2 Alexander

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Mi aveva risposto a tono e lo avevo apprezzato, non si era fatta mettere i piedi in testa da un milionario. Sapeva che facendo così si sarebbe potuta giocare il posto di lavoro ma da subito avevo intuito fosse una testa dura.

Decisi di stare zitto facilitandole la vita. L'ultima cosa che volevo fare era farle perdere il lavoro.

Quando era entrata in quella sala e mi aveva notato ero cento per cento sicuro che mi avesse riconosciuto, era diventata pallida in pochi secondi e per poco non face cadere la bottiglia di vino che teneva tra le mani.

La sera prima eravamo stati insieme, anche se non ricordo nulla sono sicuro di averla scopata in diverse posizioni sul tavolo della cucina, sul divano e per finire sul letto. Ci ero andato pesante visto che le sue gambe ogni tanto cedevano ancora.

Sapevo come far godere le donne e a quanto pare lei era quella che aveva goduto più di tutte. La sua era stata fortuna.

L'avevo vista e sentita uscire dal mio appartamento. Credeva stessi dormento ma riuscì a sentire il suo tocco caldo e delicato che mi spostava le ciocche di capelli dagli occhi.

Quando mi mossi per sbaglio lei si ritrasse e scappò via.

Avevo avuto l'impulso di fermarla ma lo respinsi.

La portinaia di sotto al mio edificio mi aveva confermato di aver visto una donna uscire da lì intorno alle otto. Da quel momento la volevo trovare a tutti i costi. Esaminai le telecamere ma ogni volta che la inquadravano non si notava mai il suo volto. Delle sessantaquattro telecamere nemmeno una l'aveva ripresa in volto. Era snervante. Il suo volto era impresso nel mio cervello ma per trovarla avrei dovuto vederla ancora. Il destino ha voluto farmela trovare dopo solo una decina d'ore.

Non mi sarei mai aspettato di rivederla, soprattutto in un ristorante.

Era bella dovevo ammetterlo. Anche da ubriaco avevo buon gusto.

Gambe lunghe e cosce in carne, racchiuse in una gonna nera che le arrivava a metà coscia.

Continuava ad abbassarsi la gonna, non ci voleva un genio per capire che fosse insicura e a disagio. Era insicura del suo aspetto fisico ed era messa a disagio da noi tre.

Era stata così ingenua da mettersi un reggiseno nero sotto la camicia bianca della divisa. A pensarci non sapevo ne il suo nome ne la sua età. La mia testa diceva soltanto "Fai che non abbia meno di vent'anni".

Scese a prendere dell'acqua per quel ritardato di Mason, era astemio e bastava poco più di un bicchiere di vino per metterlo al tappeto.

Qualche anno prima aveva bevuto troppo e dovetti portarlo in ospedale visto che rischiava il coma etilico solo perché un idiota lo aveva sfidato a bere.

Finì il piatto e subito i due seduti al tavolo con me mi guardarono male. Sapevo cosa stavano per dire ed entrambi avrebbero avuto ragione.

<<Era necessario trattarla così male? Ci hai anche fatto aspettare dieci minuti perché volevi lei e non la caposala>> chiese Aron, il biondo seduto davanti a me.

Aron era mio amico da quando eravamo bambini, abbiamo studiato insieme e poi siamo finiti per fare affari.

<<Non l'ho trattata male>> risposi finendo il bicchiere di vino bianco che avevo davanti.

Mason incrociò le braccia e mi guardò sospettoso, poi schioccò le dita come se avesse avuto un lampo di genio.

<<Dieci a uno che ci sei stato a letto>> per poco il vino non mi andò di traverso.

Colpito e affondato. Cazzo.

Li guardai come se non avessi sentito ma la mia reazione fece capire ai due che ciò che Mason aveva detto ero effettivamente vero.

Secretly From The WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora