Capitolo Ventisette

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Lei e Max erano ormai pubblicamente una coppia da quasi un mese e così quel giorno erano arrivati insieme a Las Vegas viaggiando sul jet privato del pilota olandese, con loro anche Lando e Daniel. Al loro arrivo avevano trovato una folla di fan accoglierli, oltre ai soliti fastidiosi fotografi e giornalisti. Max, così come anche gli altri due, sembrava abituato alla cosa e non sembrava farci granché caso, ma per lei un'accoglienza del genere era un'esperienza del tutto nuova. Certo, aveva anche lei dei fan, ma nulla di paragonabile alla quantità di persone che li circondava in quel momento. Ma forse avrebbe fatto meglio ad abituarsi, dopotutto sarebbe stata anche lei, a tutti gli effetti, un pilota di Formula 1. Max doveva aver notato il suo scombussolamento perchè le prese la mano e se la tirò più vicina, sorridendo incoraggiante.

«Pronta per il caos di Las Vegas?»

«Non vedo l'ora.»

Non era mai stata a Las Vegas e non stava più nella pelle all'idea di vederla di notte, completamente illuminata dalla miriade di luci e insegne al neon. In un completo caos di urla e flash, riuscirono finalmente a salire in macchina, diretti in hotel. Anche lì, ad aspettarli, c'era l'ennesima folla. Con un sospiro di sollievo chiuse la porta alle sue spalle, finalmente lei e Max avevano raggiunto quella che sarebbe stata la loro camera durante tutto il soggiorno. Visto che ormai erano formalmente una coppia, avevano deciso di godersene tutti i privilegi. La suite era enorme, praticamente un appartamento, con tanto di salotto e vasca idromassaggio. Il letto poi aveva delle dimensioni fuori dal comune, avrebbero potuto tranquillamente dormirci in cinque lì sopra, forse anche in sei. Si lasciò cadere sul materasso, era esausta per il volo e quell'ammasso di coperte sembrava molto invitante. Scoprì con piacere che era anche molto morbido. Max la imitò lasciandosi sfuggire un sospiro.

«Penso che oggi potremmo anche prendercela comoda, che ne dici?»

Era solo lunedì, avevano ancora alcuni giorni per esplorare la città e sfruttare quella giornata per riprendersi dal viaggio le sembrava un'ottima idea. Avrebbero sempre potuto uscire quella sera.

«Non ho rimostranze» e rotolando sul fianco si accoccolò con la testa sul petto di Max. 

Il suo respiro tranquillo e il suono del battito del suo cuore, nelle ultime settimane, erano diventate la sua ninnananna preferita.




L'aria era fredda, così si strinse nella giacca e a Max mentre passeggiavano mano nella mano lungo la Strip. Dopo l'intera giornata a poltrire ora si sentiva decisamente meglio, anche se ancora leggermente scombussolata dal volo, ma sapeva sarebbe passato nei prossimi giorni. Max aveva ragione, una volta calato il buio la città si accendeva di vita e di mille luci che illuminavano la notte dei più disparati colori. Le sembrava di trovarsi in un film. Era una visione surreale e meravigliosa. Avevano appena assistito allo splendido spettacolo delle fontane del Bellagio e non vedeva l'ora di vederlo di nuovo in occasione della gara di domenica. Sarebbe stato ancora più emozionante. Non potè fare a meno di pensare a quanto le sarebbe piaciuto poter correre quel weekend a Las Vegas, ma avrebbe dovuto aspettare ancora un'anno prima di poterlo fare.

«A cosa stai pensando?»

«Come fai a sapere che stavo pensando a qualcosa?»

«Perché fai una faccia strana e guardi fisso nel vuoto. Un pò come Carlos, ma meno inquietante.»

«Grazie mille, molto gentile da parte tua definirmi inquietante.»

«Non c'è di che. Ora dimmi, a cosa stavi pensando?»

«A niente di importante.»

«Questo lascialo giudicare a me. Dai, avanti.»

«Stavo pensando che mi piacerebbe molto correre qui, ma che purtroppo mi toccherà aspettare fino all'anno prossimo. Tutto qui.»

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