Capitolo 18

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Sbatto le palpebre, incredula per ciò che ho appena sentito. Le mani mi sudano, mentre tutto il mio corpo va a ritmo con i battiti del mio cuore, che impaziente sembra voler uscire dal mio petto.

<<Davvero ti piaccio così tanto?>> è l'unica cosa che riesco a domandare, nonostante nella mia mente frullano mille domande.

<<Più di quanto puoi immaginare, per questo sono qui, a insistere. Questo è anche il fatto che so di essere ricambiato. Anche se...c'è una cosa che non capisco>> mormora a bassa voce, guardandomi in un modo così intenso che so perfettamente a cosa si riferisce.

Sospiro, chiudendo per un attimo gli occhi. Posso fidarmi di lui, mi dico mentalmente. Non so per quale motivo ma so di poterlo fare, per questo piano e con il cuore in mano inizio a raccontarli della mia vita, ogni singolo segreto che custodisce la mia mente, ogni amarezza che ha condannato il mio cuore.
Vedo un infinita di espressioni sul suo volto ad ogni racconto che gli svelo. Sta in silenzio, ascoltandomi e nonostante a parole non dice niente i suoi occhi parlano per se, soprattutto quando gli racconto di come la mia vita è cambiata l'anno scorso, quando per il giorno del mio compleanno avrei dovuto incontrare mia madre. Mi trovavo fuori, ricordo che avevo fatto colazione nel mio bar preferito e sotto la sua insistenza sarei dovuta andare a comprare un vestito che avrei dovuto usare per la mia festa. Ricordo che la stavo aspettando all'angolo della strada, proprio come mi aveva detto di fare, poi però il seguito ancora oggi è molto sfocato nella mia mente. Se chiudo gli occhi ricordo di come un improvviso malessere si era impossessato di me, facendomi perdere il controllo del mio corpo e poi...il buio totale. Mi sono risvegliata tre giorni dopo in ospedale. La mascherina dell'ossigeno copriva il mio viso mentre il petto era marchiato per via di una lunga e dolorosa cicatrice, mentre la mente, era confusa più che mai.

<<Quando ho chiesto cosa mi fosse accaduto mia madre mi ha guardato in modo freddo dicendomi: "ringrazia i santi, adesso sei normale". Giuro che non avevo neanche capito a cosa si stesse riferendo, fino a quando il medico non ha pronunciato la parola "trapianto". Mi avevano squarciato il torace, mi avevano strappato il mio cuore, sostituendolo con un altro...con questo che ho qui. Sai qual'è la cosa assurda? Che io non lo volevo nemmeno ma non mi è stato chiesto. Il solo pensiero che qualcuno...che qualcuno altro non c'è più mentre io vivo grazie al suo cuore, questo mi ha soffocato così tanto che ho avuto un crollo. Il psicologo dice che il mio era un rifiuto, e questo mi ha procurato varie sedute dallo strizza cervelli. Se ci penso il solo ricordo di quel periodo mi fa mancare il respiro. Il cuore inizia a battere forte, così tanto che non riesco a calmarlo, per questo molte volte sono andata in panico, sentendomi male. Dio, sicuramente ti sembro così patetica>> mi porto le mani sul viso quando improvvisamente lo sento bagnato. Le lacrime scorrono giù dai miei occhi, scivolando velocemente lungo le mie guance. Mi affretto ad asciugarle però Can è più veloce di me.

<<Non sei patetica. Sei una guerriera>> la sua voce trema, proprio come trema la sua mano sulla mia guancia.

<<Oh, non lo sono affatto. Sono stata una debole, per questo il mio vecchio cuore non ha retto>> una smorfia di disapprovazione si forma sul viso di Can nel sentire le mie parole.

<<Eppure la prima volta che ti vidi avevi dato uno schiaffo ad uno che si era avvicinato a te al City Life>> ricorda mentre ridacchia leggermente.

<<E con questo?>>

<<Quello che voglio dire è che sei una dura>> sorride mentre tiene il mio viso fra le sue mani chiuse adesso a coppa. I suoi occhi mi guardano con ammirazione e questo per me è una novità. Mai nessuno mi ha guardato in questo modo.

<<Demet...>>

<<Mh?>> un rumore gutturale esce dalla mia bocca, incapace di usare le parole, non quando i suoi occhi mi divorano.

Il richiamo dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora