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" VOGLIO VIVERE! "
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" giuro che se scopro questo è solo uno dei vostri stupidi giochetti- vi farò pentire di essere nati- "
Quelle parole, assieme alla situazione assurda, addirittura più assurda di dover prender parte al killing game - per quanto brutto da dire, si erano abituati a quell'orribile e continua ansia prodotta da questo - risuonavano non solo nelle loro menti, i loro cuori, i loro polmoni, il loro sistema... Ma anche nella loro anima. Prendevano questa come un foglio di carta, stroppiciato dalle esperienze spaventose vissute, lo appallottolavano, prendevano a calci, sporcavano di fango, lacrime, sudore e sangue, e infine riaprivano per scriverci sopra come se fosse nuovo di zecca. Solo lettere trasandate, indelebili, erano visibili a causa di quelle condizioni pietose. Solo sussuri, lamenti, erano udibili dalle loro anime. Anime trasandate, sporche. Anime pietose, insalvabili.
Haruki era solo l'ennesimo calciatore di quelle anime. Haruki era solo l'ennesimo menefreghista delle condizioni dei poveri sopravvissuti. Haruki non era mai stato meglio di Hana, in fondo.
Se fosse stato il caso, perché avrebbe fatto parte di questa tortura? Se fosse stato il caso, perché l'avrebbe portata avanti nonostante la morte della persona a lui più cara ma più detestata dal resto?
Solo perché non lo mostrava sempre. Solo perché non urlava sempre. Solo perché non insultava sempre. Non significava che non lo volesse, così come far di peggio.
Insomma, cosa vi aspettavate da un bambino nato per sbaglio? Cosa vi aspettavate da un essere ignorato dai suoi stessi genitori? Un padre assente fisicamente, chiuso in camera con una collega di lavoro? Ed una madre assente mentalmente, guardava la tv oppure la finestra, tranne che il bimbo in lacrime affamato? Cosa vi aspettavate da un fuggito di casa e mai più tornato, non perché quell'ambiente fosse pericoloso, ma perché nessuno era venuto a cercarlo?
Niente.
Nulla.
Zero.
Aspettative non dovevano esistere a prescindere, perché tanto non le avrebbe mai e poi mai soddisfatte.
Ohoh, ma la storia della sua tragedia mica finisce qui! No, no. Quello era solo l'inizio. Il prologo.
La vera tragedia iniziò da quel dannatto orfanotrofio, dove incontrò il suo male peggiore: Hana. Un male inusuale, confortante, finché realizzò non fosse altro che la sua paura di avvicinarsi alla gente a descriverla così negativamente.
Hana era la sua salvezza, la sua unica certezza. Quando Haruki pensava di essere solo, abbandonato, poteva contare sull'atteggiamento buffo atteggiamento arrogantello di sua sorella. Quando Hana era ferita, massacrata, poteva contare sulle cure e preoccupazione di suo fratello. Perché Hana voleva bene ad Haruki. Ed Haruki voleva bene ad Hana. Il loro affetto era un concetto indescrivibile a parole, superando tutti i limiti astratti.