quarantotto

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Ero seduta nel mio ufficio con un fascicolo del mio caso davanti ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a lui. Perché era qui? Cosa voleva da me? Non avrà scoperto che ha una figlia di 5 anni?

Milioni di domande mi invasero la mente, non riuscivo a fare nient'altro che pensare a lui... 

<< Signora Rebecca, c'è una visita per lei, posso farlo entrare? >> mi disse Rachele, la mia assistente.

Annuii e chiusi il fascicolo del caso a cui non avevo prestato la mia attenzione.

<< Salve sono Rebecca Smith ma credo lo sappia già dal momento che lei è venuto qui per me. >> dissi io appena sentii i passi di qualcuno nella stanza.

<< Si può dire che la conosco molto bene signorina Smith. >> disse.

Quella voce. Non ci posso credere.

<< Cosa vuoi Carlos? >> chiesi quasi urlando.

<< Ti presenti nel mio ufficio dopo anni per cosa? Cosa vuoi da me? >> dissi.

<< Non voglio nulla. Sono qui per scusarmi per tutto. Ho sbagliato, sono stato una merda. >> disse lui.

<< Questo lo sapevo già. Ora però voglio sapere realmente cosa vuoi. Perché sei qui? >> dissi io ormai stanca.

<< Sono in guai seri e ho bisogno del miglior avvocato che io conosca.>>disse lui.

<< Hahahah spero tu stia scherzando. >> dissi io ridendo.

<< Sono più che serio piccola.>> disse lui serio.

<< Non chiamarmi piccola. >> dissi io.

<< Scusa, l'abitudine. >> disse lui.

<< Se prendo in carica il tuo caso, non significa che ti ho perdonato. Lo faccio solo perché amo il mio lavoro. >>. dissi io.

Non riesco a crederci. Sto per accettare di aiutarlo. Mannaggia a me e al mio senso del lavoro.

Lui annuì soltanto.

<< Ok, spiegami che hai combinato. >> dissi io prendendo il computer e iniziando a scrivere.

<< Partiamo dal fatto che non è stata colpa mia. >> disse lui sedendosi.

<< Non è mai colpa tua. >> dissi tra me e me.

Non cascarci. Non è cambiato. È sempre lo stesso Carlos che tempo fa ti ha tradita.

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