VII.LEO

85 5 0
                                    

  𓊝

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

𓊝

LEO si rese vagamente conto di Hazel che gridava: <<Voi andate, a Nico ci penso io!>> Come se lui avesse avuto intenzione di fermarsi. Sì, certo, sperava che Di Angelo stesse bene, ma aveva ben altro di cui preoccuparsi. Balzò su per le scale, con Jason, Daphne e Frank alle calcagna. Timeo che sfrecciava sopra le loro teste.

La situazione sul ponte era perfino peggiore di quanto temesse.

Hedge e Piper si divincolavano per cercare di liberarsi dal nastro adesivo, mentre uno di quei demoni scimmieschi ballava per tutto il ponte, raccogliendo qualsiasi cosa non fosse fissata alla nave e infilandola nel sacco. La creatura era alta meno di un metro, perfino meno del satiro, aveva le gambe curve e le zampe da scimpanzé, e i suoi vestiti erano così sgargianti che Leo aveva le vertigini solo a guardarli. I pantaloni a quadri verdi, risvoltati con spille da balia, si reggevano grazie a un paio di bretelle rosso fuoco, indossate sopra una camicetta da donna a righe rosa e nere. La creatura aveva poi mezza decina di orologi d'oro per braccio, e un cappello zebrato da cowboy con la targhetta del prezzo ancora sulla tesa. La pelle era coperta di chiazze di peluria rossa e arruffata, anche se il novanta per cento dei peli del corpo sembrava concentrarsi sulle imponenti sopracciglia.

Leo aveva appena formulato il pensiero "Dov'è l'altro nano?"  quando udì un clic alle proprie spalle e comprese di avere condotto gli amici in una trappola.

<<Giù!>> Si lanciò sul ponte nell'istante esatto in cui l'esplosione gli risuonò nei timpani, tirando con se Jason e Daphne e sbattendo violentemente contro il pavimento della nave. Gli fischiavano le orecchie, e c'era un fumo che gli fece storcere il naso e tossire un paio di volte. <<Prendi nota>> si disse, stordito. <<Mai lasciare una cassa piena di granate a portata di nano>>

Almeno erano vivi. Negli ultimi tempi, Leo aveva sperimentato ogni genere di arma basata sulla sfera di Archimede rinvenuta a Roma. Aveva costruito granate in grado di spruzzare fuoco acido, schegge o popcorn già imburrato. Ehi, la fame quando arriva arriva, anche in battaglia!

A giudicare dall'eco che ancora sentiva nelle orecchie, i nani avevano fatto detonare la granata flashbang, che Leo aveva caricato con una rarissima fialetta di musica di Apollo distillata. Non era un'arma mortale, ma ti faceva sentire come dopo un tuffo spericolato con atterraggio di pancia.

Cercò di rialzarsi, ma il corpo non voleva saperne. Qualcuno lo stava tirando per la vita. Un amico che cercava di aiutarlo? No. I suoi amici non puzzavano come una gabbia di scimmie innaffiata di profumo. Leo riuscì a voltarsi di schiena. Non ci vedeva bene, era tutto sfocato e tinto di rosa come se il mondo fosse sommerso dalla gelatina di fragole, ma sentì il famigliare suono del bronzo delle spade di Daphne si formavano e la sua voce poco più in là che lo richiamava. <<Leo!>>

Una faccia grottesca e sogghignante si stagliò sopra di lui. Il nano dal pelo bruno era vestito se possibile perfino peggio del suo compare, con una bombetta verde da gnomo irlandese, orecchini di diamante e una maglietta bianca e nera da arbitro. Mostrò orgoglioso l'ultima conquista – la cintura degli attrezzi – e balzò via giusto prima che la lama di Daphne lo affettasse.

VIDI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora