Capitolo 22

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Due mesi dopo la fine della guerra, il Ministero della Magia era un luogo di intensa attività e tensione. L'intero edificio vibrava di un'energia febbrile mentre maghi e streghe si affrettavano a ristabilire l'ordine e a processare coloro che avevano servito il Signore Oscuro. Al centro di questa frenesia, nella sala principale del Wizengamot, Bellatrix Balck sedeva in catene, il suo viso una maschera di fredda indifferenza.Le accuse contro di lei erano numerose e gravi: tortura, omicidio, complicità con il Signore Oscuro, e innumerevoli altre atrocità. La sala era gremita di spettatori, molti dei quali erano lì per vedere la donna che aveva causato loro tanto dolore finalmente rispondere dei suoi crimini.Mentre il processo proseguiva, la difesa di Bellatrix appariva sempre più disperata. I pochi testimoni chiamati a suo favore erano stati rapidamente smontati dall'accusa, e sembrava che il destino di Bellatrix fosse già segnato.

Fu allora che Narcissa Malfoy, con il volto pallido e segnato dalla tensione, si avvicinò a Hermione Granger nel corridoio fuori dalla sala del Wizengamot. Hermione si trovava lì per dare testimonianza sui crimini di Bellatrix, ma il pensiero di dover affrontare quella donna ancora una volta la riempiva di angoscia."Signora Malfoy," disse Hermione con voce ferma, anche se il suo cuore batteva furiosamente nel petto. "Cosa vuoi?"

Narcissa guardò Hermione con occhi imploranti, il suo solito contegno aristocratico scosso dalla disperazione. "Hermione, ti prego," iniziò, la sua voce tremante. "So che non ho alcun diritto di chiederti questo, ma... per favore, testimonia a favore di mia sorella. So che ti ha fatto del male, ma è l'unica speranza che le rimane."

Hermione strinse i pugni, sentendo la rabbia e il dolore risalire in superficie. "Bellatrix mi ha torturata, mi ha imprigionata. Ha ucciso i miei amici, ha servito Voldemort senza alcuna remora! Come può chiedermi di aiutarla?"

Narcissa abbassò lo sguardo, le lacrime che le brillavano negli occhi. "Lo so, Hermione, e non ti chiedo di perdonarla. Ma... è mia sorella. E nonostante tutto, c'è ancora del buono in lei, seppur nascosto. Ha bisogno di aiuto, non di condanna."

Hermione si sentì combattuta. Ricordava i momenti di terrore che Bellatrix le aveva inflitto, ma ricordava anche le occasionali scintille di umanità che aveva intravisto dietro gli occhi freddi della strega. Respirò profondamente, cercando di calmarsi.

"Signora Malfoy," disse infine, con un tono più morbido, "capisco il suo dolore, ma non posso ignorare ciò che Bellatrix ha fatto. Non posso fingere che non sia responsabile di tutto quel male."

Narcissa annuì tristemente, accettando le parole di Hermione. "Capisco," disse con voce rotta. "Ma sappi che le tue parole potrebbero fare la differenza tra la vita e la morte per lei. Pensa a questo, Hermione, e fai ciò che ritieni giusto."

Con queste parole, Narcissa si allontanò, lasciando Hermione immersa nei suoi pensieri. Quando fu chiamata a testimoniare, Hermione si sentì il peso del mondo sulle spalle. Entrò nella sala del Wizengamot, sentendo gli sguardi di tutti i presenti su di lei.

La giudice la guardò con attenzione. "Hermione Jean Granger, sei qui per testimoniare contro Bellatrix Black. Cosa hai da dire riguardo alle accuse mosse contro di lei?"

Hermione si prese un momento per raccogliere i pensieri. "Bellatrix Black mi ha torturata e ha fatto del male a molte persone che amo. È colpevole di crimini terribili. Tuttavia," aggiunse, sentendo il nodo in gola, "ho visto in lei una scintilla di umanità, anche se debole. Non posso perdonarla per ciò che ha fatto, ma credo che, se ricevesse l'aiuto giusto, potrebbe trovare una strada diversa."

La sala rimase in silenzio per un momento, assorbendo le sue parole. Hermione sentì il peso delle emozioni e delle decisioni che aveva dovuto prendere, sperando che la giustizia sarebbe stata servita in modo giusto, e che forse, in qualche modo, il suo gesto avrebbe potuto portare un cambiamento, per quanto piccolo.

Bellatrix, seduta in catene, guardò Hermione con un'espressione enigmatica, forse sorpresa dalle sue parole. Il futuro era incerto, ma quel giorno, Hermione aveva scelto di credere, almeno per un momento, nella possibilità di redenzione.


Il verdetto del Wizengamot risuonò nella sala gremita, suscitando mormorii e sussurri tra i presenti. In nome di una nuova filosofia di giustizia che cercava di dare una seconda possibilità anche ai peggiori criminali, Bellatrix Black fu condannata agli arresti domiciliari piuttosto che ad Azkaban. La decisione fu accolta con un misto di incredulità e sconcerto, ma anche con una flebile speranza che forse, con il tempo, anche lei potesse trovare la redenzione.

Bellatrix stessa sembrava perplessa mentre le venivano rimosse le catene. Il suo sguardo era fisso su Hermione, un mix di emozioni contrastanti che attraversavano i suoi occhi. Quando fu il momento di lasciare la sala del tribunale, Bellatrix si voltò verso sua sorella."Narcissa," disse con una voce ferma, "cerca Hermione. Voglio parlarle."Narcissa annuì, comprendendo l'importanza del momento. Si avvicinò a Hermione con un'espressione di implorazione e speranza. "Hermione," disse con un tono quasi supplicante, "Bellatrix vuole parlare con te. Per favore, concedile questo."

Hermione, ancora sconvolta dal verdetto e dai suoi stessi sentimenti contrastanti, esitò. Tuttavia, sentendo il peso delle sue scelte e la necessità di trovare una qualche forma di chiusura, annuì lentamente. "Va bene," disse infine. "La incontrerò."

Fu così che, poche ore dopo, Hermione si trovò di fronte a Bellatrix in una stanza appartata del Ministero. Le due donne si guardarono per un lungo momento, il silenzio tra loro era denso e pesante. Bellatrix, ora senza le catene ma ancora visibilmente segnata dagli eventi recenti, fissò Hermione con intensità.Finalmente, Bellatrix parlò, la sua voce un sussurro carico di emozioni complesse. "Perché?"

Hermione sentì il peso di quella domanda insinuarsi nel suo cuore. Era una domanda che portava con sé tutte le ferite, le paure e le speranze di entrambi. Si prese un momento per raccogliere i pensieri, respirando profondamente prima di rispondere.

"Non lo so," iniziò Hermione con voce calma ma ferma, "Narcissa me l'ha chiesto."Bellatrix la guardò con un'espressione che sembrava quasi incredula, come se non potesse comprendere pienamente la magnanimità di Hermione. Il silenzio tornò a calare tra loro, pesante e carico di significati inespressi.Finalmente, Hermione fece un passo avanti, avvicinandosi a Bellatrix. "Questa è la tua occasione, Bellatrix. Non sprecarla. Dimostra che anche nel buio più profondo, una luce può ancora brillare."

Bellatrix abbassò lo sguardo, il suo volto una maschera di emozioni contrastanti. Non disse nulla, ma nel profondo dei suoi occhi, Hermione intravide una scintilla di qualcosa che poteva essere speranza, o forse semplicemente confusione. Senza aggiungere altro, Hermione si girò e lasciò la stanza, lasciando Bellatrix sola con i suoi pensieri.

Mentre camminava lungo i corridoi del Ministero, Hermione sentiva il peso delle sue azioni e delle sue parole. Il male e il bene, due concetti così astratti e così distanti, ma allo stesso tempo così vivi e coesi.

Amore oscuro|| Bellamione ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora