Capitolo Cinque

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Luci accese.

Spegnimento dei semafori.

Via.

La gara del sabato era iniziata. Rispetto alla sprint la gara di quel giorno sarebbe stata più lunga e impegnativa, ma con il pit stop obbligatorio poteva permettersi di spingere un pò di più con le gomme e giocare di strategia. Si vedeva già a podio, ma prima di cominciare la corsa per il terzo posto, doveva consolidare la sua quarta posizione. Cosa non facile: i suoi avversari erano tosti, e tutti determinati come lei a portare a casa punti. Aveva perso tempo prezioso nella lotta con Crawford e ci era voluto qualche giro più del previsto per mettere tra loro la distanza che desiderava ma ora poteva finalmente correre con lo sguardo rivolto in avanti.

«Quanto è il gap?» chiese aprendo il collegamento radio.

«3.4 dall'auto davanti. 2.6 dall'auto dietro.»

«Copy.»

La caccia poteva avere inizio. Giro dopo giro, con tempi in fotocopia l'uno con l'altro, aveva recuperato terreno e ora si trovava a poco più di un secondo da Hadjar, ma era difficile avvicinarsi. Il francese non aveva certo deciso di parcheggiare e attendere che lei arrivasse. Certo che no. Ma in fondo proprio lì stava il divertimento, la sfida. Si stava anche avvicinando il momento della sosta, la strategia era fondamentale.

Aprì il collegamento radio: «Piano A o B?»

«Andiamo con il piano B.»

«Copy.»

Il piano B prevedeva il pit stop da lì a due giri e poteva rivelarsi una mossa vincente su Hadjar. Se il pilota non fosse entrato ai box avrebbe effettuato un undercut, evitando di perdere troppo tempo nel tentativo di sorpassarlo, se invece fosse entrato prima lui sarebbe rimasta fuori ancora un giro, spingendo al massimo.

In entrambi i casi in quei nei due giri avrebbe dovuto avvicinarsi il più possibile e, se si fosse presentata l'opportunità tentare il sorpasso. Due giri dopo entrò, come previsto, ai box, pregando che tutto filasse liscio. E così fu. Era rientrata in pista meglio di come aveva calcolato e aveva avuto tutto il tempo per scaldare le gomme. Hadjar si fermò ai box tre giri dopo di lei, ma sfortunatamente per lui e fortunatamente per lei, il suo fu un pit stop lungo a causa di problemi alla posteriore sinistra. Era virtualmente terza se non faceva cazzate. E non le fece. Tagliò il traguardo portandosi a casa il primo bronzo della stagione.

«Ottimo lavoro Andrea.»

«Grazie ragazzi, fantastico lavoro di squadra.»

Era vero, l'intero team era stato grande. Avevano preso tempestivamente le giuste decisioni strategiche e il pit stop era stato, se non perfetto, quasi. Era euforica. Scesa dalla monoposto l'intera squadra aveva festeggiato con lei e Roman. Si era complimentata con lui, ma aveva ricevuto in cambio solo una pacca sulla spalla. Erano a parità di punti, evidentemente la cosa non gli andava a genio. Non aveva importanza, doveva godersi il momento e festeggiare quell'inizio di stagione fantastico. L'intervista pre-premiazione fu rapida e, fortunatamente, non le fecero domande particolarmente stupide e un pò sessiste come spesso le capitava le facessero.

Scesa dal podio era bagnata fradicia e coperta di coriandoli, con un sorriso a tutti denti. Si diresse verso la tenda della Trident per cambiarsi e confrontarsi con il team. Per pranzo si concesse finalmente qualcosa di sostanzioso, se lo era meritato dopo tutto.



Attraversando la pit lane nel pomeriggio furono tanti quelli che le fecero i complimenti, compresi alcuni piloti che avevano seguito la gara. Si fermò davanti al box Red Bull. Di Verstappen non c'era traccia, così di concesse di osservare i meccanici al lavoro su quel capolavoro di ingegneria aerodinamica a quattro ruote. Si immaginò di trovarsi al volante di quella monoposto incredibile, così potente, così veloce eppure dalla guida insidiosa.

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