XXXI.PERCY

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AL TRAMONTO, Percy trovò Nico che legava delle corde intorno al piedistallo dell'Athena Parthenos. <<Grazie>> gli disse.

Il figlio di Ade si girò e aggrottò la fronte. Sembrava essere un'espressione continua sul suo volto. <<Di cosa?>>

<<Avevi promesso di portare gli altri alla Casa di Ade. E l'hai fatto>> Nico legò insieme le estremità delle corde e formò un cappio. <<Mi hai tirato fuori dalla giara di bronzo, a Roma. Mi hai salvato la vita per l'ennesima volta. Era il minimo che io potessi fare>> Aveva un tono di voce duro, guardingo. Percy avrebbe voluto capire come funzionava la sua testa, ma non ci era mai riuscito. Nico non era più il ragazzino della Westover Academy fissato con le carte di Mitomagia, né il semidio solitario e arrabbiato che aveva seguito lo spirito di Minosse nel Labirinto. Ma chi era?

<<E poi, sei andato a trovare Bob...>> Percy raccontò a Nico il loro viaggio nel Tartaro. Pensò che, se esisteva qualcuno in grado di capirlo, quello era lui. <<Hai convinto Bob a fidarsi di me, anche se io non sono mai andato a trovarlo. Non avevo più pensato a Bob. Probabilmente ci hai salvato la vita, comportandoti in modo gentile con lui>>

<<Sì... be', non pensare più a una persona...può essere pericoloso>> commentò Nico.

<<Amico, sto cercando di ringraziarti>>

Nico rise senza convinzione. <<Sto cercando di dirti che non ce n'è bisogno. Ora devo finire qui, se puoi lasciarmi un pò di spazio, eh?>>

<<Sì, si, va bene>> Percy indietreggiò, mentre Nico tendeva i cavi e se li passava sulle spalle come se l'Athena Parthenos fosse uno zaino gigantesco. Ci era rimasto un pò male, nel sentirsi scacciato in quel modo. D'altro canto, Nico ne aveva passate tante, si disse. Era sopravvissuto al Tartaro da solo. E lui sapeva per esperienza quanta forza e coraggio ci volessero.

Annabeth risalì la collina e li raggiunse. Prese per mano Percy, che si senti subito meglio. <<Buona fortuna!>> disse a Nico.

<<Grazie>> Nico non incrociò il suo sguardo. <<Anche a voi>> Un minuto dopo, Reyna e Hedge arrivarono con l'armatura completa e gli zaini in spalla. La semidea aveva un'aria truce, come se fosse pronta a combattere. Il satiro invece sorrideva beato, quasi si aspettasse una festa a sorpresa. Il resto dei sette salì dopo di loro, in fondo c'erano Jason e Daphne.

Le due romane si scambiarono uno sguardo, nessuna delle due diede cenni di voler dire qualcosa. Percy aveva notato la tensione tra di loro, e si sentiva decisamente in colpa. Era lui quello che aveva ingannato Daphne per portarla in quella missione e praticamente dalla parte dei "greci", segnando l'inizio della crepa tra le due ragazze. Le aveva viste al campo Giove, quando era appena arrivato. Il modo in cui si facevano da spalla l'un l'altra.

VIDI | leo valdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora