SOLO IN DUE

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Pov Gea
Il giorno dopo erano tutti pazzi, soprattutto le ragazze che correvano dietro a Michele neanche fossero cani. Mentre i ragazzi, ...loro erano a sbavare dietro alle barbie, gli mettevano l'olio e le portavano le borse. Dei veri idioti! Mi stupisco del mio stesso sangue! L'unico che ha un briciolo d'intelligenza è Ian; lui stranamente non fa il carino con le barbie. Eravamo soli a casa, perché gli altri erano al mare a fare la corte a qualcuno (se non si era ancora capito!), così io dissi per interrompere quel silenzio di noia che si era steso fra di noi
-ti va di andare al mare?-
-si, sarebbe una bella idea!-
Andammo al piano di sopra e ci mettemmo i costumi, io mi avvolsi in un bellissimo pareo verde erba con disegni gialli fluorescenti, che spiccava tantissimo sovrapposto alla mia candida pelle, ancora leggermente rossa dal giorno prima.
Ci imcamminammo per la solita via fra il boschetto di ulivi dietro casa munito di borsa frigo, asciugamani e pallone da bich volley.
-ti posso fare una domanda?- disse leggermente timido lui
-si!-
-...ecco, perché tu non insegui il bagnino Micheletuttomuscoli?- (è così che i ragazzi lo avevano soprannominato!)
Io lo guardai e sorrisi
-e allora perché tu non vai a spalmare la crema alle bardie?- lui mi guardò e accennò un piccolo sorriso, poi io continuai
-io credo solo che lui sia uno di di quei ragazzi perfetti che ha una ragazza diversa al giorno, uno di quei ragazzi che ti fa innamorare e il giorno dopo ti spezza in due!-
Con tutti questi pensieri allegri arrivammo alla spiaggia.
La giornata era splendida, c'era un sole che spaccava le pietre e il mare di un blu intenso, il cielo era limpido ed il mare calmo, con solo qualche onda che si infrangeva contro la scogliera.
Posammo i nostri asciugamani vicino alla scogliera, lontano dai nostri ombrelloni, per evitare di trovare i nostri amici che sbavavano dietro a quelli là.
Dopo aver sistemato tutto mi riempii di crema solare fino alla punta dei piedi
-ok ora sembri un puffo!- disse scherzoso lui
Mi specchiai sullo schermo del cellulare, ero totalmente azzurra, era azzurra ovunque, conciata così avrei fatto ridere persino i gabbiani che ci volavano sopra le teste, però pensai... almeno un lato positivo c'era: forse, ma dico forse, non mi sarei scottata, e magari mi sarei anche abbronzata un po'!

Pov Ian

Gea si stava addormentando sdraiata sul telo da mare, francamente non avevo voglia di rimanere da solo, perciò provai a proporle di andare a fare il bagno, lei non mi sentì. Allora presi le mani a coppa, andai verso la riva e raccolsi l'acqua, per poi tirarla addosso a lei. La ragazza si tirò su con un grido acuto, poi realizzò cos'era stato, strinse gli occhi in due fessure e corse nel mare fino alla vita e mi lasciò addosso più acqua che poté. Cominciò così la gara di schizzi che si protese fino al pomeriggio inoltrato. Mi divertii molto. Tornammo sulla spiaggia per mangiare, quando vedemmo una fila di pedalò da affittare, allora io presi la borsa frigo con dentro i panini e insieme andammo dal tizio che affitta i pedalò. Ne prendemmo uno, era grande con uno scivolo con una cabina piccolissima per riporre borse e cose varie e vari sedili in plastica gialla in tinta con lo scivolo. Salimmo e cominciammo a pedalare, dopo alcuni minuti eravamo già lontani dalla riva, avevamo fatto il giro della scogliera e avevamo trovato un grosso bacino profondo di acqua cristallina, ci fermammo esattamente nel mezzo. Io ero sul bordo del pedalò intento a tuffarmi in maniera decente quando un puffo a caso arrivò dietro di me e mi spinse, prima di entrare in acqua però riuscii ad afferrarle il braccio e la trascinai in acqua con me. Lei riemerse quasi subito mentre io mi spinsi sempre più in profondità, a vedere i banchi di pesci che ci nuotavano sotto, dopo poco la afferrai per le caviglie e la tirai sotto con me. Giocammo come dei bambini, ci immergevamo e riemergevamo, facevamo gare di apnea e vedevamo chi riusciva a toccare il fondo. Non mi ero mai divertito tanto. Stanchi tornammo sul pedalò, ci avvolgemmo negli asciugamani e mangiammo un po' troppo in fretta i nostri panini. Subito dopo ricominciammo a pedalare  e arrivammo su una piccola spiaggia nascosta fra le rocce. Scendemmo dal pedalò dopo averlo ancorato alla spiaggia, fu allora che io vidi una piccola rampa di scale che si infiltrava fra le rocce, mettemmo il piede sul primo gradino traballante, dopo esserci assicurati che reggesse il nostro peso, ci arrampicammo su in cima. Era una scalinata lunghissima, per distrarmi cominciai a contare i gradini ma dopo essere arrivato a cinquecentoventisette mi fermai esasperato. Gea, che era salita prima di me, si voltò ridendo e mi disse

-e dai mollaccione! Siamo quasi arrivati!

allor mi ripresi e feci un ultimo sforzo. Quando fui arrivato mi resi conto che tutta quella fatica era servita a qualcosa. eravamo su una stupenda scogliera grigio scuro, coperta in molti punti da morbido muschio verde, ormai era quasi sera e il cielo si stava tingendo di rosa, questo creava un perfetto gioco di colori con il blu del mare ed il giallo rossiccio del sole calante. Difronte a questo, sul bordo della scogliera, c'era Gea, i suoi capelli rossi stavano svolazzando con il vento, ormai tutto l' azzurro della crema solare se ne era andato scoprendo il dolce colore della sua pelle. Prima che io potessi raggiungerla lei si era seduta con le gambe a penzoloni sullo strapiombo. Allora mi avvicinai e mi sedetti vicino alla ragazza.

-Sai, si sta bene qui con te. Insomma, di sicuro meglio che con le ragazze che corrono dietro a Micheletuttomuscoli- dissi. Da quando era arrivato lui era cambiato tutto, insomma, Greta era diventata irraggiungibile e il mio interesse per lei era calato talmente tanto che si era tramutato quasi in antipatia.

-O ai ragazzi che corrono dietro alle Barbie- assentì lei.

Le presi la mano, in un gesto coraggioso e impulsivo, e temetti che lei l'avrebbe ritirata, ma non fu così. Gea si limitò a guardarla sorpresa, ma non la mosse di un millimetro. Il cielo si faceva sempre più rosso. E io feci quello che aspettavo di fare da tutto il giorno

Pov Gea

Ian mi guardava con i suoi enormi occhi verdi, ma io tenevo lo sguardo basso, fisso sulle nostre mani intrecciate. Con l'altra mano Ian mi costrinse a voltare il viso, e mi stupii di quanto fosse vicino, riuscivo persino a contargli le poche lentiggini che aveva sul naso, era ancora più vicino. Quando capii quello che stava per fare era troppo tardi, Ian posò le labbra sulle mie. Io mi ritrassi subito, arrabbiata

-MA COSA CAZZO FAI! IO LO SAPEVO CHE I RAGAZZI ERANO TUTTI UGUALI, QUANTO PRESTO L'AMICIZIA DIVENTA AMORE PER VOI EH! SEI INCREDIBILE!!

-Merda Gea, scusa! Non volevo!
-INVECE VOLEVI ECCOME!! L'HO LETTO NEL TUO SGUARDO!!! E CHE PALLE!!! LE RAGAZZE NON POSSONO AVERE AMICI SENZA CHE LUI CI PROVI!! TUTTI UGUALI I MASCHI!!

-Gea ti ho già chiesto scusa!

-LE SCUSE NON BASTANO!!

Scesi le scalette in fretta e furia, arrabbiatissima, perché i ragazzi ci devono sempre provare?? Corsi più veloce che potei, presi il pedalò e me ne tornai a casa, senza preoccuparmi di Ian che sulla spiaggia mi urlava contro le sue scuse e di venirlo a prendere. Mi portai una mano alle labbra e questo gesto mi fece infuriare ancora di più. Era sabato oggi vero? Bene, magari facevo in tempo ad arrivare per il falò e ad ubriacarmi!!



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