XXIII.LEO

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LEO era convinto di essersi già dato parecchio da fare.

Ma, quando Calipso si metteva in testa qualcosa, era una macchina. Nel giro di un giorno aveva raccolto provviste per un viaggio di una settimana: cibo, borracce d'acqua, erbe aromatiche e medicinali. Aveva tessuto una vela grande abbastanza per un piccolo yacht e messo insieme corda a sufficienza per tutto il sartiame.

Aveva fatto così tante cose che il secondo giorno domandò a Leo se avesse bisogno di una mano con il suo progetto.

Il figlio di Efesto sollevò gli occhi dal circuito che stava lentamente prendendo forma. <<Se non sapessi come stanno le cose, penserei che non vedi l'ora di liberarti di me>>

<<Quello è un vantaggio in più>> ammise Calipso. Era vestita da lavoro, con un paio di jeans e una maglietta bianca piena di macchie. Quando Leo le chiese come mai avesse cambiato look, lei gli spiegò di aver capito quanto fossero comodi quei vestiti cucendone alcuni per lui. Con i jeans non aveva l'aria di una dea. La maglietta era piena di macchie di erba e terra, come se l'avesse strappata a Gea in persona. Era a piedi nudi. Con i capelli color caramello legati all'indietro, gli occhi a mandorla sembravano ancora più grandi. Aveva le mani ricoperte di calli e vesciche a furia di lavorare con la corda.

<<Allora?>> lo incitò lei.

<<Allora... cosa?>> Calipso fece un cenno verso i circuiti elettrici. <<Posso darti una mano? Come sta venendo?>>

<<Ehm... tutto a posto. Credo. Se riesco a collegare questo coso alla barca, dovrei riuscire a tornare nel mondo>>

<<Perciò ti manca solo una barca>> Leo tentò di decifrare l'espressione di Calipso. Non capiva se fosse seccata di averlo ancora lì, oppure malinconica perché non sarebbe andata via anche lei. Poi guardò tutte le provviste che Calipso aveva impilato: bastavano tranquillamente per due persone per diversi giorni. Leo ripensò alla sua teoria, alla paura che tra cinquant'anni diventasse acido e sbuffante, senza più freni alla lingua. (Meno di quanto ne avesse già)

Si chiese se ci fosse un punto di ritorno, per un cuore spezzato. Lo stava aiutando, e non sentiva commenti su di lui da un bel pò ormai, abbastanza da fargli persino dimenticare quanto l'avesse ferito in precedenza.

Leo non era mai stato bravo a portare rancore, nemmeno con Daphne ci era riuscito. Lei, d'altro canto...sembrava che il rancore fosse la maschera preferita di Daphne Rosier, e Leo diceva maschera perché sotto sotto era evidente che l'avesse perdonato, a volte traspariva il loro vero rapporto. Come quando le aveva forgiato le spade di bronzo e oro.

<<Leo?>> Calipso gli schioccò le dita davanti.

<<Quello che ha detto Gea... a proposito di andartene dall'isola...>> Il figlio di Efesto esitò. <<Vorresti provarci?>> Calipso aggrottò la fronte. <<Che intendi?>>

VIDI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora