II.HAZEL

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DURANTE il terzo attacco, Hazel per poco non inghiottì un masso. Stava scrutando il soffitto con gli occhi ancora impastati dal sonno e i capelli tutti schiacciati da una parte, chiedendosi perché dovesse essere così difficile attraversare una stupida catena montuosa, quando gli allarmi della nave scattarono e lei corse di sopra.

<<Tutto a babordo! >> urlò Nico dall'albero di trinchetto dell'imbarcazione volante. Leo strattonò il timone, e l'Argo II virò a sinistra. I remi aerei sferzavano le nuvole come file di coltelli. Hazel commise l'errore di guardare oltre il parapetto. Una sagoma scura e sferica le si precipitò incontro. Pensò: "Perché la luna ci sta venendo addosso?" poi una mano fredda le afferrò il braccio e il sonno sembrò abbandonarle completamente il corpo. Senza i sensi annebbiati dalla stanchezza, Hazel notò che la luna era ancora al suo posto, e fece in tempo a strillare mentre Daphne la trascinava lontano dalla traiettoria della finta luna, l'ennesimo masso lanciato dai bambini di Gea.

Una roccia enorme passò così vicina alla sua testa da scostarle i capelli dal viso. CRACK! L'albero di trinchetto crollò: la vela, il pennone e Nico si schiantarono sul ponte.

Il masso, più o meno delle dimensioni di una jeep, si allontanò turbinando nella nebbia come se avesse cose più importanti da fare altrove. <<Nico!>> Hazel e Daphne corsero dal moro mentre Leo raddrizzava la nave. <<Sto bene>> brontolò il figlio di Ade, scalciando per liberarsi le gambe dalle pieghe della vela. Lei lo aiutò a rialzarsi, Jason spinse via i rimasulli del legno per fargli spazio, e insieme barcollarono fino a prua. Stavolta Hazel sbirciò giù con più prudenza. Le nuvole si divisero il tempo sufficiente per svelare la cima: una roccia nera e aguzza come la punta di un giavellotto, che dalle pendici verde muschio si slanciava verso l'alto. In piedi sulla vetta c'era un dio della montagna, uno dei numina montanum, come li aveva chiamati Jason; in greco, ourea. Creature odiose, comunque le si chiamasse, anche se spaventosamente simili alla ragazza che le aveva appena salvato la vita.

Come gli altri numina che avevano già affrontato, questo indossava una semplice tunica bianca sulla pelle ruvida e pallida. Era alto sei metri e molto muscoloso, con una fluente barba bianca, i capelli incolti e uno sguardo folle negli occhi, da eremita pazzo. Ululò qualcosa che Hazel non capì, ma che di certo non era un benvenuto. A mani nude, staccò un altro moncone di roccia dalla montagna e iniziò a plasmarlo in una sfera. La scena scomparve nella nebbia, ma quando il dio della montagna ululò di nuovo, altri numina risposero in lontananza, con voci che riecheggiavano nella vallata. <<Stupide divinità rocciose! >> urlò Leo dal timone. <<È la terza volta che devo rimpiazzare quell'albero! Pensate che crescano nelle foreste?>> Nico aggrottò la fronte. <<Be', gli alberi sono di legno, perciò...>>

<<Non è questo il punto!>> Leo afferrò uno dei comandi, quello ricavato dal joystick di una Nintendo Wii, e lo ruotò a cerchio. A pochi metri di distanza, una botola si spalancò sul ponte, lasciando uscire un cannone di bronzo celeste. Hazel ebbe appena il tempo di coprirsi le orecchie prima che la carica partisse, spargendo una decina di sfere di metallo seguite da scie di fuoco verde. A mezz'aria, le sfere liberarono lame simili a pale di elicottero e si allontanarono roteando nella nebbia. Poco dopo, una serie di esplosioni rimbombò fra le montagne, seguita dal ruggito indignato dei numina montanum.<< Ah!>> gridò Leo. Purtroppo, intuì Hazel ripensando ai due ultimi scontri, la nuovissima arma di Leo era riuscita solo a farli arrabbiare. Un altro masso fischiò nell'aria, a poca distanza dal fianco destro della nave. <<Portaci fuori di qui!>> urlò Daphne.

VIDI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora