Capitolo Quattordici

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Quello di Monza era il circuito che amava di più in assoluto. Entrare nel Tempio della velocità era sempre un'emozione per lei e quel giorno non faceva eccezione, anzi, pensare che per la prima volta avrebbe percorso quel tracciato a bordo di una F1 le faceva scoppiare il cuore di gioia. 

Dopo aver concluso le prove libere della F2, si diresse al box Williams, per prepararsi alla sessione di F1. Non stava più nella pelle. A frenare bruscamente il suo entusiasmo trovò però Logan Sargeant. La sua sola vista le faceva prudere le mani, ma si limitò ad una spallata prima di salire a bordo della monoposto. Oh quanto era bello trovarsi lì. Come in Canada, le prove andarono molto bene. Erano stato portato un pacchetto di aggiornamenti non indifferente e le performance ne avevano risentito positivamente. La velocità di punta era decisamente aumentata, e su un circuito ad alta velocità come quello di Monza era senza dubbio un vantaggio.

Ciò che attendeva con trepidazione erano però le qualifiche. Si sentiva carica e agguerrita più che mai.

In passato era già riuscita a guadagnare la prima piazza a casa sua, ma mai la vittoria. Dopo Spa sentiva il bisogno di conquistare di nuovo la pole e far vedere a tutti che era tornata, che quella era casa sua e che lei era la migliore. Era pronta a lottare contro i suo avversari in una guerra al millesimo di secondo, ma trionfare fu più facile del previsto. Conosceva quel tracciato a memoria, ogni punto di frenata, ogni traiettoria erano impressi nel suo cervello, correre lì era per lei più facile che respirare. Aveva per un attimo temuto che la spalla potesse tradirla, ma non era successo.

«P1 Andrea. Ottimo lavro.»

«Grazie.»

Scesa dalla monoposto era stata travolta dall'entusiasmo del team, quello era il GP di casa anche per loro in fondo e con un sorriso a trentadue denti aveva accolto ogni abbraccio, pacca e complimento che le avevano riservato. Era presente anche la sua famiglia. Quell'accoglienza, quel calore, quel riconoscimento erano il miglior carburante possibile per lei e non vedeva l'ora di scendere in pista domenica per conquistare la tanto agognata vittoria.

«Hey Andrea!»

Sentendosi chiamare si voltò e vide Daniel Ricciardo agitare la mano venendole incontro.

«Ciao Daniel!»

«Che giro oggi! Sei stata spettacolare.»

«Grazie.»

«Che fai stasera? Festeggi?»

«Non lo so ancora, immagino farò qualcosa di tranquillo con la mia famiglia...»

«Ma tu devi festeggiare! È deciso, stasera vieni con me ad un party.»

«Ma io...»

«Shhhh, inutile discutere» disse appoggiandole un dito sulle labbra. Poi, dopo averle detto a che ora farsi trovare pronta, se ne era andato.

«È carino.»

«Mamma!»

Sua madre evidentemente aveva assistito allo scambio tra lei e il pilota australiano.

«Anche se forse un pò troppo grande per te, no?»

«Credo abbia una trentina d'anni, e comunque è solo un amico, non farti strane idee.»

«Ah ah, se lo dici tu.»

Daniel era gentile, solare, divertente ed estroverso, forse fin troppo. Una persona del genere nella sua vita le avrebbe fatto sicuramente bene, ma non riusciva a vederlo in altro modo se non come amico. Riusciva ad immaginare solo una persona accanto a lei, ma quel treno era ormai passato e lei se lo era lasciato sfuggire...

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