Sai che c'è di nuovo?

52 3 0
                                    

"Vegeta, sono incinta!"
Disse tra sé Bulma, mentre camminava avanti e indietro in bagno, con indosso un asciugamano a coprirle il corpo nudo.
"No, così non va bene. Devo essere più decisa.."
Disse, per poi fermarsi e mettere le mani sui fianchi. Con sguardo determinato e voce perentoria disse:
"Vegeta! Sono incinta!"
Dopo aver pronunciato la frase però, non si reputò soddisfatta.
"No, così è troppo, non lo voglio certo aggredire!"
Continuò, sconsolata.
"Eppure ci deve essere un modo adatto per dirglielo..."
Toc - toc.
Qualcuno bussò alla porta.
"Ehi, allora lì dentro, si può sapere cosa diavolo stai facendo? Ho bisogno di una doccia!"
Era Vegeta, naturalmente, che con il suo solito tono poco gentile reclamava il bagno.
"Esco subito, tesoro!"
Rispose Bulma, civettuola.
Aprì la porta e lo trovò appoggiato al muro, in una delle sue tipiche pose, con le braccia conserte e lo sguardo corrucciato.
"Ecco, entra pure, il bagno è tutto tuo!"
Gli disse Bulma, tenendo aperta la porta e lui fece per entrare quando:
"A proposito, c'è una novità.."
Disse lei, trattenendo il fiato. Lui si fermò dandole le spalle.
"Sono incinta...aspettiamo un altro bambino!"
Lo disse un po' timorosa, ignara della sua reazione.
"Bene, stavolta però sarò io a decidere il nome. Se sarà maschio lo chiameremo come mio padre."
Disse Vegeta, con un ghigno, pregustandosi già il fatto.
"E se fosse una femmina?"
Chiese maliziosa Bulma.
"Femmina?"
Chiese terrorizzato Vegeta.
"Ma si, tesoro, può essere che sia un altro maschio ma anche che possa trattarsi di una femmina, non ci hai pensato?"
Chiese Bulma, mentre Vegeta rifletteva, assorto e perplesso al tempo stesso.
"Una femmina..."
Rimuginava Vegeta.
"Beh, tesoro, facciamo così, se sarà maschio il nome sarà quello di tuo padre, ma se sarà femmina sceglierò io il nome, sei d' accordo?"
Disse Bulma, sorridendo.
"E sia, facciamo come dici tu."
Acconsentí Vegeta.
"Evviva! Non vedo l'ora di conoscere il sesso del bambino!"

Passarono le settimane ed arrivò il giorno dell'ecografia che avrebbe rivelato il sesso del bambino.
"Congratulazioni, signora. È una femmina!"
Disse il dottore, mentre la visitava.
"Davvero? Oh, come sono contenta! Chissà cosa dirà Vegeta, non vedo l'ora di dirglielo!"
Disse tra sé.
Tornata a casa, Bulma raggiunse il suo amato che si stava allenando nella Gravity room.
"Si sta ancora allenando. Beh, non importa, vorrà dire che lo aspetterò qui fuori."
Disse tra sé e si sedette su una sedia, in giardino.
Mentre si allenava, Vegeta pensava, come non aveva fatto altro durante quel periodo, alla possibilità di avere stavolta una figlia femmina. Bulma era serena e non pareva preoccupata all' idea, ma lui no. Era preoccupato, anzi, ne era quasi terrorizzato.
"E se un giorno decidesse di non voler avere a che fare con me? Per via del mio passato?"
Pensò, mentre andava su e giù con il corpo, arrivato ad un numero considerevole di flessioni.
Ad un certo punto, stanco e sudato, decise che era giunto il momento di uscire e farsi una doccia. Magari gli avrebbe schiarito le idee. Uscendo trovò Bulma che lo aspettava.
"Ehi, Vegeta! Indovina un po'? È una femmina! Aspettiamo una bambina!"
Esordì Bulma, raggiante.
"C-come?"
Disse Vegeta e il mondo per lui, in quel preciso istante, si fermò.
"H-hai detto f-femmina?"
Chiese Vegeta, incredulo e terrorizzato.
"Esatto! Proprio così!"
Rispose Bulma, con un sorriso a trentadue denti.
"Siamo rovinati.."
Pensò Vegeta, disperato al solo pensiero.
"Che ti succede, tesoro? Sei pallidissimo! Stai bene?"
Chiese Bulma, preoccupata.
"Sia chiaro! Fino a che non avrà raggiunto i quarant'anni non uscirà di casa!"
Affermò Vegeta, perentorio.
"Non ti sembra di esagerare?"
Chiese Bulma, ma lui continuò, imperterrito.
"Se sarà come te siamo perduti, è la fine!"
Disse Vegeta, mettendosi letteralmente le mani nei capelli.
"Cosa intendi dire con questo?"
Chiese Bulma, alterandosi.
"Intendevo esteticamente."
Disse Vegeta.
"Oh, tesoro, questo è il più bel complimento che tu mi abbia mai fatto!"
Disse Bulma e gli si gettò con le braccia al collo. Vegeta non era avvezzo a complimenti e questo suo slancio, nonostante fosse dettato dalla paura più che dall'attrazione, la colse di sorpresa. Una piacevole sorpresa.
"Siamo nei guai fino al collo. Cosa succederà quando diventerà grande? Non ci voglio neanche pensare!"
Continuò Vegeta, sempre più in crisi.
"Vedrai che andrà tutto bene, tesoro. Siamo bravi genitori, non dimenticarlo!"
Disse Bulma, per rincuorarlo.
"Forse hai ragione, ho perso la testa."
Disse lui, dandosi un contegno.
"Capita a tutti, non ti preoccupare. Rientriamo ora, il sole sta tramontando."
Detto ciò, entrarono in casa.

Vegeta sedeva nel silenzio del salotto, solo la luce soffusa della lampada a piantana illuminava la stanza. Era tardi, ma il sonno non sembrava volergli far visita. Mancava ormai poco alla nascita di sua figlia, una femmina e il tumulto di emozioni che provava gli impediva di trovare pace.
Guardò verso la camera da letto, dove Bulma dormiva serenamente. Il pancione si sollevava e abbassava in un ritmo che lo rassicurava. Dopo aver saputo che avrebbe avuto una figlia femmina, Vegeta non aveva lasciato un attimo Bulma da sola e durante la notte dormiva accanto a lei con una mano sulla pancia, come ad accertarsi che andasse tutto bene in ogni momento.
Il suo cuore era un miscuglio di gioia e terrore. Da una parte, non vedeva l'ora di tenere tra le braccia quella creatura, di sentire il suo respiro, di guardare i suoi occhi. Immaginava già i momenti insieme: il primo sorriso, i passi incerti, gli insegnamenti che le avrebbe impartito. Ma dall'altra parte, un'ombra di paura gli serrava lo stomaco. Sarebbe stato un buon padre? Sarebbe riuscito a proteggerla e a darle tutto ciò di cui aveva bisogno?
Vegeta si alzò, dirigendosi verso la piccola cameretta che Bulma aveva preparato con tanta cura. Aprì la porta con delicatezza, quasi temendo di disturbare il silenzio. Le pareti erano dipinte di un tenue color rosa, e un mobile bianco conteneva vestitini minuscoli, piegati con amore. Si avvicinò alla culla e posò una mano sul bordo. Immaginava la bambina addormentata lì dentro, serena e protetta.
Sentì una fitta al cuore. La responsabilità lo travolse come un'onda. Aveva sempre voluto essere un padre presente, ora più che mai, come non lo era mai stato per suo figlio Trunks. Un punto di riferimento. Si sentiva inadeguato, come se ogni passo che avrebbe dovuto compiere fosse incerto e insidioso.
Si sedette sulla sedia che stava accanto alla culla a pensare:
"Sarò un buon padre questa volta?"
La sua mente vagò oltre. Le preoccupazioni si intensificarono. Il mondo non era sempre giusto o sicuro per le donne, e Vegeta lo sapeva bene. Avrebbe dovuto prepararla a difendersi, a farsi rispettare, a credere in sé stessa, nonostante tutto. Il pensiero di doverla vedere affrontare situazioni difficili, di doverla proteggere da pericoli e ingiustizie, suo malgrado, gli faceva male. Tempi incerti si profilavano all'orizzonte, e lui voleva essere la sua roccia.
Immaginava i momenti in cui avrebbe dovuto spiegarle perché alcune persone trattavano le donne in modo diverso, meno rispettoso. Avrebbe dovuto insegnarle a non accettare mai meno di ciò che meritava, ma soprattutto, a riconoscere quando qualcuno non era degno della sua fiducia.
Il pensiero di doverla vedere crescere e un giorno andare via di casa lo spaventava. Avrebbe dovuto essere lì per consolarla dopo il primo cuore spezzato e ovviamente a prendere a pugni chi avrebbe osato farla soffrire. Sperava di riuscire a darle la sicurezza di cui avrebbe avuto bisogno per affrontare tutto questo, senza mai perdere la sua identità.
Vegeta improvvisamente sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla. Si girò e vide Bulma, che lo guardava con un sorriso dolce.
"Non riesci a dormire?"
gli chiese lei, con voce assonnata.
"Sto pensando ad alcune cose"
rispose lui.
"Anch'io sono molto in ansia."
disse Bulma, accovacciandosi accanto a lui.
"Ma sai cosa? So che ce la faremo. Insieme."
Quelle parole lo rasserenarono. Si rese conto che non era solo. Avrebbe affrontato ogni sfida con Bulma al suo fianco. E, improvvisamente, il peso delle preoccupazioni sembrò alleggerirsi.
Vegeta si alzò e sorprendendo soprattutto sé stesso baciò sua moglie, poi tornò a guardare la culla, stavolta senza più le mille paranoie che lo avevano assillato fino a quel momento. Un futuro incerto, ma pieno di speranza li aspettava e Vegeta per la prima volta in quella lunga notte, sentì che, forse, sarebbe andato tutto bene.

Una storia complicataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora