Capitolo 16

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Pov di Kaya

Rientro a casa verso le otto di sera e non mi preoccupo di cenare.

I miei zii si sono abituati ai numerosi pasti saltati e hanno capito dopo un po' che non dovevano forzarmi di mangiare o robe simili.

Il mio incontro con Jack mi ha scosso più del dovuto e con il bacio che mi ero promessa di non dargli mai più è andata ancora peggio.

Nessuno è mai riuscito a farmi salire su una monoposto, nemmeno Rick, e il fatto che ci sia riuscita l'unica persona a cui devo stare alla larga per non ferire mio cugino mi turba più di ogni altra cosa al mondo.

Mi ripeto nella mente che non è stata colpa mia, che mi sono lasciata andare soltanto perché Jack mi ha ritrovato la collana e gliene sono immensamente grata.

Richiudo la porta alle spalle e saluto velocemente I miei zii che sono seduti a tavola a chiacchierare come due adolescenti.

Salgo di corsa le scale con l'intento di chiudermi in camera mia e riflettere sull'accaduto ma quando arrivo davanti alla porta ci trovo Rick appoggiato su una spalla, le braccia incrociate e uno sguardo torvo a oscurargli il viso.

"Dove sei stata?"

"Perché me lo chiedi?"

"Perché si, dimmelo" il suo tono minaccioso mi fa sussultare e rivaluto l'idea di tornare alla pista e dormirci.

"Non sono affari tuoi, non sei mica mio padre e comunque sono maggiorenne e ho tutto il diritto di andare dove mi pare senza che tu mi tenga sotto controllo" ribatto iniziandomi a sentire al quanto frustrata.

"Le persone che non hanno subito quello che hai subito tu possono, ma per quello che mi riguarda potresti anche essere andata ad ubriacarti in un qualsiasi locale della città" la sua arroganza mi fa storcere il naso.

Come diavolo si permette a rivolgersi a me in  questo modo, si è forse scordato di tutte le volte che l'ho difeso a scuola mentre i bulli lo prendevano di mira?!

"Stai forse dicendo che io non posso uscire perché sono problematica? Ti assicuro Rick che io so perfettamente come vivere la vita di tutti i giorni. E adesso levati dai coglioni ho cose più importanti da fare al posto che stare appresso a un bambino come te" il mio quasi buon umore viene polverizzato in un nanosecondo e adesso mi sento di nuovo una merda.

"Non intendevo dire quello" il suo sguardo si adombra ancora di più ma io non ne voglio sapere niente.

"Beh indovina? Non me ne frega un cazzo e adesso vattene"

Senza fare troppe storie si dilegua dalla porta di camera mia e io entro sbattendomela alle spalle.

Mi siedo sul letto con poca eleganza e passo in rassegna tutte le foto appese sul muro difronte a me.

Mi soffermo a guardare un quadro in particolare, era uno scatto che mia madre mi aveva fatto fare da un fotografo all'inizio della stagione dello scorso anno e aveva incorniciato la foto per poi appenderla nella mia camera.

Faccio ancora fatica a guardare quell'immagine ma ogni volta mi riprometto di potercela fare, di avere una possibilità di cambiarmi.

Sposto la mia attenzione sugli altri quadretti appesi sulla parete giallo pastello.

Tutte quanti ritraggono dei bei momenti passati con mia madre e per ognuno di essi sento ancora dentro di me ogni singola emozione provata.

"Se solo tu fossi qui con me" bisbiglio mentre afferro da sotto il letto una scatola gialla come le pareti della mia stanza con disegnati sopra dei fiori che presumo siano le margherite.

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