Capitolo Ventuno

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Era ormai mezz'ora che si girava e rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno. Forse era colpa dei videogiochi e di tutta quella competizione, l'avevano sovreccitata e ora ci sarebbe voluto un pò prima che riuscisse a calmarsi. Oppure era l'idea che Max fosse lì a pochi passi da lei, in fondo al corridoio, sotto il suo stesso tetto, a non farle chiudere occhio?

Sei sveglia?

Un messaggio. Era Max.

Si, non riesco a dormire.

Nemmeno io. Vuoi compagnia?

Che strano, per una qualche ragione le sembrò che quelle parole fossero esattamente quelle che stava aspettando. Senza rispondere al messaggio si sfilò dalle coperte, usci dalla sua camera e attraversò il corridoio. Bussò alla porta della stanza degli ospiti e Max la fece entrare.

«Scusa, forse non avrei dovuto venire qui...» disse leggermente imbarazzata.

«È casa tua, puoi andare dove vuoi. E poi sono stato io a chiederti se volevi compagnia» le sorrise invitandola con la mano a sedersi sul materasso vicino a lui.  

Accettò l'invito e si sistemò di fronte a lui, con le gambe incrociate.

«Come mai non riesci a dormire?» gli chiese.

«Potrei farti la stessa domanda.»

«È vero, ma ho chiesto prima io.»

«Va bene. Non riesco a dormire perchè continuo a pensare.»

«A cosa?»

Era curiosa, cosa poteva affollare la mente di Max Verstappen tanto da non lasciarlo dormire? Lui fece un respiro profondo.

«A tante cose, ma principalmente a te.»

Il suo cuore mancò un battito.

«A me?»

«Si, a te» le rispose sorridendo. «Ti ricordi quando mi hai chiesto di rivelarti il mio più oscuro segreto su quella terrazza a Baku?»

Annuì, temendo che se avesse parlato lui si sarebbe interrotto.

«È questo. Io non faccio altro che pensare a te Andrea. Giorno e notte, che tu sia vicina a me oppure no, io non riesco a scacciarti dalla mia mente. Sei sempre lì. E la cosa mi sta facendo impazzire...» fece una pausa, poi riprese. «Ogni volta che qualcuno ti si avvicina, ti tocca o scherza con te io... io fatico a trattenermi dall'andare lì a prenderlo a pugni e dirgli di starti lontano. Non ne avrei alcun diritto dopo che ti ho allontanato, ma è più forte di me. C'è questa voce nella mia testa che continua a dirmi che se tutti scoprissero quanto sei in gamba, e intelligente e bella, ti porterebbero via da me e io non potrei dire nulla... perchè in fondo sono solo tuo amico... Ma un amico non dovrebbe sentirsi così, giusto?»

Il suo cuore batteva ormai all'impazzata. Quello che Max le stava dicendo era esattamente ciò voleva sentirgli dire, ciò che anche lei provava per lui. Prese coraggio.

«Allora non essere mio amico...»

Si mosse verso di lui e lo baciò. Era un bacio cauto il suo, temeva da un momento all'altro il rifiuto, nonostante quello che lui le aveva detto. Ma invece di allontanarla da se, Max ricambiò il suo bacio con una dolcezza che non si sarebbe mai aspettata. Quando si staccarono, rimasero lì, con gli occhi chiusi e le fronti unite, respirando piano.

«Nessuno potrebbe mai portarmi via da te...» le tremava la voce. 

Fece un respiro profondo per calmarsi prima di dire quello che già da tempo ormai sapeva ma non aveva avuto il coraggio di dire.

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