Capitolo Otto

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Quella sera, come si era ripromessa, era uscita a festeggiare. Con lei c'era Gabry e la maggior parte dei piloti di F2, tra cui, incredibile a dirsi, anche Roman. Erano andati in uno dei locali più In della città e, doveva ammetterlo, si era messa in tiro nella speranza di incontrare Max. Così non era stato, ma poco male, si stava comunque divertendo. Aveva notato però che, se il pilota olandese non aveva potuto godere della vista di una lei femminile, alcuni suoi avversari sembravano apprezzare, in modo particolare Correa non le toglieva gli occhi di dosso. Non sapeva se sentirsi lusingata, in imbarazzo o se incazzarsi. Decise di ignorare semplicemente la cosa.

Erano da poco passate le due del mattino quando le arrivò un messaggio da Max.

Ancora fuori a festeggiare?

Si, tu?

Anche io, e penso che ne avrò ancora per un pò.

Buon divertimento allora

Mi divertirei molto di più se ci fossi qui tu.

«Con chi ti stai scrivendo?»

Gabry le si era avvicinato.

«Nessuno di importante.»

«Certo certo, e infatti è proprio per nessuno che stai sorridendo come un'ebete.»

«Non sto sorridendo come un'ebete.»

Gli fece il dito medio, ma sospettava che avesse ragione.

«Tieni, per te.»

Un cocktail verde fluorescente le comparve davanti alla faccia. Era proprio uno di quelli che piacevano a lei: colorato, dolce e con la giusta dose di alcol.

«Grazie» disse prendendo il cocktail e iniziando a sorseggiarlo.

«Figurati dolcezza, te lo sei meritato, ma sappi che è l'ultimo, Mark mi ucciderebbe se sapesse quanti di questi ti ho lasciato bere.»

«Allora balla con me, così smaltisco» e lo trascinò in pista senza offrirgli possibilità di fuga.





Era appena rientrata nella sua camera d'hotel, alle 4.30, quando le arrivò un messaggio da parte di Max.

Festa finita. Tu sei in hotel?

Appena arrivata.

Ottimo, perché sto venendo da te.

Era forse impazzito? Provò a chiamarlo al cellulare, ma lui non rispose. Provò di nuovo. Niente. Al terzo tentativo finalmente udì la sua voce:

«Pronto?»

«Max, sei forse diventato pazzo? Non puoi venire qui.»

«Ma ormai sono quasi arrivato e poi...»

«Cosa?»

«voglio stare con te Andrea.»

Colpita e affondata. Il tono in cui le aveva detto quelle poche parole le aveva fatto venire i brividi e ogni sua resistenza era capitolata.

«Scendo ad aspettarti » e chiuse la chiamata con il cuore che le batteva a mille.

Il taxi arrivò e lei, prima che Max potesse scendere gli lanciò una felpa con cappuccio.

«Infilati questa. Spero non sia troppo stretta.»

«Come sei paranoica» replicò lui ridacchiando, ma obbedì.

Attraversarono a passo svelto l'hotel. Fortunatamente non c'era ancora in giro nessuno a parte il personale. Richiuse la porta della sua camera con un sospiro di sollievo. Nessuno li aveva visti. Due braccia forti la presero per la vita attirandola a se. Sentiva il corpo di Max aderire alla sua schiena, il suo respiro caldo sul collo.

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