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" Per questo sono... Diventata la speranza della generazione "

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Cosa c'era da dire? L'hanno fatto una, due, tre, quattro cinque e con questa sei volte.
La sesta, solita, deprimente ed ansiogena storia. Il sesto raccapricciante, sadico e odiato processo. Nessuno dei sopravvissuti desiderava mettere anche solo la punta del piede fuori dall'ascensore, e nessuno l'avrebbe fatto se non fosse per la pistola puntata alle loro tempie dal loro incubo peggiore. Ma di ribellarsi, ormai, non c'era più possibilità senza perire gravi conseguenze.

A questo punto dovrebbero essere abituati all'ansia, panico, tensione e sospetto, eppure i battiti dei cuori arrivavano in gola, la cassa toracica di stringeva attorno a loro e le gambe erano pronte spezzarsi sotto il peso della realizzazione che almeno uno di loro non sarebbe tornato in quell'ascensore con i suoi amici.

Esatto, amici. Perché lo erano diventati nonostante la situazione spregevole. Anzi, lo sono diventati proprio a causa di tal situazione. Un famoso saggio dice: "l'unione fa la forza" dopotutto. Sfortunatamente questa non è stata abbastanza contro il male maggiore, ora in piedi davanti al trono della supremazia.

L'unico posto salvo dalla tortura, invidiato da tutti in questa enormemente soffocante stanza. Seppur simbolo dell'apocalisse, era salvo dal casino che doveva causare. Quindi tanto valeva essere carnefice che carne a questo punto. Perché nessuno voleva morire.

Koharu non voleva morire.
Guardò attorno a sé l'ambiente come se fosse la prima volta lì dentro. Il suo primo processo. Ora era così... Vuoto. Mancavano tante, troppe persone. Erano rimasti solo in 4. Su 16 studenti rapiti. Solo un quarto del numero originale ancora in vita. E di questi deceduti, non tutti ebbero la fortuna di avere un quadro in loro memoria poiché persino una dei organizzatori ci ebbe lasciato le penne.
Era triste, assai triste. Fino ad ora, incosciamente, aveva posto in quelli là il significato di un rituale verso l'aldilà, un funerale compattato per crudeltà. Era in lutto quando li guardava, doveva accettare le perdite e pregare che almeno nell'aldilà - se uno esiste - avessero avuto la felicità di cui furono deprivati qua dentro.

Non c'era mai abbastanza tempo per le condoglianze perché non erano stati trascinati qui dentro per queste, bensì un male ancora peggiore.

" a vostro discapito non ho idea di come Hana metteva in atto l'inizio dei processi, se non spiegando le regole. Quindi lasciatemi inventare qualcosa sul momento "

La voce di Erika tagliò il treno di pensieri della badante velocemente ma con precisione. Un taglio adatto ai migliori dei spadaccini. Koharu la guardava con... Disprezzo. C'erano altre emozioni come la paura in mezzo, certo, ma questo dominava sopra tutto quanti. Perché l'aveva riportata al suo incubo peggiore ancora una volta.

〔 𝗼𝗯𝘀𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻, 𝗌𝗍𝗈𝗋𝗂𝖺 𝖺𝖽 𝗈𝖼 〕Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora