato idea, non puoi saperlo. Prova ad aspettare questa sera e affrontalo di nuovo. Digli ciò che provi, magari funzionerà."
Disse, speranzosa.
Bulma in cuor suo sapeva benissimo cosa provava per il Sayan, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirglielo, anche lei possedeva un po' di orgoglio e si era messa in testa che non avrebbe corso, che le cose si sarebbero fatte serie con il tempo. Ben presto le cose erano cambiate, lei e Vegeta avevano iniziato a frequentarsi seriamente e in più non aveva tenuto conto di una cosa: del suo cuore. Il suo cuore ormai batteva all'impazzata ogni volta che lui era con lei, ogni volta che la spogliava o anche solamente quando era nei paraggi. Bulma non poteva più mentire a sé stessa. Se gli avesse rivelato ciò che provava, forse non sarebbe partito. Come aveva detto Chichi, forse avrebbe cambiato idea e così decise che quella sera avrebbe affrontato di nuovo il Sayan.
"Ti ringrazio, Chichi. Salutami Goku e Gohan, d'accordo?"
Si congedò Bulma.
Rinfrancata nello spirito, si avviò verso casa. Ormai era giunta la sera ed era quasi ora di cena.
Tornata a casa, notò che Vegeta non c'era e che non era nemmeno nella sua stanza, così decise di cenare da sola. I suoi genitori erano di nuovo fuori città e sarebbero tornati l'indomani mattina.
Dopo cena, andò nella sua stanza a mettersi il pigiama e mentre si stava vestendo, Vegeta entrò silenziosamente, senza bussare. Bulma si voltò e vide che teneva una sacca in mano, allora capì. Aveva deciso di andarsene.
"E così hai deciso. Te ne vai."
Gli disse, il Sayan non rispose ma piuttosto si diresse verso la porta finestra e la aprì. Bulma allora si precipitò verso di lui e disse:
"No, aspetta, ti prego!"
E gli si gettò con le braccia intorno alla vita.
"Ti prego, non andartene..io..io ho bisogno di te.." disse, con le lacrime che avevano iniziato a scenderle dagli occhi.
"Ascoltami, possiamo risolvere la situazione insieme, posso lavorare ad altri progetti e tu potrai continuare ad allenarti qui, senza dovertene andare. Io ti starò alla larga, te lo prometto! Ti lascerò in pace, ma ti prego, non lasciarmi!" Disse, in lacrime. Il Sayan seguitava a non risponderle. Bulma lo strinse un po' di più.
"Ti prego...non lo fare! Io...io ti.."
Le parole le morirono in gola.
"Ma perché non riesco a dirglielo?" Pensò.
"Lasciami."
Disse il Sayan, con un tono che non ammetteva repliche. Bulma, riluttante, lo fece. Lo vide volare fuori, ma fermarsi a mezz'aria.
"Tornerai, non è vero?"
Gli chiese, allora. Lui rimase in silenzio. Si voltò a guardarla, senza però proferire parola.
"Tornerai?"
Gli chiese, alzando di più la voce. Il Sayan si voltò e volò lontano. Bulma rimase sola a guardare il cielo.

Rimasta sola, si sedette a terra e pianse tutte le sue lacrime. Non poteva essere finita così. Stentava a crederci.
"Forse è stata tutta colpa mia. E se gli fossi stata troppo addosso? Eppure non mi sembra di aver fatto qualcosa di sbagliato o eccessivo nei suoi confronti. L'ho sempre rispettato, nonostante il suo carattere scorbutico, perciò non capisco." Pensò.
Nel frattempo, qualcuno aveva bussato alla porta.

Andò ad aprire e si ritrovò davanti Yamcha.
"Yamcha, che ci fai qui a quest' ora?"
"Ehi, Bulma! sei sola...per caso?"
Yamcha biascicava le parole e lei comprese subito che era ubriaco.
"Yamcha, ti prego, non è il momento adatto."
Stava per chiudere la porta ma lui la prese per un braccio e la fermò.
"Non..non vuoi che entri?"
"Yamcha, per favore! Sei ubriaco, vattene! Torna quando sarai tornato in te."
Ma il giovane non le diede retta e la spinse all'interno, facendola quasi cadere a terra dalla forza. Bulma rimase pietrificata dalla paura.
"Non dovresti essere così scortese...gli ospiti si fanno entrare." Disse Yamcha e così facendo entrò in casa. Bulma tentò di indietreggiare, ma il ragazzo la raggiunse e la prese per un braccio.
"Yamcha, lasciami! Mi fai male!"
Urló Bulma, ma il ragazzo non la lasciò. La fece indietreggiare e poi la scaraventó sul divano.
"Adesso ci penso io a te...sei pronta?" Le chiese, con un ghigno sulla faccia, beffardo.
"Cos'hai intenzione di fare?" Chiese lei, spaventata. Lui era incontrollabile e la guardava famelico, lei incapace di muoversi, terrorizzata. Le andò sopra e le strappò la maglietta, lasciandola solo con il reggiseno.
"Non sai quanto ti desidero, Bulma." Disse e le tenne ferme le braccia. Nel frattempo la ragazza si dimenava, invano.
"Yamcha, smettila! Basta! Lasciami andare!" Ma lui non le diede ascolto. Con una mano le teneva le braccia, mentre con l'altra le strappava le mutandine. Bulma ricominciò a piangere e lui non si fermò nemmeno di fronte alle sue lacrime.
"Stai un po' ferma, dannazione!" Imprecò Yamcha, poi si slacciò i pantaloni ed entró dentro di lei. Bulma lanciò un urlo e subí quella tortura per un tempo che le parve lunghissimo, ma erano passati solo dieci minuti. Quando ebbe finito, Yamcha si ricompose e la lasciò andare.
"Ora sì che sono soddisfatto."
Disse. Bulma continuava a piangere e singhiozzare. Yamcha aveva approfittato di lei in quel modo ed era sola, completamente sola.
"Vegeta, dove sei? Perché non sei qui a proteggermi?" Pensò e nel frattempo continuava a piangere. Yamcha si diresse verso la porta, lentamente, per non perdere l'equilibrio.
"Ti ringrazio, Bulma. È stato un vero piacere vederti." Poi chiuse la porta e lei rimase sola, in quella grande casa, a disperarsi. Guardò a terra la sua maglietta strappata e le sue mutandine ormai distrutte e continuò a piangere. Aveva appena vissuto un incubo e una cosa del genere non l'avrebbe mai scordata.
"Oh, Vegeta, se solo tu fossi stato qui, tutto ciò non sarebbe successo!" Disse tra sé. Si mise le braccia intorno alla vita e nel frattempo avvertiva un dolore lancinante dentro di sé. Yamcha era stato peggio di un animale e non se lo sarebbe mai aspettata da lui. Le aveva fatto violenza, una violenza che finora aveva visto solo nei film, anzi, nemmeno in quell'occasione erano stati così brutali.
"Dannazione, Yamcha! Cosa ti è venuto in mente?" Pensò e lentamente si alzò, stando attenta a non perdere l'equilibrio.
"E adesso? Che cosa faccio?"

Una storia complicataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora