Qualcosa è andato storto

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Il giorno seguente, Bulma si ritrovò davanti al suo armadio, intenta a scegliere cosa mettersi per quell'occasione. Dopo aver passato due ore a decidere, optò per un tubino nero con décolleté dello stesso colore. Passò l'intero pomeriggio a prepararsi, lavandosi, pettinandosi e truccandosi per il fatidico momento, stndo attenta a non esagerare in nessun caso.
"Sono una bella ragazza anche così, al naturale, non voglio che Vegeta mi trovi diversa da ciò che sono." Disse tra sé.

Venne la sera e arrivò il momento di uscire. I due si misero in macchina e arrivarono a destinazione, ossia in un bar che lei frequentava di tanto in tanto.
"Non è grandissimo, ma fanno dei cocktail da urlo!" Disse lei al Sayan, mentre entravano.
La cameriera arrivò e chiese prima a Bulma cosa volesse ordinare:
"Un Sex on the beach!"
Disse, molto sicura di sé. Dopo aver segnato l'ordinazione, la ragazza chiese anche a Vegeta cosa volesse e lui rispose:.
"Quello che prende lei."
"Perfetto, arrivano subito."
Disse la cameriera e se ne andò. Poco dopo arrivarono i cocktail e i due iniziarono a bere.
"Quí i cocktail sono fantastici, anche se sono un po' troppo carichi a mio parere, mi sono scordata di dirtelo prima, spero non sia un problema!" Disse Bulma al Sayan che le rispose con un ghigno.
"Ma figurati, questo è niente in confronto a quello che si trova sul mio pianeta."
"Davvero? A me inizia a girare la testa. Quindi tu sei uno che regge bene l'alcool?" Chiese Bulma.
"Puoi contarci."
Disse lui, spavaldo.
La serata procedette bene, anche se fu più lei a parlare rispetto a lui, anzi, ad un certo punto l'alcool iniziò a fare effetto e Bulma iniziò a sentirsi poco bene.
"Oddio sono ubriaca con un solo dannatissimo cocktail. Mi gira la testa e sto facendo una pessima figura!" Pensò tra sé, dopo che aveva finito il cocktail. Vegeta invece era tranquillo, anzi, per lui fu come bere acqua colorata.
"Mi gira la testa, ti dispiace se torniamo a casa? Devono aver esagerato con il quantitativo di alcool." Disse Bulma, tenendo a fatica gli occhi aperti.
"Dilettante." Rispose Vegeta, al che si alzarono e si diressero verso l'uscita. Bulma stava a malapena in piedi e il Sayan se ne accorse.
"Non puoi guidare in quello stato, lo sai." Le disse lui.
"Ma no...tranquillo...me la cavo...benissimo!" Disse Bulma, strascicando le parole e facendo fatica a muoversi.
"Devo solo...trovare le chiavi ... Ma dove sono?" Continuò lei, frugando nella borsetta. Il Sayan decise di prendere in mano la situazione e la sollevò, prendendola tra le braccia.
"Vegeta...davvero...non serve...io...ce la posso fare benissimo..." Protestò Bulma, ma dal canto suo Vegeta le disse solo:
"Non dire assurdità, non ti reggi nemmeno in piedi."
"E la macchina? Come ...come faccio a..." Non finì la frase che Vegeta aveva già la soluzione.
"Tornerai a prenderla domani." Detto ciò, si mise in volo e tornarono a casa.

Tornati a casa, Vegeta aprì la porta della camera da letto di Bulma, sempre tenendola in braccio, mentre lei pian piano si lasciava andare sempre di più verso il mondo dei sogni.
Il Sayan la distese sul letto e poi iniziò a frugare nel suo armadio.
"E questa che roba è?" Si domandò, tenendo in mano una maglietta dai colori sgargianti e un enorme unicorno rosa sul davanti. Bulma nel frattempo dormiva, ignara di quello che le stesse succedendo intorno.
Dopo aver trovato qualcosa di anche solo lontanamente adatto, il Sayan prese a spogliarla. Le tolse il vestito, che aveva di nascosto ammirato per tutta la sera e le scarpe. Le infilò delicatamente la maglia, come se stesse vestendo una bambola inanimata e quando ebbe finito la sollevò di nuovo.
"Guarda cosa mi tocca fare." Disse tra sé.
Appoggiò Bulma sulle lenzuola e poi la coprí con la trapunta.
Prima di andarsene si mise a guardarla e si rese conto che aveva di fronte a sé una donna bellissima. Conosceva bene il suo corpo, lo aveva saggiato più e più volte e ogni volta era come se fosse la prima, come se tutto ricominciasse da capo e per lui era davvero insolito.
"Forse non dovrei lasciarla da sola." Pensò e si meravigliò di sé stesso.
Per la prima volta in vita sua, si preoccupava per qualcun'altro, cosa che finora non aveva mai nemmeno pensato di fare, se non puramente per i suoi oscuri scopi. Decise che quella notte l'avrebbe passata lì, in quella stanza, al che si avvicinò alla parete della camera, accanto alla porta, si sedette con le braccia conserte a terra e chiuse gli occhi.

Una storia complicataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora