Capitolo 5

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Guardo fuori dal finestrino del taxi, sentendomi martellare la testa. Alla radio passa una canzone country, ma riesco a malapena a sentirla.
Stringo la piccola borsa in mano, sentendo il terrore nelle ossa. Chissà se non sarebbe meglio se usassi i soldi che ho con me per scappare nel mondo. Quasi rido tra me e me quando ci penso. L'effetto di quella droga è quasi finito. Sapevo che se la dose non è alta l'effetto può durare solo poche ore, ma sentirlo sulla mia pelle è un'altra cosa. Adesso sono terrorizzata, spaventata e l'unica cosa che mi impedisce di scoppiare in lacrime è l'alcol.
Sono le due passate di notte. Chissà se i miei genitori mi stavano aspettando o se si sono arresi e sono andati a letto. Papà è il tipo di persona gentile che fa sempre di tutto per compiacere la mamma, quindi qui dipende tutto da lei. Se mia madre è andata a dormire lui l'ha seguita, altrimenti li troverò entrambi sul portico di casa.

Anche io mi sto preparando al peggio, per questo ho insistito affinché l'uomo di cui non ricordo il nome, mi cercasse un taxi. Se qualcuno mi vedesse presentarmi al cancello di casa con lui, scoppierebbe uno scandalo orribile e non voglio coinvolgerlo in una cosa del genere. In più non sapeva chi fossi. Probabilmente, se avesse saputo che ero fidanzata con il potente Mert Kurt, le cose sarebbero andate diversamente. Avrebbe chiamato, ad esempio, la polizia per denunciare quel Kan.

Mi chiedo perché non lo abbia fatto. Dopotutto, quell'uomo se lo meritava. Ma sono felice che non l'abbia fatto. I mass media lo avrebbero scoperto immediatamente e sarebbe stato un grosso problema per me.

Il tragitto fino alla villa dura poco più di mezz'ora. Abbastanza tempo per rivivere i tocchi dell'uomo dagli occhi meravigliosi. Provo un'ondata di piacere solo a ricordarlo, e una piccola parte di me prova rancore nei suoi confronti. Perchè mi ha fatto provare tutto questo? Adesso devo tornare alla realtà e abituarmi all'idea che le cose non andranno mai come vorrei.

Saranno sempre gli altri a scegliere al posto mio.

Gli occhi iniziano a pizzicare però mi rifiuto di far scorrere le lacrime. Non voglio che gli altri mi vedano piangere, soprattutto perché mi vedranno ubriaca. Spero che non si rendano conto che quella maledetta droga scorre anche nelle mie vene.
Mert mi vedrà domani, solo se verrà a trovarmi, quindi lui non è un problema. I miei genitori sono il problema numero uno. Almeno così penso.

Il tassista parcheggia davanti casa, quindi scendo senza dire una parola all'uomo. Non sono una donna scortese o cattiva, ma stasera è stato troppo. Quell'uomo apparso dal nulla ha pagato la mia corsa e ha anche dato una generosa mancia. Per non dimenticare del fatto che ha minacciato il tassista di non farmi scendere in nessun locale. Come se fossi una sua responsabilità.

Mi avvicino al grande cancello di ferro con passo incerto. Sospiro sonoramente e mi tolgo le scarpe nervosamente. Adesso va molto meglio!
Raggiungo il cancello e suono un paio di volte. So che il signor Ibrahim è di guardia stasera, come se avesse davvero qualcosa da guardare.
Voglio dire, i soldi sono in banca, i gioielli sono nella cassaforte e sospetto che non ci sia motivo per cui qualcuno ci rapisca.

<<Signora Demet?>> Ibrahim, un uomo sulla quarantina, ben fatto ma con poco cervello, si affretta a digitare il codice e ad aprirmi.

<<Sono tutti a casa?>> chiedo, lasciando che mi guardi liberamente. Quando i suoi occhi raggiungono le mie gambe nude, vedo i suoi occhi spalancarsi. Alzo le spalle indifferente.

<<Si signora>> risponde velocemente.
So che vorrebbe aggiungere qualcos'altro, magari chiedermi perché sono in questo stato, ma sa che i miei genitori non apprezzano le pettegolezze, soprattutto se riguardano noi della famiglia.
Cammino sull'erba fino agli ampi gradini del
l'esterno della villa dipinto di un bianco immacolato, con decorazioni grigie, di pietra, e salgo le scale di pietra bianca, sentendomi stanca, spaventata, ma in fondo avevo trovato anche un po' di soddisfazione. Alla fine stasera ho fatto più o meno quello che volevo, se non tengo conto che non sono tornata a casa volentieri.

Il richiamo dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora