7 Alexander

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La guardai salire su quell'auto, non aveva accettato il passaggio e potevo capirla, non voleva di nuovo finire su un notiziario o su un giornale di gossip. Anche se ormai il danno era fatto.

Dopo la prima foto postata sui social tutti le davano la ciaccia.

Io ero un pericolo per lei. Potevo rovinarla da un momento all'altro. Ne ero consapevole eppure continuavo a cercarla. La volevo per me. Ero egoista e lo sapevo.

Rientrai per prendere il quadro che mi aveva descritto con tanta passione.

Si lo avevo comprato.

No, non scherzavo quando le ho detto che lo avrei comprato.

Mentre lo descriveva aveva catturato completamente la mia attenzione. Tutto ero diventato ovattato intorno a me e riuscivo a sentire solo la sua voce calda che descriveva ciò che vedeva. Sono sicuro che se fossi stato cieco avrei capito cosa raffigurava il quadro già dalle prime parole.

Feci caricare il quadro in macchina e salì nei sedili posteriori, Gregor mi guardò corrugando la fronte.
<<Tu che compri un quadro? Cosa hai bevuto Alexander?>> chiese lui sorridendo.

<<Una signorina dal tubino rosso e i capelli castani mi ha fatto innamorare di un quadro solo aprendo bocca>> risposi.

Quella donna mi ha fottuto il cervello. Speravo soltanto non mi entrasse nel cuore. Se mi fosse entrata anche nel cuore non sarei più riuscito a tornare indietro.

<<Lea sa essere molto brava con le parole>> mi disse lui mettendo in moto la macchina "Non solo con le parole" pensai tra me e me ricordandomi della sera prima.

Portai i miei occhi ad osservare New York al buio, i palazzi sembravano dei giganti neri che si aggiravano nella notte.

L'avevo riconosciuta subito nonostante fosse di spalle, i capelli raccolti le lasciavano la schiena scoperta, il tubino rosso le evidenziava la vita e le cosce carnose, i tacchi a spillo le facevano raggiungere quasi il metro e ottanta ma non riusciva in ogni caso a superare il mio metro e novantacinque.

Lo ammetto, ho pensato a quanti diversi modi ci fossero per toglierle quel tubino di dosso e me ne erano venuti in mente almeno 23.

Lentamente facendo scorrere la cerniera, tirandoglielo su fino ai fianchi o strapparglielo con violenza fino a ridurlo in un ammasso di stoffa.

Lea era di una bellezza semplice, era colta, sentirla parlare di arte non era noioso come sentire parlare Jeanette, Lea ti dava il suo parere personale sul quadro non un parere personale scritto su un foglio di carta che dovevi studiare a memoria.

Se fosse andata avanti per ore a parlare di quel quadro non mi sarei stancato, solo alla prima frase era riuscita a convincermi a comprarlo.

Odiavo l'arte e avevo pochissimi quadri in casa, per questo Gregor si era stupito.

Ripensai a come l'avevo salvata in extremis da quelle arpie delle sorelle D'Asher, spacciandola per una consulente d'arte.

Le sorelle D'Asher erano proprietarie di una decina di gioiellerie in pieno centro a New York, erano famose anche per essere state conduttrici televisive ma soprattutto, tra noi ricchi, si raccontava che tutte e tre avessero ucciso i mariti per ottenere le loro eredità, quando mi fu raccontata non mi stupì più di tanto, si poteva notare dalle loro facce che erano delle vere arpie.

Erano le tipiche donne che facevano di tutto per il denaro.

Sono sicuro che per soldi si sarebbero uccise anche tra di loro.

Un altro hobby che avevano oltre i soldi erano i pettegolezzi. Qualsiasi cosa. E dico qualsiasi. Loro la venivano a sapere. Avevano occhi e orecchie ovunque. Ero fottuto anche da quel punto di vista.

Secretly From The WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora