6 Lea

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Alle superiori avevo frequentato la scuola d'arte, amavo l'arte in tutte le sue forme, dalla più perversa fino a quella più semplice. Per me tutto era o poteva essere arte.

Un vaso rotto poteva essere riparato con la tecnica giapponese del Kintsukuroi. La tecnica consisteva nel riparare vasi con della colla mischiata a polvere d'oro. Essa insegna alle persone che a volte le cose rotte possono essere riparate e diventare più pure.

L'arte insegna ad apprezzare le piccole cose trasformandole in grandi cose.

Spesso passavo i pomeriggi nelle gallerie d'arte, osservando i più grandi dipinti mai realizzati, iniziando dalla gioconda di Leonardo Da Vinci, fino ad arrivare al Bacio di Hayez.

Adoravo frequentare le aste d'arte per poter osservare dipinti dalle cifre inestimabili, cifre che non potevo permettermi. Quadri che potevo solo guardare ma non comprare.

Mi sedetti davanti alla finestra delle cucina, posizionando il cavalletto di fronte a me. Di solito ritraevo paesaggi o astratti, ma oggi, volevo riportare qualcosa di diverso dal solito, qualcosa di reale, che probabilmente data la popolarità del soggetto aveva già fatto il giro del mondo. La foto che ci avevano fatto insieme.

Disprezzavo quella foto a causa della mia presenza. Quella foto era un pericolo per la mia privacy ma l'attrazione per lei era più forte della paura.

La staccai dal muro dove Sasha l'aveva attaccata e ne studiai i colori. I fasci di luce verde, rossa e blu ci circondavano, il mio vestito dal tessuto brillantinato argentato era evidenziato dal flash della fotocamera, la sua mano mi stringeva il fianco evidenziando le vene delle sue mani, i volti erano quasi completamente coperti, il mio non era visibile essendo di spalle, ma nel suo visibile per metà si poteva scorgere un sorriso smagliante accompagnato da goti rosee a causa dell'alcool e un occhio color mare nella quale ti ci potevi perdere.

Preparai i colori nella tavolozza e raccolsi i capelli disordinatamente con un mollettone. Il pennello scorreva delicato sulla tela bianca adagiando del colore su di essa, era difficile ricreare quella fotografia con delle tempere, troppi colori e troppi cambi di luce da fare.

Ci lavorai tutto pomeriggio portandolo a termine. Kassel mi aveva guardata realizzare quell'opera. Lui era la mia musa ispiratrice.

La metà dei miei quadri rappresentava il mio micio sulla finestra durante le diverse stagioni dell'anno o in luoghi astratti e alterati. Sasha aveva detto che dovevo cambiare soggetto e finalmente lo feci ritraendo me e Alexander.

Mi squillò il telefono e notai sullo schermo un messaggio da parte di Sasha.

Stasera vai all'asta, vero?

Si, vieni anche tu?

No, ho un set fotografico in un Hotel, divertiti tu tra quei dipinti da un milione di dollari.

Sasha era solita ad accompagnarmi alle aste d'arte procurandomi pass ed ingressi gratis con l'aiuto del tipo con cui si frequentava.

A Sasha non faceva impazzire l'arte ma preferiva la fotografia. Sasha aveva fatto dei servizi fotografici per alcune case di moda ma nonostante il suo talento da fotografa non aveva mai avuto successo.

Posai delicatamente il telefono sul lavandino e feci una breve doccia per darmi una svegliata.

Ero stata tutto il pomeriggio a dipingere quel maledetto quadro ed averlo fatto mi aveva riportato alla mente solo ciò che era successo la sera prima.

Sentivo ancora i suoi occhi penetranti fissarmi attraverso lo specchio. Mi ero lasciata andare con lui. Mi ero fatta toccare e baciare. Non avrei dovuto ma il mio corpo aveva deciso di non ascoltare più il cervello.

Secretly From The WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora