Rivelazioni

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I giorni trascorsero tranquilli e la gravidanza procedette bene. Bulma nel frattempo stava pensando ai possibili nomi da dare al piccolo:
"Mi piacerebbe tanto Trunks, è un nome insolito ma che ha il suo fascino, secondo me." Pensò tra sé. Nel frattempo, il Sayan non l'aveva lasciata mai sola, almeno durante la notte, poiché durante il giorno riprendeva gli allenamenti.
I genitori di Bulma erano euforici e non vedevano l'ora di abbracciare il loro nipotino.
Arrivò il giorno fatidico, la data prevista per il parto e puntuale come un orologio svizzero il piccolo era pronto per uscire.
"Mamma, papà! Ci siamo! Dobbiamo correre in ospedale!" Disse Bulma tutto d'un fiato. Le acque si erano rotte e di lí a momenti sarebbe nato suo figlio. Le contrazioni divennero sempre più frequenti e il viaggio in macchina le parve interminabile, nonostante fosse distante dall'ospedale solo pochi minuti di macchina.
Arrivati, Bulma venne caricata su una barella e trasportata subito in sala parto.
"Spinga forte, signorina!" Le disse a un certo punto un'infermiera.
Bulma iniziò a spingere con tutta la forza che aveva.
"Ci siamo, vediamo la testa. Sta andando benissimo!" Disse un altro dell'equipe.
"Un paio di spinte e sarà fuori! Forza!"
Bulma allora spinse ancora e spinse così forte che le sembrò per un momento di stare per perdere i sensi.
"Trunks, bambino mio, esci fuori, ti prego!" Pensò, mentre seguitava a spingere.
Dopo un ulteriore spinta finale, finalmente, si udì un pianto. Il piccolo era nato.
"Ecco qua, signorina. Complimenti, è stata bravissima!" Le disse una delle infermiere e le porse il bambino.
Bulma si trovò davanti un paio di occhi azzurri come i suoi, una faccia paffuta e un ciuffetto sbarazzino lilla. Era il suo bambino. Suo figlio.
"Oh, amore. Sei bellissimo! Proprio come la tua mamma!" Gli disse e il piccolo si mise ad osservarla, incuriosito.
Più tardi, anche i genitori di Bulma conobbero il piccolo Trunks e ne furono entusiasti.
Tornati a casa, Bulma diede da mangiare al piccolo e nel frattempo pensava al fatto che di lì a poco avrebbe dovuto sottoporlo al test del DNA. In cuor suo sperava fosse del suo amato Vegeta, ma aveva anche il timore che fosse nato da un grosso errore di Yamcha e quel pensiero la tormentava in ogni momento.

Arrivò il giorno in cui dovette sottoporre il piccolo al test e si sentiva agitata come non mai.
"Devo stare calma." Si disse. Ma fece fatica ad ascoltarsi.
"Oh mio Dio e se fosse di Yamcha?"
Pensò e subito andò nel panico.
"Se fosse così cosa farò? Come la prenderà Vegeta? Oh, giusto, Vegeta!" Pensò e si diresse verso la camera gravitazionale. Voleva sapere il suo parere al riguardo, anche se iniziava a temere che a lui non importasse per nulla del bambino, conoscendolo. Il suo cuore era più duro di una pietra e il suo orgoglio ancora di più.
Aspettò che uscisse dalla Gravity room. Il piccolo dormiva e nel frattempo ci stava pensando sua madre a occuparsene.
"Ti aspettavo. C'è una cosa che devo chiederti." Esordí Bulma, non appena il Sayan fu uscito dalla camera gravitazionale.
"Prima di tutto devo dirti una cosa, una cosa che non sai." Continuò lei. Vegeta si era fermato ad ascoltarla.
"Io ti amo..." Disse, con una tale naturalezza che la spiazzò. Non si aspettava alcuna reazione da parte sua e difatti non avvenne. Sapeva benissimo che il Sayan non era un tipo sentimentale.
"Ti dico questo perché è quello che sento e poi per farti sapere che, qualunque sarà il risultato del test del DNA io non ho intenzione di tornare da Yamcha. Voglio stare con te." Disse. Il Sayan non le rispose ma Bulma notò che stava riflettendo. Guardava verso il basso, assorto.
"Chissà a cosa starà pensando." Pensò e in quel momento voleva essere nella testa del Sayan per saperlo.
"Qualora non fosse tuo, tu..." Continuò Bulma ma lui la interruppe.
"Se anche dovesse essere mio non me ne importa." Disse lui, asciutto.
Fu come se le avessero gettato dell'acqua gelata addosso. Bulma immaginava che avrebbe risposto in una maniera simile ma nonostante ciò ci rimase molto male.
"Benissimo. Vorrà dire che lo crescerò da sola, senza il tuo aiuto." Disse, arrabbiata e ferita.
"Fanne quello che ti pare." Le disse Vegeta e poi se ne andò. Bulma rimase immobile e iniziò a piangere. Si accasciò a terra e pianse.
"Oh, Vegeta...come puoi essere così tanto crudele?" Pensò e rimase in quella posizione per molto tempo ad autocommiserarsi. Sentì un rumore di passi alle sue spalle e si voltò.
"Che ci fai a terra?"
Era Yamcha. La aiutò ad alzarsi e si ritrovarono l'uno di fronte all' altro.
"Yamcha, che ci fai qui? Se Vegeta ti vede ti spedirà all'altro mondo!" Disse Bulma, allarmata.
"Tranquilla, ho azzerato la mia aura. Non scoprirá mai che sono qui." Disse lui.
"Ti va di fare due passi? Ho bisogno di parlarti."
Bulma si alzò da terra e lo raggiunse. I due camminarono per un po' in silenzio e raggiunsero un parco giochi per bambini.
"Allora, come ti vanno le cose?" Chiese Yamcha. Si erano seduti su una panchina e il sole stava per tramontare.
"Abbastanza bene, il piccolo Trunks è un tesoro." Disse Bulma. "Non posso dire lo stesso di Vegeta, a lui non importa nulla del bambino. Me lo ha detto chiaramente e ci sono rimasta molto male."
"Me l'ero immaginato."
Parlarono poi dell' imminente test del DNA.
"A proposito di quello...volevo dirti che non importa se non dovesse essere mio figlio, desidero aiutarti a crescerlo comunque." Disse Yamcha, Bulma rimase stupita da quelle parole, ma ancora più stupita a sentire le seguenti.
"Che ne dici se andassimo a vivere insieme?"
"Che cosa? Io e te? A vivere insieme? Sei diventato matto per caso? O ti sei già scordato quello che mi hai fatto?" Chiese Bulma, arrabbiata.
"Non me lo sono dimenticato, credimi se ti dico che non me lo scorderò mai. Però, ti posso assicurare che non accadrà mai più, ho definitivamente chiuso con l'alcool, sono mesi ormai che non tocco un cocktail e sto benissimo. Puoi di nuovo fidarti di me, Bulma. Insieme potremmo essere una famiglia!" Continuò Yamcha, guardandola dritto negli occhi, serio. Bulma continuò a rimanere del proprio parere, dicendogli che se la sarebbe cavata benissimo anche da sola.
"Ma è proprio questo il punto, Bulma. Tu non puoi cavartela da sola, è una situazione difficile, lo sarebbe per tutti. Invece se avessi qualcuno che ti dà una mano, allora sarebbe diverso." Continuò Yamcha.
"Io ho già chi mi dà una mano e sono i miei genitori!" Disse Bulma, alterandosi ancora di più.
"Ho capito, immagino non ci sia modo di farti cambiare idea, eh?" Disse Yamcha.
"Esatto. Ad ogni modo ti ringrazio per aver pensato a me, Yamcha. Ma non credo che sia una buona idea quella di andare a vivere insieme, non sarebbe nemmeno giusto nei tuoi confronti, se ci pensi."
Disse alla fine Bulma. I due stettero per un po' in silenzio, ognuno con i propri pensieri, poi Bulma si alzò.
"Devo proprio andare adesso, la mamma mi starà aspettando con il piccolo Trunks e non voglio che Vegeta ci scopra."
Disse. Yamcha la osservò mentre stava per andarsene, ma poi si alzò anche lui e le andò incontro.
"C'è un'altra cosa che devo dirti, Bulma. Una cosa che non ti ho mai detto, ma che ho sempre saputo."
Disse lui, lei si voltò a guardarlo, in attesa.
"Io sono innamorato di te...lo sono da sempre, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo. Per me sei eccezionale, Bulma e sei la donna più straordinaria del pianeta."
Bulma rimase in silenzio, stupita però da quelle parole. Parole che aveva sempre sperato di sentirsi dire quando stavano insieme, ma che ora non avevano alcun significato per lei. Una domanda le sorse spontanea:
"Perché me lo stai dicendo proprio ora, Yamcha?" Chiese Bulma.
"Vuoi davvero saperlo?" Chiese Yamcha e lei fece cenno di sì con la testa.
"Perché sono disperato e non so più come fare per farti tornare da me. Ho deciso che avrei giocato quest' ultima carta al momento opportuno e questo mi sembrava quello adatto."
Disse Yamcha e a Bulma si strinse il cuore. Una parte di lei, seppur molto piccola a causa di quello che era successo, voleva ancora bene al ragazzo, ma come ad un semplice amico.
"Ti ringrazio per avermelo detto, Yamcha, ma io amo Vegeta e questo non cambierà le cose."
Disse Bulma.
"Capisco, allora, vorrà dire che resteremo amici. Ma sappi che se dovessi avere bisogno di aiuto io ci sarò sempre."
Lei sorrise e poi si incamminò verso casa.

Passarono i giorni e il test del DNA era avvenuto. Bulma doveva solo attendere i risultati che le sarebbero arrivati in una busta sigillata per posta.
"Tesoro? È arrivata una lettera per te!" Disse sua madre una mattina e Bulma capì subito di cosa si trattava.
"Grazie, mamma."
Disse la ragazza, dirigendosi verso la cucina.
"È sul tavolo, tesoro."
Le disse sua madre e Bulma vide una busta sigillata gialla con sopra scritto il suo nome.
"È il momento della verità."
Pensò.
Aprì la busta e lesse velocemente i risultati.
"Ne ero sicura!"
Si disse e un sorriso le apparí sul volto, sollevata.
"Devo dirglielo, è giusto che lo sappia." Pensò e si diresse immediatamente in giardino.
"Che vuoi? Che c'è di tanto urgente?" Chiese il Sayan, innervositosi poiché qualcuno lo aveva appena interrotto negli allenamenti.
"Sono arrivati i risultati del test."
Esordí Bulma.
Fece una pausa poi riprese a parlare.
"Il bambino è tuo."
Vegeta non rispose ma la ragazza capì che stava pensando alle sue parole.
"Un figlio..."
Pensò Vegeta.
"Sappi che non ho intenzione di chiederti nulla a riguardo. Come ti avevo già detto, lo crescerò da sola. Volevo solo che tu lo sapessi."
Disse Bulma e poi se ne andò. Il Sayan invece rimase immobile, sconvolto da quella notizia.
"Io ho un figlio...un erede della mia stirpe."
Pensò e solo per un momento abbozzò un sorriso compiaciuto.
"Un altro super Sayan."

Venne sera e Bulma stava dando da mangiare a Trunks, nel frattempo le passavano per la testa mille cose. Sarebbe stato difficile crescere quel bambino da sola ma era l'unica cosa da fare e l'avrebbe fatto, con mille difficoltà ed enormi sacrifici, ma di una cosa era sicura: ce l'avrebbero fatta.
"Io e te, piccolo Trunks, ce la faremo, vedrai. Ne sono sicura!"
Disse al bambino, che nel frattempo si stava per addormentare.
"Sì, io e te ce la caveremo benissimo anche senza di lui."
Pensò e da quel momento guardava fiduciosa al futuro. Un futuro non facile ma sicuramente bello e ricco di emozioni. Grazie a quel piccolo fagottino, Bulma si sentiva una donna diversa, più matura e responsabile e sapeva che quel bambino era speciale.
"D'altronde, sei figlio del principe dei Sayan! Mi aspetto grandi cose da te, piccolo mio."
Disse tra sé e la notte trascorse movimentata. Il piccolo Trunks era affamatissimo e chiedeva il latte praticamente ogni ora, ma a Bulma non importava, per la prima volta in vita sua era felice anche così. Quella meraviglia le aveva letteralmente cambiato la vita ed era al settimo cielo per questo. Sapeva a cosa andasse incontro con la decisione che aveva preso e che era stata in parte costretta a prendere, ma non le importava. La vita pareva sorridergli e mentre il piccolo finalmente si addormentava, si immaginava una vita piena di amore. Amore per quel bambino così piccolo e fragile, ma che sarebbe sicuramente cresciuto forte e sicuro di sé, come suo padre.
Mentre il sole ormai sorgeva all'orizzonte, un nuovo capitolo della storia del piccolo Trunks cominciava a scriversi, con pagine ancora bianche pronte ad accogliere ogni singola avventura.

Una storia complicataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora