Capitolo Diciotto

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«Puoi farcela. Concentrati e tutto andrà bene» si ripeteva queste parole come un mantra mentre soprappensiero giocherellava con i guanti.

«Andrea, come va la spalla?» Giacomo le si era avvicinato e la guardava con aria preoccupata.

«Non è al massimo, ma va già molto meglio di ieri. Non preoccuparti, farò di tutto per vincere anche questa.»

«Non ne dubito, ma vorrei che non lo facessi a discapito della tua salute. Per questa gara concentrati solo sul portarla a termine, va bene?»

Sapeva che era preoccupato per lei, però era frustrante sentirsi dire dal proprio team principal di non provare a vincere. Fece un respiro profondo, e provò ad esprimere quello che le stava passando per la testa.

«Conosco i miei limiti, Giacomo. Non sono così stupida da rischiare di compromettere per sempre la spalla, però non posso neanche farmi fermare da un pò di dolore. Sai bene quanto sia fondamentale per me ottenere risultati, i migliori possibili, per poter avere anche solo una possibilità, quindi ti prego, non chiedermi di non provarci...»

Lui la guardò per un attimo, poi espirò sonoramente. Sentì di averla avuta vinta.

«Hai ragione, non te lo chiederò. Però ti prego, fai attenzione, non posso giocarmi il mio miglior pilota a un passo dalla fine» e le fece l'occhiolino.

«Grazie» e gli sorrise.


Allo spegnimento delle luci era scattata fulminea, riuscendo a guadagnare una posizione prima di curva uno, ma la macchina era instabile come i giorni precedenti e condurla attraverso gli stretti angoli di Baku era un'impresa titanica. L'adrenalina era un fantastico alleato per non sentire l'insorgente dolore alla spalla per la continua sollecitazione, ma non sarebbe durata a lungo, quindi doveva approfittarne. Concluso il quinto giro era riuscita a portarsi in quarta posizione. Con ancora più di venti giri davanti a lei il podio era una possibilità concreta. 

La sua speranza andò in frantumi neanche due giri più tardi.

«Mi ha colpito. Temo di aver bucato.»

«Confermo, rientra ai box.»

Merda.

«Si.»

Nel tentativo di fare un sorpasso Crawford era andato troppo lungo in ingresso a curva tre e l'aveva colpita provocandole una foratura. Fortunatamente era riuscita non impattare contro le barriere ma pregava che non ci fossero altri danni.

Costretta ad un pit stop molto anticipato, si era trovata praticamente in fondo alla griglia. Si sentiva montare dentro un mix di rabbia, frustrazione, impotenza e delusione, ma arrendersi non era da lei, perciò, con il volante saldamente stretto tra le mani, aveva cominciato la sua scalata. Giro dopo giro dopo giro aveva aveva abbassato sempre di più i suoi tempi e accorciato le distanze con suoi avversari. Il dolore alla spalla si faceva sentire, ma la determinazione era decisamente più forte. Superata da poco la metà della gara era riuscita a portarsi in tredicesima posizione e la maggior parte dei piloti davanti a lei doveva ancora andare ai box. A dieci giri dalla fine e con tutti i pit stop effettuati, si trovava in sesta posizione, lì dove era partita. Ora però era decisamente più stanca e le sue gomme usurate, il podio sembrava irraggiungibile. Avrebbe dovuto accontentarsi del sesto posto, sempre che fosse riuscita a difenderlo. 

In una vita precedente doveva davvero essere stata un brava persona, probabilmente una santa, perché, provvidenziale come la manna dal cielo, venne schierata la safety car a causa di un contatto nelle retrovie. Se l'avessero fatta rientrare, avrebbe avuto una possibilità.

«Box. Box.»

«Copy.»

Aveva perso una posizione, ma con il gruppo ricompattato e il vantaggio delle gomme nuove sentiva di potercela fare a raggiungere almeno la quarta posizione. La prospettiva le aveva dato nuova energia, si sentiva fremere dall'eccitazione mentre l'adrenalina saliva di nuovo alle stelle, silenziando il dolore alla spalla.

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