CAPITOLO 38 UNA GIORNATA DI PIOGGIA

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"Ogni volta che mi lasciavo alle spalle qualcuno mi domandavo sempre se ci sarebbe stata occasione di rivedersi. Ma non mi preoccupavo per loro, in cuor mio sapevo che loro se la sarebbero cavata.
Più che altro pensavo a me.
Solo, senza nessuno che mi poteva coprire le spalle, la paura di cadere in un sonno improvviso per la stanchezza.
La stanchezza era tanta, credetemi.
Henk mi aveva riempito lo zaino, tanto avrebbe fatto una nuova spesa con Emily mi aveva detto e lei non vedeva l'ora di correre con la sua moto tra folle di zombie famelici.
Un mezzo.
Ecco cosa mi mancava!
La prima sosta la feci su una casetta su un albero.
Potete immaginare la mia felicità nel vederne una. Un posto tranquillo perché gli zombie non hanno abbastanza cervello per arrampicarsi, quindi lì avrei potuto mangiare senza paura di essere aggredito o peggio.
Quel simpaticone di Henk mi aveva messo anche una bottiglia di gin tra le cose nello zaino e mi aveva fatto sorridere perché l'avevamo presa durante la nostra prima uscita per fare la spesa come la intendeva lui.
Una bottiglia di gin..
Se avessi bevuto un po' di più al compleanno di Alissa probabilmente mi sarei dichiarato senza pensare a tutte le conseguenze di quel gesto.
Invece passai la serata a guardarla ballare con Loyd e a domandarmi se avessi mai voluto intromettermi realmente tra di loro, soprattutto perché lo aveva fatto già Ester, per i motivi più sbagliati e avevo visto quanto Alissa ne aveva sofferto e non volevo essere un nuovo problema per lei.
Ester per il compleanno di Alissa mi aveva veramente stupito. Non avrei mai immaginato che potesse fare quello che ha fatto. Tutti gli invitati restarono colpiti, soprattutto perché non era da lei, per lo meno, non lo avrebbe mai fatto per nessuno, forse per suo fratello si o per me..
Ester è sempre stata un gran enigma per me.
Imprevedibile e testarda come poche, ma era mia amica e mi aveva veramente fatto star male vederla in quello stato, mentre uccideva a morsi Clarence.
Ogni tanto ci ripenso. È inevitabile.
Sono stato felice di aver ballato con lei quella sera. L'ultima sera di normalità.
Nessuno se lo sarebbe mai immaginato.
Era stata l'ultima occasione di stare tutti insieme. Alissa senza saperlo aveva riunito tutti quanti.
Non avevo scambiato nemmeno una parola con Loyd. Era molto preso dal dare il suo regalo ad Alissa.
Ancora oggi non so cosa le avesse regalato ma era sicuramente qualcosa di molto importante perché l'avevo vista felice.
Io avevo puntato sulla banalità, come sempre.
Non volevo farle un regalo troppo impegnativo vista la situazione.
La casetta era accogliente. C'erano dei disegni fatti da dei bambini e dei giocattoli.
Mi soffermai su quei disegni.
Erano allegri, colorati, sereni. Mi domandavo se il bambino o i bambini che li avevano fatti fossero ancora vivi, se erano riusciti a fuggire con i loro genitori se si fossero trasformati o meno..
Improvvisamente una folata di vento mi portò via il disegno che avevo tra le mani.. come se la serenita' di quel pezzo di carta se ne fosse andata via insieme ai pensieri felici di chi ci aveva lavorato sopra.
Altri ricordi persi.
Un temporale si stava abbattendo sopra la città.
Mi domandavo se quel tetto avesse retto.
I tuoni iniziarono a susseguirsi e la pioggia iniziò a cadere.
C'era solo il rumore della pioggia e dei miei ricordi tra quelle pareti di legno.
In lontananza sentivo i versi degli zombie.
Era come se la pioggia li scatenasse.
Forse confondono il rumore della pioggia con quello dei passi o chissà..
Difficile entrare nella mente di uno zombie e mai vorrei farlo onestamente.
Tirai fuori le patatine, la cola e la merendina al cioccolato per poi sedermi su una piccola panca e consumare quel meraviglioso pasto immaginando di essere in camera mia.
Non mi ero dimenticato dei miei genitori. Pensavo anche a loro, tutt'ora penso a loro.
Avrei passato più tempo di qualità con ogni uno di loro. Mamma, papà, Ester, Clarence, Drew, Alissa.
Comunque il destino aveva in serbo che passassi più tempo con Loyd per conoscerlo.
È così probabilmente la vita, imprevedibile.
Sentivo gli zombie avvicinarsi, ma la pioggia stava scendendo così forte che comunque sarei dovuto restare in quella casetta sull'albero.
Mi addormentai senza rendermene conto.
Ero così stanco, ma fu un errore enorme .
Una volta risvegliato, mi trovai legato, mani e piedi.
Cercai di guardarmi intorno ma non riuscivo a vedere niente perché era buio ormai.
Sentii solo una voce accanto a me, una voce maschile bisbigliare

"Non serve che ti agiti ragazzo, torna a dormire.."
La pioggia continuava a scendere pesantemente, come le mie paure in quel momento.
Ero solo e probabilmente mi ero ritrovato in un posto dove non sarei dovuto stare..

Continua..

Dal diario di Colin Ston

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