Capitolo Sette

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La tappa successiva era Monaco. Arrivò in città che era ormai mercoledì sera. Di solito preferiva arrivare con almeno un giorno di anticipo, ma Gabry aveva insistito perché passassero un pò di tempo a casa e lei doveva ammettere che stare con la sua famiglia le aveva fatto bene dopo la batosta di Imola. Si sentiva più carica che mai, anche se un pò appesantita dopo tutto il cibo che aveva mangiato, ma come poteva rifiutare la cucina di sua nonna?

La mattina dopo si era alzata presto per andare a correre, o meglio, era stata buttata giù dal letto da Mark, il suo allenatore, che sembrava piuttosto contrariato dalla sua recente dieta a base di carboidrati.

Mentre percorreva le vie della città vide Max, accompagnato da un gruppo di persone che non conosceva. Cosa avrebbe dovuto fare? Da quel bacio non si erano più parlati e nemmeno visti, se si escludeva lo sguardo che lui le aveva lanciato dal podio. Sarebbe dovuta andare a salutarlo? O avrebbe dovuto ignorarlo? Che fare...

Grazie al cielo fu Max a risolvere la situazione. Lo vide alzare la mano in segno di saluto, per poi tornare a concentrarsi sul suo entourage. Lei aveva ricambiato il saluto e aveva ripreso la sua corsa. Il resto della giornata era proseguito con il solito programma del giovedì. Track walk, briefing, press conference ecc... Verso sera però Toto l'aveva presa da parte per parlarle.

«Andrea, so che l'ultimo weekend non è stato un granché per te e immagino tu sia preoccupata per il tuo futuro.»

Annui. Era vero.

«Non voglio certo aggiungerti pressione, ma c'è in ballo una bella opportunità per te se riuscirai a portare a casa risultati qui a Monaco.»

«D'accordo. Farò del mio meglio.»

«Brava ragazza.»

Tornando al box aveva incrociato Lewis che le aveva fatto l'occhiolino. Che sapesse di cosa si trattava? Era tentata di chiederglielo, ma si disse che no, era meglio non sapere. A prescindere da ciò che c'era in ballo quel weekend avrebbe fatto bella figura e portato a casa punti per lei e per la squadra. E poi, se le cose fossero andate male, non voleva sapere cosa si era giocata...

Le prove libere del mattino erano andate bene, come sempre era riuscita a trovare un'ottima sintonia con la macchina e il suo passo era buono. La parte difficile erano le qualifiche. Su un circuito cittadino come quello di Monaco era fondamentale fare una buon giro per mettersi in posizione di vantaggio. Su che strategia adottarne, su quale posizione idealmente occupare in gara lei, Roman e il team avevano discusso tutto il giorno precedente. Fare la pole in qualifica significava portare a casa due punti certi, ma partire dalla decima posizione nella Sprint su un tracciato come quello dove fare sorpassi era molto difficile poteva rivelarsi controproducente. D'altro canto però significava partire primi nella Feature race, con ottime probabilità di tagliare il traguardo nella stessa posizione. A meno che non ci fossero stati problemi ai box. In quel caso avrebbe significato perdere un'immane quantità di tempo per cercare di recuperare le posizioni perse. Senza la sicurezza di riuscirci. Le incognite erano tante, così il team e il suo ingegnere di pista le avevano suggerito di posizionarsi in quinta posizione da dove avrebbe potuto guadagnare qualche punto in entrambe le gare. Diversa storia per Roman, che dopo Imola aveva ripreso a parlarle senza problemi, al quale era stato invece chiesto di spingere durante le qualifiche per ottenere la pole. Le pareva chiaro su quale cavallo la Trident avesse deciso di puntare. E non era lei.

La sessione di qualifica era quasi terminata, guardava i numeri sull'orologio cambiare rapidamente mentre aspettava di uscire per consolidare il suo tempo da quinta posizione. Il suo compagno di squadra era invece in pista, ma faticava ad ottenere un tempo sufficientemente buono per la pole. Ripensò a quello che proprio Roman le aveva detto ad inizio stagione, che non avrebbe mai ottenuto nulla se avesse fatto sempre quello che il team le diceva, non avrebbe mai vinto il mondiale, non gliene avrebbero nemmeno dato la possibilità. Finito il giro di lancio, occhi fissi sull'asfalto davanti a lei, premette sull'acceleratore decisa a sfoderare il suo giro più veloce. Dalla radio continuavano a dirle di rallentare.

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