Perdono

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"Ho bisogno di una doccia."
Disse tra sé Bulma e si diresse verso il bagno. Il dolore era molto forte e faticava a camminare. Entrò in bagno, accese l'acqua e si tolse ciò che le era rimasto degli indumenti.
Nel frattempo continuava a piangere e ad arrovellarsi:
"Ma perché capitano tutte a me? Che cosa ho fatto di male? Yamcha, sei stato davvero crudele!"
Il viso le era diventato rosso e i singhiozzi si fecero più rumorosi. L'eco della sua voce disperata si disperse nella stanza e tutto intorno a lei iniziò a girare.
"Mi fa male la testa." Disse, poi si alzò a fatica e si mise sotto il getto d'acqua.
"Voglio assolutamente togliermi di dosso tutto quello che mi ha lasciato, mi sento sporca e non mi piace." Disse tra sé e iniziò a frizionarsi le gambe e le parti intime con una spugna e del sapone.
"Brucia da morire!" Pensò, quando il sapone raggiunse la zona che era appena stata martoriata. Intanto le lacrime continuavano a scenderle dalle guance.
Dopo essersi insaponata tre volte anche il resto del corpo, si accorse che Yamcha le aveva lasciato dei brutti segni viola sulle braccia.
"Non ci voleva, devo pensare ad una soluzione."
Pensò e subito le venne in mente cosa fare:
"Basterà indossare delle magliette con le maniche lunghe. Sì, non se ne accorgerà nessuno." Pensò e uscì dalla doccia. Andò in camera e prese un pigiama pulito e poi si sedette sul letto a guardare fuori.
"Oh, Vegeta..." Pensò e si rimise a piangere, pianse per la vergogna, per il danno enorme subito e soprattutto perché si sentiva dannatamente sola. Perché era successo tutto questo? Qualcuno da lassù le voleva così male da meritarsi un trattamento simile?
Quella notte non dormí, cercò di farlo ma i flashback di quella sera le attraversarono la mente e non la lasciarono in pace un solo attimo. Non dormí neanche le notti seguenti, ma nonostante questo riuscì tranquillamente a dissimulare e a non fare scoprire a nessuno il suo segreto.
Yamcha, nel frattempo, qualche giorno dopo, decise di passare a trovarla, ignaro di ciò che aveva fatto. A causa dell'alcool la sua memoria era offuscata e ricordava solo a tratti cosa era accaduto quella brutta notte.
"Ciao Yamcha!" Salutò la signora Brief.
"Salve, signora Brief! Come va? Bulma è in casa?"
La signora Brief stava seduta al tavolino esterno della casa, nel giardino, a leggere una rivista.
"Oh, si, Bulma è in casa. A proposito, vorrei parlarti di lei, ti dispiace sederti, caro?" Gli chiese la signora Brief.
"Ma certo, mi dica pure."
"Sai, da quando Vegeta se ne è andato mia figlia non è più la stessa, è tanto giù di morale."
"Come? Vegeta se ne è andato?"
Chiese il giovane, sorpreso.
"Sì, esatto. Vegeta se ne è andato e non le ha nemmeno detto se tornerà. La mia bambina è tanto sconvolta, glielo leggo negli occhi. Perché non le fai un po' di compagnia? Potreste ricominciare ad uscire insieme!"
Yamcha divenne rosso per l'imbarazzo al pensiero. I due si erano lasciati in buoni rapporti e ora che Vegeta era fuori dai piedi, pensò di poter tornare alla carica, proprio come gli aveva suggerito la signora Brief.
"Vedrò cosa posso fare, grazie signora Brief."
Si congedò ed entrò in casa. Bulma era sul divano anche lei intenta a leggere e quando si trovò davanti Yamcha quasi le venne un colpo.
"Che diavolo sei venuto a fare qui? Vattene via!" Lo affrontò a muso duro la ragazza, alzandosi in piedi. Yamcha era confuso.
"Che significa? Che ti prende, Bulma?"
"Non fare il finto tonto con me, sai benissimo quello che hai fatto! Stai lontano da me!"
Gli intimò la ragazza, Yamcha continuava a non capire.
"Non ti capisco, cosa è successo, si può sapere?"
"Ah, ora fingi anche di non saperlo, vorrà dire che ti rinfrescherò la memoria. Questi me li hai fatti tu!"
Disse la ragazza e si tirò su le maniche della maglietta, scoprendo i lividi viola.
"Come sarebbe? Io non ti farei mai del male...io.."
"E invece ti sbagli, mi hai fatto del male eccome! Eri ubriaco e hai abusato di me!"
Yamcha a quelle parole rimase sbalordito.
"A - abusato? Hai..hai detto?" Chiese, balbettando.
Bulma iniziò a piangere e Yamcha le si buttò ai piedi, in ginocchio davanti a lei.
"Ti prego, Bulma, perdonami. Non ero in me quella sera, non ricordo neanche quello che ho fatto, non pensavo a una cosa del genere! Credimi!"
Il giovane iniziò a singhiozzare, disperato.
"Come ti è venuto in mente, Yamcha?"
Chiese lei, con le lacrime agli occhi.
"Io..io davvero non lo so...non so cosa mi sia passato per la mente. Credimi! Sono mortificato, te lo giuro!"
"Mi dispiace, Yamcha, non posso perdonarti una cosa del genere. Vattene via, ora, per favore."
Disse Bulma, categorica.
"Troverò il modo di farmi perdonare, te lo prometto."

Una storia complicataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora