17 Lea

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Parlare con una persona potrebbe sembrare una cosa banale, ma parlare con Alexander non era banale.  Niente di quello che facevo con Alexander era banale.

A volte parlare ed aprirsi con qualcuno anche sulle cose più semplici ed insignificanti poteva salvarti la vita. Poteva toglierti un peso che ormai tenevi dentro da tempo.

Mi guardai in torno e mi soffermai sui dettagli della sua casa.

Un'ampia isola di marmo grigio accerchiata da sgabelli del medesimo colore si trovava in mezzo alla cucina scura. Subito davanti alla cucina c'era il salotto anch'esso scuro.

Una tv a 100 pollici si trovava posizionata proprio sopra il caminetto, davanti a quest'ultimo si trovava il divano completamente nero.

Una cosa che adoravo dell'appartamento di Alexander era che dalla cucina potevi vedere la camera da letto, costituita da un letto matrimoniale e da tutte vetrate che lasciavano ammirare gli edifici più alti di New York ormai al buio.

<<Forse è il caso che vada>> guardai il display del cellulare notando che fosse l'una e un quarto di notte.

Mi alzai e andai ad appoggiare la tazza ormai fredda e vuota nel lavandino pulito.

<<Resta qui sta notte, è tardi, non voglio lasciarti andare a casa sola a quest'ora>> mi fermò guardandomi dalla testa ai piedi.

Il suo sguardo non lasciava trapelare nemmeno una scia di malizia. Ero sicura che non ne avrebbe avuto nemmeno le forze di baciarmi.

<<Dormo sul divano, tu dormi nel letto, tranquilla>> sbuffai consapevole che non mi avrebbe lasciata andare nemmeno se lo avessi pagato.

<<Vado a cambiarmi>> raggiunsi il bagno e cominciai a cambiarmi. Sapevo che era la cosa sbagliata da fare ma ormai era troppo tardi per cambiare idea.

Rovistai nella borsa in cerca dei miei vestiti trovandoli.

<<Cazzo>> esclamai realizzando di aver preso dei pantaloncini neri corti al posto di quelli lunghi, li indossai ugualmente accompagnati da una felpa dello stesso colore dei pantaloncini.

Uscì dal bagno e gli occhi del ragazzo si posarono subito sulle mie gambe nude, risalirono per il mio busto fino a raggiungere i miei occhi che nel mentre osservavano i suoi movimenti. Distolse lo sguardo poco dopo e mi indicò il letto.

Mi sedetti sotto le coperte calde, ricordandomi che qualche mese prima in quel letto c'ero stata nuda e che probabilmente sempre su quel letto mi aveva scopata in chissà quante posizioni. Mi ricordo ancora che le mie gambe tremavano il
giorno dopo.

<<Alexander?>> lo chiamai e poco dopo lo vidi alzarsi a mezzo busto sul divano.

<<Dimmi>> rispose con voce impastata dal sonno. Era fottutamente bello. I capelli neri ancora più disordinati di prima gli ricadevano davanti agli occhi.

Poco dopo introdusse una mano tra le ciocche spostandole dal viso. Si sorreggeva sugli avambracci possenti. Il pomo di Adamo ben evidenziato mi fece deglutire.

<<Dormi con me?>> arrossì quando lo vidi alzarsi dal divano e notai come la felpa con la zip che indossava, gli lasciava intravedere parte degli addominali marmorei.

<<Non dirmi che ha paura signorina Clive?>> rise divertito.

Adorava chiamarmi per cognome. Sapeva che lo odiavo.

<<No, solo che di solito con me dorme Kassel>> mentì dicendo una mezza verità. Avevo paura di dormire in un posto nuovo ma mi mancava anche il mio gatto.

Ero imbarazzata dalla situazione. Avevo appena ammesso che mi sentivo sola in quel letto enorme.

Raggiunse il letto e si sdraiò sotto le coperte, mi sdraiai nuovamente anche io rivolgendogli le spalle. Girandomi vidi l'enorme spettacolo che le vetrate mi offrivano. Enormi grattacieli scuri, i quali avevano come uniche parti illuminate le piccole finestrelle degli altri largamente.

Affondai la testa nel cuscino respirando il profumo di Marsiglia che le coperte emanavano. Chiusi gli occhi coccolata da quel dolce e delicato profumo.

Una mano improvvisamente circondò la mia vita tirandomi a se, sotto la mia testa non c'era più il cuscino ma a sostituirlo c'era un bicipite liscio che riconobbi come quello di Alexander.

Il braccio di quest'ultimo mi avvolse completamente la vita costringendomi ad avvicinarmi a lui, aderì contro il suo petto e dentro di me sentì un vuoto. Era una vita che nessuno mi abbracciava così.

Strinsi le gambe leggermente rendendomi conto di un particolare della quale non volevo accorgermi. Ero bagnata. Un misero contatto mi aveva fatta eccitare. Cazzo.

Mi strinse ancora di più a se adattandomi al suo corpo, mossi i fianchi per avvicinarmi meglio a lui. Mi sentivo in dovere di fare quella mossa.

Il mio sedere andò a scontrarsi contro il suo cazzo. Era duro. Ed entrambi eravamo eccitati. Cazzo. Gemetti per la sorpresa e lui sospirò leggermente sfiorandomi con le labbra morbide l'orecchio.

<<Lea>> sospirò roco quando mi sentì gemere.

<<Mia sorella è nell'altra stanza... Non vorrei svegliarla>> sussurrò al mio orecchio creandomi brividi lungo la schiena.

<<Mi stai provocando?>>

<<Non ti sto provocando>> 

<<Far scontrare il tuo culo contro il mio cazzo non è una provocazione?>>

Sospirai accoccolandomi nuovamente al suo petto, cullata dai suoi battiti calmi e regolari. Poco dopo sentì che si era addormentato, mi staccai dalla sua presa e mi addormentai.

Mi svegliai di colpo quando sentì un urlo violento di fianco a me.

Vidi Alexander, era alzato a mezzo busto di fianco a me, con gli occhi spalancati, le mani che stringevano le coperte con violenza. Le sue nocche erano ormai diventate bianche a causa della forza che stava usando. La fronte era completamente nitida di sudore e i suoi capelli erano appiccicati ad essa. Respirava a fatica.

Decretai che probabilmente fosse un incubo. Lo toccai e lui in cambio sussultò spaventato.

<<Calmati>> sussurrai delicatamente toccandolo nuovamente e tirandolo verso il mio petto.

<<Ci sono io>> lui deglutì socchiudendo gli occhi, la sua testa era ora appoggiata contro il mio petto e le mie braccia gli cingevano il corpo per cercare di calmarlo.

Mi sedetti contro la morbida testata del letto e lo appoggiai delicatamente sopra di me. La sua testa era ormai abbandonata contro la parte sinistra del mio petto. Il suo braccio si trovava a peso morto sul mio ventre.

Guardai il suo volto, con la manica della felpa gli asciugai il sudore dalla fronte e gli scostai le ciocche morbide dagli occhi. Questi ultimi erano erano contornati da ciglia che qualsiasi ragazza avrebbe sognato.

Il suo respiro era tornato regolare. Si era addormentato sopra di me abbandonandosi completamente contro il mio petto. Rimasi sveglia ad accarezzargli i capelli morbidi cercando di non svegliarlo. Mi giravo e rigiravo le ciocche di capelli neri ormai asciutti lungo le dita. Erano morbidi e lisci.

Abbassai leggermente la testa soffermandomi nuovamente sul suo volto che portava un'espressione ora tranquilla.

Vederlo in quella condizione mi aveva spaventata, sapevo cosa fare, ma non sapevo come avrebbe reagito. Non lo avevo mai visto così terrorizzato.

A quel punto mi resi davvero conto che io non conoscevo realmente Alexander Blake. Sapevo cose che tutto il mondo sapeva. Ma non sapevo cosa nascondesse all'interno della sua anima.

Non ero ancora riuscita a scavargli completamente nella mente.

Ma sua sorella aveva detto una cosa che mi aveva fatto capire che io fossi diversa.

Perché io gli stavo entrando lentamente nel cuore.

Secretly From The WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora