Capitolo 11

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Pov di Jack

Se solo Kelly non fosse uscita dal locale l'avrei baciata.

Ricordo ancora il suo respiro unito al mio e le sue mani che mi medicano.

Cazzo, non dovrei nemmeno ricordarmelo e invece ricordo tutte le sensazioni che ho provato.

Mi alzo alle 6 del mattino e senza la minima voglia mi inizio a vestire.

Oggi il mio allenamento prevede un'ora e mezza di palestra e non posso rifiutare.

Michael ha scoperto della festa a cui ho partecipato a Silverstone e mi ha fatto un culo grande quanto una casa per ricordarmi della gara che ci sarà tra poco più di una settimana.

Indosso velocemente i vestiti e poi esco di casa.

Salgo in macchina e appena accendo la radio la musica mi inebria le orecchie e mi da la carica che aspettavo per iniziare la giornata.

Accendo la macchina e in men che non si dica sono già in strada per andare alla palestra.

Quando arrivo, parcheggio la macchina e notando il mio enorme anticipo sull'orario di incontro decido di andare a fare un salto a dare un occhiata alla pista.

Cammino fino all'ingresso e quando riesco a vedere interamente tutta la pista il mio sguardo si incolla a una sagoma seduta proprio al centro.

Sagoma che ormai so riconoscere ovunque.

So che Kaya mi ha visto, ma resta sempre a guardare lo stesso punto fisso nel vuoto senza smuoversi di un muscolo per girarsi verso di me.

La studio da lontano come un predatore che sta per cacciare e solo ora mi torna in mente il suo attacco di panico dopo il mio incidente di quattro giorni fa.

Non l'ho più vista dopo quel momento, quando sono rientrato in box, di Kaya Non c'era nemmeno l'ombra.

Vedo che tira fuori da una manica della felpa, un barattolino bianco e ne afferra al suo interno una pastiglia che si mette in bocca quasi subito.

Odio vederla così anche se di lei non me ne dovrebbe fregare nulla.

Quando ha tirato fuori dalla borsa tutti quei medicinali per medicarmi le ferite che quello stronzo mi ha procurato, sono rimasto pietrificato.

Scommetto che suo cugino non sa che ogni volta che esce si porta dietro un intera farmacia e che soffre ancora di attacchi di panico che quando finiscono la prosciugano fin dentro le ossa.

La capisco.

Quando ero piccolo e mi nascondevo in ogni angolo possibile per sfuggire alle urla di mia madre mi sentivo esattamente come lei.

Mi sentivo costantemente solo nonostante le persone provavano ad aiutarmi in ogni modo.

Quando mi chiedevano se avessi bisogno di aiuto con mio padre dicevo che stavo benissimo anche se era il contrario, volevo proteggere mia madre, una madre che però non ha mai voluto proteggere me.

Mi sono accorto troppo tardi di quanto fossi un ostacolo per lei e devo dire che quando me ne sono andato di casa non hanno mosso nemmeno un dito per venire a cercarmi.

Si sono ricordati di me soltanto quando magicamente mi hanno visto in TV e hanno collegato il fatto che io fossi diventato famoso.

Ovviamente quando mi hanno chiamato è stato solo per chiedermi dei soldi che loro hanno perso spendendoli in alcol e che io non gli ho nemmeno dato.

Molti mi definirebbero un egoista per essermene andato di casa lasciando da sola mia madre con quel pezzo di merda violento di mio padre.

Ma la verità è che quando io parlavo a mia madre della gente che si offriva volontaria per portarci via dalle grinfie di mio papà, lei mi picchiava dicendomi che fossi solo un bambino vigliacco e poi lo andava a dire a suo marito che invece mi menava con altri strumenti.

An Another RaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora