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Attenzione : questo capitolo contiene scene esplicite di vomito e implicite di autolesionismo. Leggete a vostro rischio e pericolo
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" dobbiamo organizzare un piano "
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La morte è una parte inevitabile della vita e, anche se spesso è un argomento difficile da affrontare, la vediamo manifestarsi in vari aspetti delle nostre routine. La morte in natura, ad esempio, si manifesta già in mille modi. Fauna morta, animali randagi deceduti per malattie o incidenti stradali, o domestici deceduti per maltrattamenti. Flora morta, piante ormai in stato di putrefazione, necromassa senza via di uscita. Non era l'unica tipologia ad esistere, perché anche l'uomo era parte di questo ciclo straziante. Malattie, età avanzata, sfortuna... Solo una presenza onnipresente può sapere quanti funerali siano stati tenuti dalla nostra specie sin dall'inizio dei tempi. E, anzi, questo sapeva rendere questo ciclo ancora più crudele fra incidenti, omicidi, suicidi, avvelenamenti, botte, pugnalate, e la fantasia portava oltre ai limiti tutte le crudeltà che vittime hanno sopportato questi anni.
La crudeltà dell'uomo si è dimostrata ancora una volta in uno di questi progetti creativi, forse il più contorto mentalmente fra i rapimenti di massa conosciuti da tutti, a sua volta rendendolo originale. Chi l'avrebbe detto che rubare un'idea stupida e programmata da un'organizzazione educativa, solo per inventarsi un nemico e coprire i propri sbagli fatali, sarebbe stata la genialata del decennio? Dalla speranza liceale poi?
Il killing game era solo l'ennesima prova di quanto suicida questa società fosse.
E tutte quelle morti? Tutte quelle esecuzioni? Hanno visto compagni di classe strozzati, bolliti, colpiti, bruciati, esplosi, asfisiati, caduti, decapitati... Ogni omicidio, ogni esecuzione, erano sempre peggiori di quelli precedenti. Non c'era limite alla fantasia e crudeltà.
Ma questo?
Questo eran tutt'altro a cui erano abituati. Niente omicidi pianificati pur di non farsi scoprire. Niente esecuzioni assurde una volta che fossero beccati. Almeno quelle morti erano in nome della libertà! Almeno quelle esecuzioni erano in nome della giustizia retributiva!
La morte di Axel era solo una morte. Una banale, insensata, inutile morte. Abituati a tante appariscenze, a spettacoli cui la vita rimaneva in ballo, si scordarono proprio cosa significasse morire al giorno d'oggi, fuori da queste mura.
Non era un'arte, non era creatività, non era un progetto.
Solo semplice e pura crudeltà.
Perché Axel non desiderava uccidere nessuno, eppure quella persona comparve. Perché Axel non ha effettivamente ucciso nessuno, eppure quella pistola fu puntata contro. Perché Axel aveva persone che sarebbero state in lutto per lui, eppure quel colpo fu più veloce della luce.