Capitolo Dieci

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Non sapeva dire quanto tempo fosse trascorso, forse un'ora, forse due, si almeno due, ma ora lei e Max erano sdraiati sul letto, abbracciati, con lui che pigramente faceva scorrere le dita sua spina dorsale.

«Dove hai imparato a fare certe cose?»

A cosa si riferiva? Oh! Quella cosa...

«Non è carino chiedere certe cose a una ragazza sai?» gli disse fingendosi oltremodo offesa. 

 «Comunque era la prima volta che facevo qualcosa del genere... Quando sto con te io... Insomma, hai una pessima influenza su di me.»

«Io non lo ho trovato per niente pessimo.»

«Max!» esclamò tirandogli un pugno sul braccio e poi mettendosi a ridere.

«Rimani qui a dormire stanotte» le chiese Max.

Sapeva che avrebbe dovuto dire di no, ma la prospettiva di addormentarsi tra le sue braccia era troppo invitante per rifiutare.

«Si.»



Un leggero vociare attraversò la cortina del sonno che ormai si stava assottigliando. Mugugnando si rigirò nel letto, stranamente vuoto. Dov'era Max? Tese le orecchie e riconobbe la voce del pilota provenire dal salotto. Probabilmente era al telefono. Stiracchiandosi si alzò e si diresse in quella direzione.

«Max?» lo chiamò aprendo la porta. 

Se si fosse fermata un attimo a pensare probabilmente avrebbe atteso di capire se Max fosse veramente solo o se ci fosse qualcuno con lui. Ma ormai era troppo tardi. Sergio Perez era proprio di fronte lei. La squadrò dall'alto verso il basso, sollevando un sopracciglio. Merda. Aveva indosso solo la maglietta di Max. Che vergogna.

«Non voglio sapere nulla. Ora me ne vado e farò finta di non aver visto niente» disse il messicano scuotendo la testa. Poi uscì dalla camera.

«Sono un'idiota» disse colpendosi in fronte con il palmo della mano.

Che stupida, stupida, stupida idiota. Era disperata. Max invece se la rideva sotto i baffi.

«Mi spieghi cosa c'è di tanto divertente? Ora lo sapranno tutti.»

«E cosa ci sarebbe di male?»

«C'è che tutti penserebbero male...»

«In che senso?»

«Penserebbero tutti che sono andata a letto con te solo per guadagnarci qualcosa, per sfruttarti... »

«Ed è così? Stai cercando di sfruttarmi per fare carriera?»

«Certo che no!»

«E allora di cosa ti preoccupi?» le si avvicinò e le prese le mani.

«Andrea, tu sei in gamba, lo hai dimostrato e tutti se ne stanno accorgendo e, a prescindere da me, tu riuscirai ad arrivare lontano in questo sport. Non farti condizionare da quello che dicono di te.»

«Non è così facile Max, e se non me ne dessero l'opportunità? Non hai idea della fatica che ho fatto per arrivare fin qui, non sai quanto ho sacrificato di me perché potessero anche solo prendermi in considerazione. Ho il terrore che se venisse fuori che io e te siamo stati insieme mi vedrebbero per quello che sono, una donna. E nessuno vuole una donna in Formula Uno» stava dando voce alle paure che fino ad ora aveva tenuto per se.

«Quello che dici non ha senso Andrea.»

«Lo ha eccome Max» disse guardandolo negli occhi. Non avrebbe mai capito, era inutile discutere.

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