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" vi lascio con una domanda: fino a che punto siete disposti ad andare per sopravvivere? "
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Il fumo si arriciava lento, una spirale blueastre che sale verso il soffitto della buia stanza delle registrazioni. Immersa nella penombra densa, opaca, un frutto marcio dava sfogo ai propri pensieri fantasiosi e infermabili.
Il buio era solo l'ennesima tela bianca su cui poteva dipingere qualsiasi cosa passasse nella sua mente, un contrario estremo che paradossalmente si trovava ad avere similarità nonostante le prime apparente ingannassero.
Erika sedeva con una sigaretta accesa tra le dita, l'altra mano a sorreggerle il mento mentre fissava gli schermi tremolanti davanti a sé. Nelle rovine, questo piccolo sgabuzzino era miracolosamente sopravvissuto ed avrebbe apprezzato la corazza costruita attorno.
La luce degli schermi rendeva nitidi pochi oggetti sul tavolo come forbici, mouse, il posacenere e la tazza di caffè scadente, creato da una capsula economica. Più che caffè, era acqua sporca. Un'acqua che nonostante tutto ha imparato ad apprezzare anche senza i vari aromi creativi provato in passato. Ormai si faceva andare bene tutto, doveva farsi andare bene tutto.
Una piccola risata sfuggì dalle sue labbra, potendo già sentire le grida del barista a cui ebbe condannato la vita contro, ripetendole come quello non era un caffè come si deve. In fondo, era stato proprio lui ad introdurla a quei strano aromi accompagnanti la bevanda amara.
Distolse lo sguardo da quei pixel traballanti, portando la schiena contro la sedia e lasciandosi avvolgere dalla nube inespugnabile. In mezzo a quella nebbia, con tanti giochi di luce ed una fantasia da bambina, riusciva ancora a distinguere varie forme, ma anche persone. La figura di Subaru si stagliava nitida in una delle tante inquadrature, prigioniero dei suoi pensieri oramai. Era sempre rimasto lì, dal primo giorno cui ebbe scoperto la sua morte. E come l'ha perso, era riuscita a scoprirlo alla stessa maniera.
Essere in lutto? No, la super speranza liceale non aveva tempo per il lutto. Aveva un piano da mandare avanti, una lezione da insegnare, una storia da raccontare. Non aveva nemmeno tempo di respirare aria pulita - ignoriamo i suoi vizi col tabacco -, come avrebbe dovuto organizzare qualcosa di aggiuntivo!?
Strinse la sigaretta intorno alle sue dita, irritata dalla poca libertà ricevuta in cambio di un titolo così ambizioso, con altrettanti obiettivi.
" non era questo il finale che volevo per te "
Ancora si ricordava come avesse ricevuto quella notizia quasi un mese fa, come Hana fosse distrutta come conseguenza, e come Haruki non fosse certo di come agire dato che il piano originale era andato all'altro mondo a causa di un minuscolo errore. La rabbia, la tristezza, la paranoia che pervadevano la sua testa. Eppure dovette tenere tutto dentro, far capire che fosse il punto di riferimento. La speranza liceale non può mostrarsi debole, non importa la situazione. Era il suo compito mostrarsi come icona ma anche supporto per tutti i ragazzi del Giappone. Tutti. Nessuno escluso.